Free Market, si discute l’appello della Procura al riesame
Il presidente del tribunale del riesame, in funzione di appello, ha fissato per il 4 dicembre prossimo la discussione del ricorso presentato dal pubblico ministero Giuseppina Loreto che si era ritenuta insoddisfatta del rigetto di alcune richieste cautelari avanzate. La Procura chiedeva per l’attuale sindaco di Barano, Paolino Buono, l’obbligo di firma, stesso provvedimento per l’attuale comandante dei vigili urbani Ottavio Di Meglio. Richiesta respinta dal giudice per le indagini preliminari Pasqualina Paola Laviano. Per Raffaele Piro e per l’avv. Maria Grazia Di Scala il pubblico ministero aveva chiesto gli arresti domiciliari, ottenendo solo l’obbligo di dimora nel comune di Barano. Per Piro, come è noto, il riesame ha annullato evidenziando la mancanza di esigenze cautelari, mentre per la Di Scala il gip ne ha modificato il provvedimento con l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria. Il sostituto Loreto non si è ritenuta soddisfatta neanche del provvedimento cautelare in carcere emesso nei confronti di Antonio Stanziola per alcuni capi d’imputazione, per avere il gip respinto per tutti gli altri capi. La Procura spera che il tribunale del riesame in funzione di appello accolga in toto la sua richiesta originaria che il gip ha sostanzialmente modificato con misure meno gravi.
Il termine per decidere di fatto non c’è, i giudici potranno prendersi tutto il tempo che vogliono per approfondire le singole posizioni e soprattutto soppesare l’attualità delle esigenze cautelari che di fatto sono di molto scemate dopo l’esecuzione dei provvedimenti del 9 ottobre scorso. Fatti che sono ormai in “naftalina”, non svolgendosi più il tanto chiacchierato mercatino di Testaccio, la stessa associazione che lo gestiva è stata sciolta nel dicembre del 2014. Per quanto attiene all’altro episodio legato alla “Casa bianca” dei Maronti, già da un bel po’ di tempo tutta la documentazione è stata acquisita ed i testimoni più importanti sono stati ascoltati a lungo ad uno ad uno. Anche se nella settimana scorsa, come abbiamo spiegato domenica scorsa, il pubblico ministero ha convocato altri testimoni. Per chiedere delucidazioni in ordine al timbro utilizzato, dov’era stato posto, la pratica chi l’avesse spedita o meno alla Soprintendenza, se ci fossero state pressioni di ogni sorta da parte dell’allora responsabile dell’Ufficio tecnico Antonio Stanziola. Se ci fossero stati contatti con l’avv. Di Scala, eccetera. Trovando delle risposte che comunque non hanno modificato il quadro originario. In questa fase il tribunale non valuterà gli elementi di prova a carico o a discarico dei cinque indagati, ma dovrà soffermarsi innanzitutto se permangono o meno esigenze cautelari da accogliere la richiesta del pubblico ministero. Che sostanzialmente risulta essere un aggravamento della libertà personale di ogni singolo soggetto. Di fronte a questa scelta, a questa presa di posizione della Procura, il tribunale dovrà tenerne conto e confrontarle con le proprie scelte che si sono manifestate con il deposito di altrettante ordinanze.
Appare scontato il rigetto per la posizione di Raffaele Piro. Per il quale quella stessa sezione (VIII riesame) ha detto senza alcun indugio che il provvedimento cautelare di obbligo di dimora nel comune di Barano non poteva essere applicato mancando del tutto le esigenze. Sicuramente non ci sono proprio le condizioni per porlo ai domiciliari, come sostenuto dalla Procura, che secondo rumors dell’ultima ora sarebbe intenzionata a ritirare l’appello. Per non rischiare una bocciatura che appare, a prima istanza, del tutto plausibile.
Per Antonio Stanziola, che si trovava detenuto in carcere, lo stesso riesame ne ha modificato lo status libertatis ponendolo ai domiciliari, anche se ha evidenziato la sussistenza dei gravi indizi di colpevolezza. Per quegli episodi per i quali il gip si è opposto all’arresto è assai difficile che quello stesso collegio possa accogliere l’istanza per ricondurre a Poggioreale il tenente della Polizia municipale.
Molto simile il discorso per Maria Grazia Di Scala, la cui posizione è strettamente legata a quella di Piro dovendo rispondere degli stessi episodi. Con la variante che altro collegio aveva confermato la misura dell’obbligo di dimora, poi modificato dal gip con la “firma”. Anche per quest’ultima posizione il pubblico ministero potrebbe valutare una scelta diversa da quella partorita il 10 ottobre scorso con il deposito dell’appello.
Stando ai rumors, la partita si dovrebbe giocare sulle posizioni del sindaco Paolino Buono e del comandante Ottavio Di Meglio, per i quali l’accusa chiede l’obbligo di presentazione. Richiesta originariamente respinta dal gip proprio perché non sussistevano all’epoca le tanto necessarie esigenze cautelari. Avendo avuto un ruolo più marginale rispetto agli altri protagonisti. Il pm lavorerà molto nel convincere il collegio ad accogliere la sua richiesta per queste ultime due posizioni.
Il ruolo di controbattere a queste articolate richieste di misure aggravate spetta al collegio difensivo. Gli avvocati prenderanno la parola subito dopo il pubblico ministero. Per Paolino Buono interverrà l’avv. Bruno Molinaro, che da qualche giorno si è preso l’incarico di assumere la difesa, insieme all’altro avvocato Cesare Patroni Griffi, dello Stanziola. In difesa della Di Scala gli avvocati Luigi Tuccillo e Amedeo Bucci De Santis; per Piro l’avv. Giuseppe Di Meglio e per il comandante dei vigili Di Meglio l’avv. Ida De Maio.
Molti di questi protagonisti dell’inchiesta “Free Market” hanno tutta l’intenzione di presentarsi dinanzi ai loro giudici per affrontare il giudizio più serenamente e sperando di avere una risposta a loro favorevole.
I giudici del riesame si ritroveranno a dover nuovamente sfogliare i poderosi faldoni che compongono l’inchiesta che ha consentito di creare una situazione assai turbolenta nel comune di Barano. E partiranno soprattutto dall’articolato ricorso che il pubblico ministero ha confezionato in fretta e furia depositandolo il giorno dopo l’esecuzione dei provvedimenti del gip. In cui contesta le scelte del giudice che ha ordinato l’esecuzione ritenendo alcune di queste scelte non commisurate alla gravità dei fatti, che era necessario adottare provvedimenti più restrittivi proprio per evitare che avessero maggiore facilità di movimento e comunicazione. Ricordando in alcuni passaggi quali sono stati i comportamenti tenuti durante i mesi di intercettazioni telefoniche e di pedinamento, che mostravano alcuni indagati tendenzialmente attivi ad avvicinare potenziali testimoni che di lì a poco sarebbero stati sentiti dalla polizia giudiziaria. Ma il tempo è trascorso e come accade molto spesso in queste inchieste di Pubblica Amministrazione, le situazioni si modificano sostanzialmente e tali da non rendere più attuali quelle richieste più dure, più “repressive”, come ha inteso chiedere il sostituto procuratore Giuseppina Loreto, ormai non più in forza alla sezione Pubblica Amministrazione per essere stata trasferita alla Direzione distrettuale antimafia.
E sempre ieri si è tenuta l’ultima udienza di riesame. Si è discusso della posizione di Giorgio Vuoso, difeso dall’avv. Giuliano Di Meglio. Il collegio è identico a quello che si era espresso per l’avv. Di Scala. Dalla sua l’avv. Di Meglio ha avuto un’ordinanza di altro collegio del riesame che ha annullato l’obbligo di presentazione alla pg imposto al coindagato Antonio Schiano. Sul presupposto dell’assenza delle esigenze cautelari. Se c’è uniformità di decisione per fatti identici, appare scontato un annullamento. E stando ai rumors, anche per Vuoso ci sarà l’annullamento della misura di doversi presentare alla polizia giudiziaria. Con una percentuale di accoglimento pari al cento per cento. E l’annullamento c’è stato! Per mancanza in toto di esigenze cautelari.
Ma l’avv. Giuliano Di Meglio è andato ben oltre alle esigenze. Entrando nel merito per tentare di avere un annullamento sui gravi indizi di colpevolezza. Spiegando soprattutto nella camera di consiglio e dinanzi al presidente Pancia che sia il Vuoso che lo Schiano in tutta questa vicenda di fatto ci hanno rimesso in termini di tempo, spendendo anche qualcosa di tasca propria. E la conferma sono i documenti contabili che sono stati depositati in un periodo dove non si sussurrava di un’inchiesta ad hoc per il mercatino di Testaccio o l’Oktoberfest. Con il deposito dell’ultimo bilancio con la contestuale chiusura dell’associazione al dicembre 2014. Questo a dimostrazione che oltre a non esserci per nulla un’esigenza cautelare, non siamo in quella fattispecie di reato che vengono contestati al Vuoso e allo Schiano in ordine all’ipotesi di peculato. Avendo operato con il permesso del Comune di Barano e senza svolgere alcuna attività speculativa, visto che ad un certo punto i due rappresentanti dell’associazione si sono ritrovati inguaiati finanziariamente con una esposizione di diverse migliaia di euro. Il loro unico obiettivo era quello di ridurre al massimo la passività e pagare i creditori, come è giusto che fosse. Cosa imputare, ha chiesto la difesa, di fronte a due cittadini indagati che si sono ritrovati in un meccanismo più grosso di loro e di cui non conoscevano le procedure e i pericoli?
Ho letto l’ intervista alla dott.ssa Nonno, avvocato della sig.ra Migliaccio. Penoso comportamento: Piro e la Di Scala ( stando alla depodizione della Nonno) vanno da lei e le dicono: o la tua cliente vende al prezzo che diciamo noi o qua sta l’ ordine di abbattimento. Mi e’ venuta una grande angoscia pensando a se una cosa del genere la avessero fatta a me.