Giovanni Sasso | Nel centenario della nascita della Robur Club, la prima realtà calcistica locale, c’è chi è convinto che tra i pionieri del calcio ischitano ci fossero dei massoni. Non è passato inosservato un passaggio della puntata di venerdì sera di “Freedom – Oltre il confine”, il cui conduttore Roberto Giacobbe ha dedicato ampio spazio all’opera dello scienziato triestino Giulio Grablovitz. Non ci addentriamo nelle questioni scientifiche che riguardano l’isola perché è l’aspetto “sportivo” della storia di Grablovitz che ha stupito e meravigliato.
Con una serie di passaggi del programma mandato in onda l’altro ieri su “Italia 1”, Giacobbo ha insinuato l’ambivalenza della “Robur Club”, l’associazione polisportiva che per prima ha creato una squadra di calcio, esattamente cento anni fa. Lo scienziato triestino, inviato sull’isola dal Regno per studiare i motivi che causarono il terremoto di Casamicciola del 28 luglio 1883, avrebbe avuto contatti con personaggi che, nascondendosi dietro la società sportiva, in quel di Ischia Ponte praticavano la massoneria. Il tutto senza presentare uno straccio di prove.
«I documenti furono perduti, la polizia fascista li fece sparire», viene riferito da Capuano, nel servizio descritto come nipote di Grablovitz. Dopo ampi studi sulle maree e sulla fisica cosmica, lo “scienziato autodidatta” – come lo definisce il giornalista Peppino Mazzella – ricava e acquisisce i dati necessari per un punto “sicuro” nella parte alta di Casamicciola dove costruire un Osservatorio Geofisico. La località prescelta è il belvedere della Sentinella. Nasce una struttura sofisticatissima quanto misteriosa per l’epoca: la rinomata vasca ad acqua che a inizio del secolo scorso registra diversi sismi a migliaia di chilometri di distanza, tra cui quello catastrofico di San Francisco e quello più vicino, ma non meno drammatico, di Messina e dintorni.
«E’ venuto il momento di andare decisamente oltre il confine e parlare di particolari fenomeni che sembra fossero studiati dallo stesso Grablovitz; fenomeni che pare si verifichino ancora oggi sull’isola di Ischia», spiega Giacobbo che va nei dettagli della scoperta di Grablovitz. “Freedom” dedica molto spazio a Ischia e così il già conduttore di “Voyager” spazia dalla «scienza alla fantascienza», esaminando «alcuni dettagli che avvicinerebbero la figura di Grablovitz a quella di Jules Verne: possibile che lo scrittore francese si sia ispirato allo scienziato triestino per scrivere uno dei suoi racconti?». E poi: «Grablovitz non fu inviato a Ischia soltanto approfondire le sue conoscenze, per scopi scientifici, secondo alcune fonti per una situazione alternativa». Non essendoci documenti, Giacobbo prende spunto da affermazioni del nipote di Grablovitz. Il conduttore si dice certo che lo scienziato avesse fondato una loggia massonica segreta nel centro di Ischia Ponte. Un circolo esoterico sotto la facciata della Robur Club! Secondo il parente dello scienziato triestino, dopo la sua morte, la figlia Antonietta bruciò i documenti e non ci sono dunque testimonianze scritte. «Grablovitz era aperto a tutto tondo, in terraferma si parlava di loggia massonica. Un progetto che Grablovitz aveva in mente per far risorgere l’isola dal punto di vista culturale. E’ stata ritrovata una cartolina intestata alla Robur Club, consegnata a mano nel 1920. L’assenza dell’indirizzo e dell’orario poteva risultare un problema per le poste ma il tutto era noto solo ai diretti interessati», sottolinea il discendente di Grablovitz. «La loggia massonica di Ischia aveva contatto con le logge francesi tra i cui adepti c’era Jules Verne, autore del romanzo “Viaggio al centro della terra”». E via con “mito del mondo sotterraneo” dell’isola d’Ischia. In tempi duri e difficili come questo, racconti che pubblicizzano l’isola sono be accetti, anche se mortificano chi all’epoca si batteva solo per dare quattro calci ad un pallone…
Ma non finisce qui. Giacobbo racconta che ci sono coincidenze con la vita di Grablovitz con quanto poi romanzato da Verne: «La popolazione locale veniva scossa da strani fenomeni. Il governo mandò un inviato che dopo qualche tempo scoprì l’esistenza di un sottomarino in grado anche di volare, condotto da un certo “Robur”», proprio come il nome della polisportiva da cui nacque la prima squadra calcistica dell’isola. Insomma, per Giacobbo «uno dei primi libri di fantascienza della storia sarebbe stato inscenato proprio a Ischia» e che il protagonista dello stesso sarebbe proprio Giulio Grablovitz. La lunga parte “ischitana” della trasmissione di “Italia 1” si conclude con alcune presunte correlazioni tra fenomeni celesti e terremoti che però non riguardano assolutamente il lettore di queste pagine. Di terremoti nel calcio ce ne sono stati parecchi, in tutte le epoche, ma secondo gli esperti che abbiamo tirato in ballo nella pagina accanto, cento anni fa l’entusiasmo era tutto concentrato unicamente attorno ad un pallone.
LA PROGENITRICE DELL’ISCHIA:
ROBUR, VOGLIA DI SPORT
«Il professor Biagio Buonocore fa praticare ai suoi allievi la ginnastica, l’atletica leggera, il tiro alla fune, allora in voga», scrive Pietro Ferrandino nella “Storia degli Sports Isolani”. «Con il sopraggiungere dell’estate e della chiusura dell’anno scolastico termina anche la pratica dell’educazione fisica. Si può immaginare però che gli allievi del professor Biagio si dedichino ad attività fisiche di vario tipo in modo del tutto spontaneo durante i mesi estivi – aggiunge Ferrandino –. A questo punto qualcuno deve pensare di fondare una società sportiva che possa consentire ai ragazzi, generalmente allievi della scuola di Don Onofrio Buonocore, di fare sport in modo regolare e ben disciplinato. Sorge così la Robur».
Per Ferrandino, «non è possibile esprimere una data precisa a causa di mancanza di documentazioni scritte, ma sulla base delle testimonianze raccolte, è presumibile che la società nasca all’inizio degli Anni Venti, forse subito dopo la fine della Prima Guerra Mondiale». Alcune partite della Robur nel 1920 fanno propendere per questa data. Il giovane Salvatore Lauro, coadiuvato dal Capitano Raffaele Pilato e Pirro Bichelli tra coloro che elessero presidente il professor Biagio Buonocore. «Quasi certamente fanno parte della società, in qualità di dirigenti, alcuni personaggi molto in vista per ceto sociale e disponibilità economica – sottolinea l’autore del libro – come il cavalier Mariosa, il dottor Cuzzocrea, il notaio Mazzella e i fratelli Colonna». La sede della società si trovava al pian terreno del Palazzo Scalfati, all’ingresso del Borgo di Celsa. Da una scissione, nel 1922 nacque la Pro Ischia.
G.S.

Roberto Giacobbo, aka Kazzenger
https://m.youtube.com/watch?v=pPiygF8T9Gw
Crozza non fa ridere neanche la palla destra
Grablovitz, Robur club e professoroni di storia locale
di Paolo Capuano
In risposta agli articoli di domenica 13 dicembre 2020 a firma del giornalista Giovanni Sasso
Egr. Giovanni Sasso,
nell’apertura dell’articolo, lei fa riferimento al centenario della nascita della Robur Club, come prima realtà calcistica locale. Tuttavia gli unici scritti al riguardo, come da lei stesso riportato nella stessa pagina del quotidiano, appartengono al sig. Pietro Ferrandino e sono riportati nel volume “Storia degli sport isolani”.
A tal proposito, lei stesso scrive, utilizzando le parole del Ferrandino, che non vi siano documenti accertanti la fondazione della Robur, ma che essa poteva verosimilmente, da ricordi, essere stata fondata intorno agli anni Venti del 1900. Appurato come vero quello che lei dice, quindi che non avete fonti scritte, il Ferrandino continua citando, sempre secondo i ricordi dell’epoca, il primo presidente, il prof. Biagio Buonocore. Abbiamo quindi, secondo il suo ipotetico disegno, basato esclusivamente su ricordi risalenti al 1920, una polisportiva Robur con presidente Biagio Buonocore, e con sede in Ischia all’ingresso del Borgo di Celsa.
Fermo restando che io accetto tacitamente quanto scritto dal Ferrandino, i documenti in mio possesso riportano date, uomini e realtà diverse.
In data 31 dicembre 1920 il Prof. Grablovitz, all’età di 73 anni, veniva invitato a presenziare ad una riunione del Robur Club Ischia, e non della Robur calcistica Ischia. Dubito che il Prof. Grablovitz avesse, a 73 anni, la forza di giocare a calcio. Detta parentesi può sembrare inutile, in quanto avrebbe anche solo potuto presenziare, magari per cortesia verso qualche amico. I fatti invece che tagliano ogni dubbio sulla commistione Robur Club e Robur Polisportiva, appartengono alle cariche sociali. Il presidente della Robur sportiva, come da voi affermato, nel 1920 era il Prof. Biagio Buonocore, contrariamente invece a quanto riportato nel documento in mio possesso. La sede che, sempre secondo voi, era conosciuta a tutti, invece, nella missiva inviata a Grablovitz è tenuta nascosta. Inoltre, e non per ultimo, si parla di cariche sociali già elette e quindi, per logica, questo ci fa posporre la Robur Club perlomeno ad un anno prima e quindi al 1919.
Nel titolo del vostro articolo riportate un’ombra che “Freedom” avrebbe gettato sui pionieri del calcio ischitano. Detta ombra sarebbe quella della massoneria. Purtroppo vi siete rivolti alle persone sbagliate, che non vi hanno raccontato chi fosse Grablovitz ed hanno solo sparlato a vanvera di fatti che loro stessi hanno confuso.
Giulio Grablovitz, contrariamente a quanto scritto dai vostri esperti “telescriventi”, è conosciuto come Vicepresidente della Società Alpina delle Giulie, irredentista e patriottica. Presidente del Gabinetto di Minerva, società irredentista patriottica, e della “Ginnastica Triestina”. Il suo nome è presente nell’elenco delle persone conosciute al governo austriaco, come irredentisti e pericolosi. Molti iscritti a questi sodalizi vennero arrestati e spesso fucilati. Vi è quindi ampia documentazione che prova la presenza di Grablovitz in circoli e sodalizi culturali/irredentisti, che dalla polizia venivano definiti logge massoniche. Il famigerato fango che i vostri esperti credono sia stato gettato sulla Robur sportiva, è frutto della non conoscenza del Prof. Grablovitz il quale, come pure riportato da Benedetto Valentino in un libro da lui edito, a firma del Prof. Vuoso, portò in Ischia la massoneria irredentista e patriottica.
Siete stati quindi mal guidati: nessun fango sulla Robur polisportiva, perché non abbiamo prove sia la stessa assemblea. Se invece volessimo accettare che la Robur polisportiva fosse il continuamento di una Robur club precedente al 1919, dovreste considerare questo un vanto, in quanto la Robur club 1919 era un’assemblea di intellettuali e patrioti. Accomunare quindi, anche solo ipoteticamente, le due Robur in una sola, è un maggior vanto per la nostra isola e per lo sport, e non un’ombra come da voi scritto. La massoneria degli inizi del 900 era votata all’unità della nazione, non a fatti malavitosi, e ritenere che un’associazione di cui facevano parte eminenti uomini della scienza di portata planetaria possa gettare ombre sullo sport isolano è sciocco, oltre che offensivo per tutti i patrioti che negli anni hanno lavorato all’unità del nostro Paese.
Riportandomi poi a quanto scritto dai vostri esperti, preferisco tralasciare quando scritto da Benedetto Valentino, in quanto non si parlava di “Viaggio al centro della terra”, ma di un altro romanzo di Jules Verne. Almeno però Benedetto Valentino ha indovinato che Grablovitz, quando è stato pubblicato “Viaggio al centro della terra” aveva 14 anni, e che quindi non avrebbe potuto ispirare Verne. Evidentemente non si è accorto che si parlava di un libro del 1886, quando il Grablovitz era più che trentenne. Vabbuò, andiamo avanti….
Devo invece riconoscere a Giuseppe Mazzella di aver compreso la vera situazione degli inizi del 900, e di aver posto come fatto certo, che “nel chiuso di quattro mura, si parlasse anche di cose diverse dal calcio”. Tuttavia Mazzella commette un errore dettato dalla mancanza di documenti. Secondo lui difficilmente chi partecipava alla massoneria poteva nascondersi dietro una polisportiva o una squadra di calcio. E dice che non ci sono documenti che provano che la Robur fosse usata in seguito per scopi diversi dal calcio. L’errore è proprio questo, non dopo il 1920, ma prima!
Anche D’Amico cade nello stesso errore, in quanto si rifà alle date riportate dal Ferrandino. Si diletta poi nella figura del Grablovitz, ritenendolo solo un grande scienziato. Basta andare su Internet e troverete tutte le notizie che vi occorrono riguardanti Grablovitz e l’irredentismo.
Avendo, spero, dato un momento di chiarezza a questa vicenda, vi chiedo di placare i toni e di concedermi ad onore del mio bisnonno, Medaglia d’oro per le scoperte scientifiche, fondatore della Società Sismologica Italiana, degli spettroscopisti italiani, Cavaliere, commendatore e ufficiale dei Cavalieri della Corona d’Italia, nonché membro della prima commissione internazionale per lo studio del Mediterraneo, membro della Commissione internazionale di sismologia, membro della Società Astronomica Italiana, autore di oltre 150 pubblicazioni e teorie scientifiche, nonché cittadino onorario di Casamicciola Terme, che fu la sua prima terra italiana, uno spazio di portata almeno uguale a quello usato dai vostri esperti, per parlare del Prof. Grablovitz e delle sue scoperte scientifiche.
Che pippotto…
Esamina perfetta!
Complimenti Paolo.
Si può parlare di Giulio Grablovitz, anzi del Prof. Giulio GRABLOVITZ, solo se lo si è studiato, analizzato nel periodo storico di esistenza, ed anche amato.
Tu hai tutte queste caratteristiche, e non solo perché tua Nonna Paolina era una figlia di Giulio, ma anche grazie ad una serie di documenti superstiti al folle “incendio di Zia Antonietta”.
Giulio Grablovitz è una figura che, noi isolani, dovremmo valorizzare, unitamente alla sua straordinaria creatura dell’Osservatorio Geodinamico 1885, che é stata e che dovrebbe essere un unicum di polo scientifico, storico, turistico e culturale, e sede di Protezione Civile, ma che è lasciato in uno stato di completo abbandono (e le immagini di Freedom sono state un vero colpo al cuore) da una classe politica, che non ha nessuna idea di sviluppo socio-economico-culturale e di visione di un’isola proiettata nel mondo globalizzato del 21° secolo.
Che tristezza.
Il mistero della Robur Club Ischia
di Salvatore Marino Iacono
Associazione “Luce e Verità”
Desidero apportare un contributo su quello che è stato, ma lo è ancora, uno dei temi più caldi affrontato dalla trasmissione Freedom quando, venerdì 11 dicembre, mandò in onda un montato riguardante Ischia.
Parlo ovviamente dell’affaire “Robur Club” e lasciatemi passare il francesismo che, incredibilmente, sembra calzare a pennello. Ma partiamo dall’inizio.
Il 13 dicembre scorso, a firma di Giovanni Sasso, compare sulle pagine de “Il Dispari” un articolo vistosamente molto critico riguardante gli argomenti trattati dalla trasmissione Freedom di cui sopra. Lo stesso articolo lo ritroviamo in versione digitale due giorni dopo.
Premesso ciò, partiamo dal presupposto che il compianto Pietro Ferrandino, nella sua “Storia degli sports isolani”, tenne a precisare che la fondazione della Società Sportiva Robur” non ha data certa; se ne può desumere una in maniera grossolana affidandoci a testimonianze ed articoli di giornale. Quello che rimane certo è che la Società Robur nasce per volere di noti intellettuali dell’epoca (dirigenti, liberali, intellettuali, liberi pensatori). E così fu anche per le decine e decine di Robur sportive nate agli inizi del XX secolo in tutta Italia. Tutte erano accomunate dallo stesso “imprinting”: “educare le giovani leve (a quelli che erano le idee del tempo) grazie all’unica cosa che le accomunava tutte: lo sport!”.
Appare evidente che, visti i tempi in cui si trovarono ad operare le fiorenti Robur sportive italiane, un nucleo di intellettuali alla base di tutto era mandatario. E guarda caso esso, per tutte, mostrava sempre gli stessi tratti distintivi. Ritroviamo preti, professori, intellettuali, benestanti. A questo punto non si capisce perché la Robur Ischitana debba essere considerata un “prodotto puramente locale” e non frutto di un movimento filosofico nazionale. Nulla a togliere alla storia dell’Ischia Calcio. Tuttavia, invito a documentarvi su quelle che sono le radici delle varie Robur sportive italiane ancora operanti. Ma andiamo avanti nella nostra disamina. Attualmente, che piaccia o no, l’unico documento cartaceo riguardante una Robur Club è quello reso noto da Paolo Capuano. Documento, tra l’altro, accompagnato da ricordi di famiglia legati ad un uomo come pochi ne ha visti quest’isola. La parola Robur è chiaramente associata al concetto di Sports-educazione fisica-rafforzamento mente/corpo per la stragrande maggioranza delle Società italiane nate nello stesso periodo. Per Ischia, gli studiosi ricorderanno quanto scritto dal D’Ascia nella sua “storia”: “il nome Ischia derivi da Ischys-robur-forza per la sua fortezza o castello detto Ischyon-forte”. Quale miglior parola per associare così nobili ideali alla nostra terra ed al suo simbolo per eccellenza!
Ritornando a noi, appare evidente poi che Giulio Verne non c’entri nulla con la Robur ischitana; il suo Robur il Conquistatore, dato alle stampe nel 1886, anticipa di quasi venti anni l’uscita di Robur Padrone del Mondo. In questi casi rimane certo, per gli addetti ai lavori, le caratteristiche Rosa-Crociane del personaggio Robur (le stesse iniziali, tra le altre cose, non lasciano dubbi R. C.): ma questa è un’altra storia. Ricordo anche quando, ben prima che la dott.ssa Lucia Annicelli pubblicasse il suo lavoro inerente al famoso manoscritto massonico (non dimentichiamolo) rinvenuto negli archivi della Biblioteca Antoniana, qualcuno cavalcò l’onda andando in giro spargendo la voce sull’appartenenza di Onofrio Buonocore alla Massoneria!
A questo punto la domanda nasce spontanea e merita doverosa risposta: la Robur Club di Grablovitz era la stessa Robur antenata dell’Ischia Calcio?
I cultori di materie esoteriche ricorderanno certamente il periodo dei “club” nati un po’ ovunque, sul finire del XVIII secolo, lungo la penisola italica ed in special modo nelle provincie meridionali. Club (aggregazioni chiamate esattamente con questo termine) di natura massonica che avevano ideali ben contrastanti con quelli dell’epoca. Fu lo stesso Benedetto Croce, nel ricostruire la nascita del movimento massonico a Napoli nel 1792, a parlare di Club in quella città, sorti sul “genere di Marsiglia”. Ed ancora. Tra i tanti che potremmo citare, l’abate calabrese Antonio Jeròcades è la figura che meglio può chiarire il legame massoneria-Clubs. Tra l’altro, l’abate visse per parecchio tempo sulla nostra isola, circondato da importanti figure dell’aristocrazia isolana del tempo, massoni come lui.
Per quanto mi riguarda, che i ragazzi della prima Società sportiva Robur isolana giocassero a pallone o ad altro non esclude certamente il fatto che i dirigenti della stessa Società facessero anche “altro”. Basta una minima analisi dei fatti per capirlo. Può certo essere verosimile il fatto che la Robur di Grablovitz possa essere stata un qualche cosa di diverso. Ciò non toglie che le due realtà potrebbero essere state la stessa cosa e le attività dell’una non interferivano con le attività dell’altra. Ad essere precisi rimane comunque il fatto che alla Robur sportiva è associata la data di fondazione del 1922 come dimostra la lettura delle pagine ufficiali. La data in questione la si ritrova anche in alcune pubblicazioni storiche. Se poi si vuole continuare a far polemica c’è solo da alzare le mani e guardare avanti, ognuno per la propria strada!