Il pm Giuseppina Loreto ha chiesto al gip di presenziare. Le parti sono state convocate per la giornata di domani. Hanno scelto di avvalersi della facoltà di non rispondere gli altri due indagati, Antonio Schiano e Giorgio Vuoso. Secondo indiscrezioni il pubblico ministero non sarebbe appieno soddisfatto delle pronunce del gip. Il pm, per alcune posizioni, ha proposto ricorso al Tribunale del Riesame in funzione di appello. Per ottenere l’aggravamento delle misure. All’inizio della prossima settimana il tribunale del riesame discuterà in camera di consiglio la posizione dell’avv. Di Scala. Antonio Stanziola si è difeso rintuzzando le accuse per aver operato negli interessi dell’Amministrazione di Barano
PAOLO MOSE’ | Niente di nuovo a palazzo di giustizia. Non si è fatto nulla di concreto negli interrogatori di garanzia degli altri quattro indagati che hanno ricevuto misure meno afflittive. Per scelte difensive e del pubblico ministero Giuseppina Loreto. Sono comparsi dinanzi al giudice per le indagini preliminari Pasqualina Paola Laviano Antonio Schiano, difeso dall’avvocato Filomena Giglio, e Giorgio Vuoso, difeso dall’avvocato Giuliano Di Meglio. Entrambi si sono avvalsi della facoltà di non rispondere. Giusto il tempo di confezionare il relativo verbale per trascrivere le generalità e la volontà in questa fase di non sottoporsi ad interrogatorio. Lo stesso gip ha annunciato, subito dopo, che gli interrogatori di garanzia di Maria Di Scala e Raffaele Piro erano da rinviare a domani. Per la volontà espressa dal sostituto procuratore Loreto di presenziare, essendo impegnata nella giornata di ieri in altre delicate indagini che riguardano il suo nuovo ruolo di inquirente alla Direzione distrettuale antimafia. Una richiesta che di fatto il gip ha dovuto accogliere, invitando gli indagati e i rispettivi difensori, gli avvocati Luigi Tuccillo per Di Scala e Giuseppe Di Meglio per Piro, a ritornare tra ventiquattro ore nel suo ufficio posto alla palazzina B del centro direzionale, ove ha sede l’intero complesso giudiziario partenopeo.
Va letta in più sfaccettature la richiesta della Procura. Vuole essere presente alle risposte che daranno la Di Scala e il Piro e molto probabilmente è sua intenzione porre ulteriori domande per chiarire alcune circostanze ancora da approfondire. In sede investigativa, visto che questa indagine si costella di una moltiplicazione dei procedimenti. Alcuni riuniti e altri che seguirebbero una strada diversa, ma sotto lo stesso coordinamento del magistrato Loreto. Una questione sulla quale i difensori intendono svolgere un approfondimento per capire la portata degli accertamenti. L’ultima notizia trapelata a palazzo di giustizia è che il numero degli indagati nel frattempo è cresciuto. I titolari di una panetteria di Barano, che secondo indiscrezioni sarebbero stati ascoltati non più tardi di qualche settimana fa. Le loro dichiarazioni non sarebbero state ritenute soddisfacenti, costellate da una ricostruzione dei rapporti intercorsi con gli altri indagati che secondo l’accusa e la polizia giudiziaria non corrisponderebbero al vero. Una sorta di false dichiarazioni rese alla pg nella qualità di persone informate sui fatti. Si sa che in quella veste non è consentito tacere o dire il falso, si rischia l’incriminazione.
La stessa procura della Repubblica avrebbe accelerato le sue attività investigative negli ultimi giorni, nominando un proprio consulente al fine di “riscrivere” le intercettazioni telefoniche più importanti, nonché quelle ambientali e video (di cui abbiamo parlato ieri), che sono state consegnate da coloro che in questa fase vengono qualificati parti offese. Un’azione di propulsione tesa ad accorciare i tempi per avere un quadro più definitivo di questa storia baranese che si inquadra nella ormai famosa operazione “Free Market”. Ma stando nell’ambito della procura della Repubblica c’è da dire che da indiscrezioni il pubblico ministero non sarebbe affatto soddisfatto dei provvedimenti adottati dal giudice per le indagini preliminari. Ritenendoli in alcuni casi “blandi”. Ma quel che più la “infastidisce” sarebbe stata la decisione di non applicare nessuna misura nei confronti degli altri coindagati che allo stato sono solo iscritti nel registro della Procura. Per una serie di reati contro la Pubblica Amministrazione. Sono indiscrezioni che comunque per alcuni hanno più di un fondamento. La certezza si avrà soltanto con la notifica di un atto ufficiale alle altre parti in causa. E’ una situazione in movimento che ha comunque bisogno di un po’ di chiarezza, data la complessità degli episodi, i numeri dei procedimenti aperti e riunificati in parte ed altri ancora che seguono una traiettoria parallela ma distinta.
E’ un pubblico ministero che “tiene a cuore” questa indagine e intende svilupparla il più possibile anche per chiarire le posizioni dei singoli indagati. La volontà di presenziare agli interrogatori di garanzia della Di Scala e del Piro può essere anche letta come la volontà di delineare meglio il ruolo nella storia della “Casa bianca” dei Maronti dell’avvocato Di Scala. Alla luce proprio delle argomentazioni rese nel luglio scorso, dove era consapevole delle accuse che le venivano rivolte e ricostruì l’intera vicenda punto per punto e soprattutto cronologicamente. Consegnando una documentazione sufficiente per dimostrare che il suo ruolo era stato solo quello di rappresentare gli interessi nella causa civile del Piro. Con il deposito dell’ordinanza, la memoria difensiva è ancora più corposa e riguarda in particolare le dichiarazioni rese dall’avvocato Elena Nonno, che rappresentava nel procedimento civile la proprietaria dell’immobile che aveva tutto l’interesse di sfrattare il Piro per varie questioni. Anche il Piro si troverà di fronte un pubblico ministero voglioso di capire il suo ruolo nella vicenda dei Maronti. Delle sue insistenti richieste per acquistare l’immobile offrendo 400mila euro più un vitalizio di 10mila euro all’anno. Rispetto ad un valore di mercato molto superiore, che si sarebbe deprezzato, secondo l’accusa, per l’ordinanza di demolizione che sarebbe stata emessa dallo Stanziola dopo che lo stesso Piro si era autodenunciato di avere realizzato delle opere abusive. Questo provvedimento dell’Ufficio tecnico, secondo l’accusa, sarebbe stato preparato dallo Stanziola con la Di Scala. E anche per ottenere un giudizio favorevole da parte della Corte di Appello di Napoli, sezione civile. Come riferisce lo stesso avvocato Nonno, il deposito dell’ordinanza di demolizione e altra documentazione non sortì alcun effetto, tant’è che il ricorso del Piro venne rigettato. Anzi, dichiarato inammissibile. Alla fine di questo percorso si è poi giunti alla esecuzione dello sfratto dell’immobile “Casa bianca”. Il pubblico ministero vuole essere presente all’interrogatorio proprio per focalizzare e chiarire soprattutto questi passaggi, per delineare meglio il ruolo degli indagati. E potrebbe anche rivalutare le posizioni se emergessero circostanze favorevoli agli stessi indagati. Proprio perché siamo di fronte ad un magistrato di provata esperienza, equilibrio e capacità professionali.
A rafforzare questa tesi i difensori che si presenteranno domani dinanzi al gip hanno preparato una ricca memoria con tanto di documenti allegati.
L’interrogatorio a cui è stato sottoposto nel tardo pomeriggio di lunedì Antonio Stanziola si arricchisce di ulteriori particolari. Indiscrezioni che raccontano la sua attività soprattutto in ordine alla gestione del mercatino di Testaccio. E’ su questo punto che si sono focalizzate le attenzioni del giudice. Che ha chiesto chiarezza e al tempo stesso ha richiamato alcune intercettazioni telefoniche tese a capire il significato. Lo Stanziola, difeso dall’avvocato Cesare Patroni Griffi, avrebbe ribadito più di una volta che di tutta questa storia non ha ottenuto alcun beneficio economico. Di aver avuto anche rapporti bruschi con gli espositori, ma di averlo fatto unicamente per ottenere da loro una maggiore presenza professionale e che gli impegni che erano stati assunti dovevano essere mantenuti, perché stavano trattando con la Pubblica Amministrazione. I soldi sono comunque l’elemento base e sul quale i magistrati puntano ad ottenere chiarezza. Avrebbe anche ricordato che la progettualità, la gestione anche economica passava tutta per il tramite dell’Ufficio tecnico, in cui sono presenti altri funzionari che possono chiarire come avvenivano i versamenti delle somme per partecipare alla fiera delle “pezze”. Non si è sottratto ad alcuna domanda o contestazione, cercando di rimanere comunque nell’ambito dell’inchiesta. Osservando ogni singolo comportamento tenuto e di aver riferito che alcune delle sue risposte un tantino “pepate” erano dettate da una situazione che lo vedeva coinvolto e si trovava in uno stato d’animo non certamente favorevole e capace di dare risposte più equilibrate e meno offensive. Molto probabilmente quest’ultimo aspetto sarebbe legato a quelle parole ad effetto lanciate al pm quando disse in un’intercettazione “vado là e lo picchio”, o quando fece un apprezzamento per nulla benevolo nei confronti dei militari dell’Arma. Avrebbe ammesso di aver trattenuto una somma di denaro, che tutti i “bancarellari” ne erano a conoscenza e che serviva per pagare le spese di gestione “immediata”: pagamento per la realizzazione del palco, per la fornitura di materiale affinché il mercatino avesse un regolare svolgimento. Un interrogatorio di garanzia che è servito soprattutto a rintuzzare le accuse e rimanendo in quest’alveo. Ben guidato dal suo difensore Patroni Griffi.
Il confronto molto probabilmente non ha soddisfatto né il gip che ha emesso la misura, né tanto meno il pubblico ministero e appare assai difficile che in questa fase possa ottenere dal giudice Laviano una misura meno afflittiva di quella attualmente sofferta. E’ per queste ragioni che la difesa ha depositato istanza al tribunale del riesame, al fine di valutare la sussistenza delle esigenze cautelari così come sono allo stato. La difesa punta principalmente ad “estrarre” dal carcere lo Stanziola, accontentandosi in questa fase anche degli arresti domiciliari. In modo da avere una situazione più rilassante al fine di porre in essere una difesa a trecentosessanta gradi e che vada a rintuzzare i singoli episodi che sono contestati nell’ordinanza di custodia cautelare, in cui si parla di reati di una certa gravità e che se si arriva al giudizio senza una modifica sostanziale, il processo non può definirsi facile. Come hanno presentato istanza al riesame tutti gli altri indagati, mentre la posizione di Maria Grazia Di Scala verrà discussa dai giudici della “libertà” all’inizio della prossima settimana. Dovranno valutare se sussistono i gravi indizi di colpevolezza, che sono necessari per applicare una misura coercitiva, e in seconda battuta se restano inalterate esigenze tali da mantenere l’obbligo di dimora nel comune di Barano.
Per molti “personaggetti” baranesi andrebbe ripristinato il confino, come unica misura per impedire loro di fare ulteriori danni.