giovedì, Settembre 19, 2024

Giacomo Pascale: “Per le due ricostruzioni, Ischia ha bisogno di una legge speciale. Come la Valtellina”

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Gaetano Di Meglio | Giacomo Pascale ci racconta la sua idea sulla doppia ricostruzione. Quella del terremoto e quella della frana, l’esigenza di unificarle ed unirle sotto una sola regia. Ci illustra i pericoli di questa Italia piena di burocratizzazione, di enti e di livelli (non) operativi e, legge alla mano, indica quale può essere la nostra via d’uscita.

“Abbiamo bisogno – ci racconta il sindaco di Lacco Ameno – che a Roma si capisca bene che vogliamo che la ricostruzione e la messa in sicurezza per l’aspetto idrogeologico siano integrate nella ricostruzione post-sisma. Quello che abbiamo sentito nei giorni scorsi non mi è piaciuto. Spero che il legislatore, durante la conversione del Decreto Legge su Ischia, voglia ripensare a questo aspetto o, almeno, che le voci contrarie siano solo chiacchiere, nel senso che a Roma qualcuno vuole separare queste due cose urgenti. Tenerle distinte, per noi, significa morire, a mio modesto parere. Perché non possiamo immaginare che l’autorità di bacino si debba occupare della redazione del piano di messa in sicurezza per l’aspetto idrogeologico e che la Regione Campania debba occuparsi dell’aspetto del piano di ricostruzione?

E a questo punto, il Commissario Legnini, che tra l’altro sta dando prova di grossa competenza e concretezza in questa situazione, che cosa dovrebbe fare se passasse una legge che va in questa direzione? Lui, una volta terminata la fase emergenziale, dovrebbe rimanere con le braccia conserte senza fare nulla, praticamente. E questo mi lascia molto perplesso, tanto che abbiamo inviato gli emendamenti a tutte le forze politiche e abbiamo chiesto a tutti di seguire questa faccenda e di scongiurare un’ipotesi del genere.”

“Io penso che il Commissario – continua il sindaco in prima linea e con un evidente sovraesposizione – debba redigere i piani. Deve sentire le autorità di bacino, in accordo con la Regione. Ma è giusto che eserciti il ruolo di un Commissario di governo con poteri straordinari in un momento straordinario. Se vogliamo veramente immaginare la messa in sicurezza e la ricostruzione, dobbiamo praticamente avere un unico interlocutore che decida e che abbia la competenza e i poteri per farlo. Questa è la prima preoccupazione. Per quanto riguarda il resto, sono convinto che la politica debba innanzitutto essere credibile. Per essere credibili, non dobbiamo immaginare di essere al centro del mondo o che le cose vengono fatte solo per noi, solo perché ci chiamiamo Ischia. Il mio auspicio è di avere una legge analoga alla legge 102 del 1990, che ha permesso alla Valtellina di rimettersi in piedi e ripartire dopo una tragedia simile. Quella legge era una legge ad hoc che recepiva le istanze e i bisogni, le aspettative di un territorio colpito da una frana come il nostro e delle zone circostanti. Prevedeva poteri e individuazioni di chi doveva intervenire, ma soprattutto norme da attuare e risorse ad hoc per mitigare il rischio e mettere in sicurezza le aree franate, e anche per permettere al territorio di ripartire sotto il profilo sociale ed economico.”

Pascale aggiunge dettagli importanti: “Ischia ha bisogno di questo e praticamente le sono state accordate le risorse. Su cinque esercizi finanziari, per un totale di due miliardi e 400.000 euro, che erano le somme necessarie per fare gli interventi in quel territorio. Abbiamo bisogno di una legge simile, che possiamo chiamare come vogliamo, ma che preveda le risorse necessarie anche su cinque o sei esercizi finanziari. Allora, questo significa avere la dimostrazione dell’attenzione del governo e del Parlamento sull’isola di Ischia, come ci hanno manifestato fin dall’inizio, a partire da Giorgia Meloni. Un minuto dopo la tragedia che ci ha colpiti, ha approvato la dichiarazione dello Stato di emergenza per i sei comuni. Il DL Ischia è sicuramente da correggere. Tuttavia, sono stati due provvedimenti veloci e consequenziali che hanno dimostrato e testimoniato la vicinanza umana, prima che politica, di questo governo in seguito alla tragedia che ci ha colpito. Adesso speriamo che questo provvedimento, questa vicinanza, soprattutto anche a livello legislativo, non venga meno, nel senso che, come abbiamo sempre detto, l’auspicio è che la fase emergenziale non finisca fino alla definitiva messa in sicurezza e ricostruzione del territorio martoriato.”

Poi, facendo riferimento al recente passato carico di disastri, aggiunge “Non finisca perché abbiamo già vissuto sulla nostra pelle le due Italie. Da un lato abbiamo un’Italia in emergenza che è una macchina efficiente e che non ha nulla da invidiare ad altre parti del mondo. Persone come Legnini sono la nostra massima garanzia in questa fase. Dall’altro lato, abbiamo la fase ordinaria in cui l’Italia è una macchina arrugginita che vede diversi enti incrociarsi per esprimere il loro parere su un intervento, determinando di fatto il blocco di ogni attività. Questo l’abbiamo vissuto sulla nostra pelle durante il terremoto. Il Decreto Legge su Ischia deve essere sicuramente corretto. Tuttavia, si tratta di due provvedimenti veloci e consequenziali che hanno dimostrato e testimoniato la vicinanza umana, prima che politica, di questo governo alla tragedia che ci ha colpiti. Ora, l’auspicio è che questo provvedimento, questa vicinanza, soprattutto legislativa, non finisca qui, nel senso che, come abbiamo sempre detto, l’auspicio è che la fase emergenziale non finisca fino alla messa in sicurezza definitiva e alla ricostruzione del territorio colpito. Non dovrebbe finire perché abbiamo già vissuto sulla nostra pelle le due Italie”.

La realtà è proprio quella che racconta il primo cittadino di Lacco Ameno: “Abbiamo un’Italia in emergenza che è una macchina efficiente e che non ha nulla da invidiare ad altre parti del mondo. E Legnini, possiamo dire, è la nostra massima garanzia in questa fase. Poi abbiamo la fase ordinaria, in cui l’Italia è una macchina arrugginita che vede incrociarsi diversi enti che esprimono pareri su un intervento e che determinano sostanzialmente il blocco di ogni attività. Questo l’abbiamo vissuto sulla nostra pelle con il terremoto. Abbiamo bisogno del governo perché, con la legge di protezione civile del 2018, lo stato di emergenza dura un anno, rinnovabile per un altro anno. Quando si va a rinnovare dopo il biennio, ci vuole una legge ordinaria. In altre parti d’Italia, quando si sono volute fare queste cose, come la Valtellina o le norme per il terremoto del Centro Italia, il governo, quando ha la volontà politica di farle, le ha fatte. Io, per la verità, resto ottimista e fiducioso perché ho sentito vicino il governo. Ho sentito cinque o sei ministri, oltre a Giorgia Meloni, manifestare la loro vicinanza. Alcuni interventi in Aula al Parlamento e l’audizione dei sindaci in commissione testimoniano che c’è attenzione per gli enti più vicini ai cittadini, come il sindaco, che è portatore di interessi diretti. Tutto questo – conclude -, insieme ai provvedimenti già adottati e alle prime somme stanziate, mi fanno sperare che il governo non ci abbandoni. Adesso l’auspicio è che questo Natale possa essere affrontato con lo stato d’animo che viviamo e che un po’ di magia ci tocchi per vedere oltre il dolore”.

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