E’ FINITA. Giacomo Pascale resta sindaco di Lacco Ameno. Lo ha deciso il Consiglio di Stato che ha certificato come i magheggi dei seggi 3 e 4, ovvero quelli dei presidenti vicino al sindaco Pascale, abbiano fatto di tutto per alterare il voto dei lacchesi.
Non c’è storia o narrazione alternativa che tiene, non hanno saputo neanche imbrogliare. E, per fortuna, chi scrive lo ha detto e scritto a settembre dell’anno scorso.
Fare la storia di questo spoglio infinito non è cosa semplice. Il processo di verifica dello spoglio è complesso e renderebbe difficile la lettura. Siamo chiamati a redigere un articolo, non una sentenza del Consiglio di Stato.
Per rendere la vicenda al lettore faremo prima una super sintesi e poi riporteremo i tre passaggi cruciali sul voto che ha confermato Giacomo Pascale sindaco di Lacco Ameno
Lo spoglio del primo turno, quello terminato sul 1541 pari è falso. Come già scritto in precedenza i presidenti dei seggi 3 e 4 hanno operato male nello spoglio. Il risultato vero, emerso dalle urne del primo, stando al consiglio di stato è di 1538. Ugualmente pari. Da qui, il secondo turno di ballottaggio che ha poi confermato Pascale sindaco con ampio vantaggio su De Siano.
Dal riconteggio voluto dal Consiglio di Stato, inoltre, è stato appurato che sempre nella 3 e nella 4 si erano verificati ulteriori errori di spoglio e che il vero risultato del primo turno era 1540 per Pascale, 1538 per De Siano. Se non avessero provato a far vincere Giacomo, avrebbe vinto Giacomo Pascale al primo turno!
Il collego del Consiglio di Stato, dopo aver esaminato l’intero appello chiarisce bene alcuni aspetti.
IL PRIMO.
«Il Collegio in via preliminare non può esimersi dallo stigmatizzare l’operato della Prefettura, che ha versato in atti i verbali delle operazioni compiute, nonché, soprattutto, gli allegati, anche fotografici, alle stesse, in maniera tutt’affatto organica e in assenza di qualsivoglia compiuta indicizzazione idonea ad orientare la disamina da parte di questo giudice. La relazione conclusiva del 15 giugno 2021 a pag. 4 contiene inoltre un sicuro refuso nella elencazione del secondo gruppo di schede contestate dal signor Domenico De Siano riferito alla sez. 3, e indicate come rinvenute, stante che al n. 3) descrive quella recante «crocesegno sulla lista n. 2, ma indicazione del nome “Giacomo” nello spazio riservato alle preferenze » (scheda n. 1 dell’elenco di cui al § 3.1 dell’atto di appello), che in realtà dalla lettura dei verbali delle operazioni di verificazione del 27 aprile 2021 e del 28 maggio 2021, relativi alla ricerca nel materiale della sez. 3, non risulta corrispondente a nessuna di quelle effettivamente trovate. Al suo posto (v. pag. 2 del verbale del 28 maggio 2021) risulta rinvenuta (e versata in atti quale all. 2 al verbale medesimo) la scheda -erroneamente ricondotta al punto 2) della descrizione di parte – con crocesegno sul simbolo della Lista n. 2 accanto al quale è riportato il nome, in verità non del tutto leggibile limitatamente a quello di battesimo, del candidato sindaco “Giacomo Pascale” unitamente a quello del candidato consigliere “Zavota” scritto in stampatello. Il Collegio ritiene tuttavia che la maggiore complessità dello scrutinio imposto dalla necessità di sistematizzare il materiale acquisito non giustifichi l’ulteriore differimento della decisione, siccome vertente in un ambito, quale quello elettorale, nel quale lo stesso legislatore ha inteso individuare modalità di contenzioso ispirate al principio della certezza dei rapporti di diritto pubblico.
IL SECONDO
Passando alla disamina degli appelli, sempre in via preliminare occorre scrutinare le eccezioni di rito sollevate sia dal signor Domenico De Siano che dal signor Giacomo Pascale.
CENSURE PER DE SIANO
«La ricostruzione, seppure non priva di suggestioni, non può essere condivisa. Va in primo luogo ricordato come il rito del contenzioso elettorale davanti al giudice amministrativo presenti connotati di specialità, oltre che in ragione dell’attribuzione al giudice di un potere correttivo del risultato, proprio per i meccanismi finalizzati alla celere definizione della lite. In tale ottica, molti termini vengono fissati direttamente, mentre per altri viene previsto un generale dimezzamento.
Infine, del tutto fantasiosa e priva di qualsivoglia appiglio di diritto positivo, si palesa la ricostruzione alternativamente proposta, che vuole individuare il diverso e ridotto termine per la presentazione dell’appello incidentale attraverso il dimezzamento di quello previsto per l’appello principale non nel rito ordinario, ma in quello elettorale, ovvero, in alternativa, mutuandolo dall’art. 130, comma 5, c.p.a., che fissa in 15 giorni quello per il deposito delle controdeduzioni dei controinteressati in segreteria nel giudizio di primo grado. Alla prima ipotesi, infatti, osta il portato testuale della norma, che ancora il dimezzamento dei termini a quelli del processo ordinario innanzi al Consiglio di Stato, non a quelli già ridotti del contenzioso elettorale; nel secondo, si finisce per pretermettere addirittura che in materia elettorale anche in primo grado il ricorso incidentale può essere notificato entro trenta giorni dal ricevimento della notificazione del ricorso principale, trovando applicazione la medesima regola del dimezzamento riveniente dal comma 10 dell’art. 131 c.p.a., con deposito nei quindici giorni successivi al perfezionamento, anche per il destinatario, dell’ultima notificazione (artt. 42 e 45 c.p.a.).
CENSURE PER PASCALE
analogamente prive di pregio sono le eccezioni di inammissibilità prospettate dal signor Giacomo Pascale.
E’ vero, infatti, che l’appellante principale ripropone nella sostanza le censure del ricorso di primo grado, ma esse risultano prospettate in chiave critica delle conclusioni del primo giudice, in particolare con riferimento alla non equanime lettura data al principio del favor rei in relazione alle proprie censure e a quelle di parte avversa.
D’altro canto, neppure corrisponde al vero che l’appello non individui con chiarezza le sezioni presso le quali ricercare le schede contestate, siccome affermato dal signor Giacomo Pascale in sede di opposizione all’istanza di correzione di errore materiale Presentata dal signor Domenico De Siano: il perimetro della controversia elettorale, infatti, va desunto dalle censure avanzate in primo grado e riproposte in appello, sicché è evidente che elencandole nuovamente nelle parti non accolte dal primo giudice l’appellante ha inteso riferirsi alle medesime schede, compiutamente allocate nelle sezioni presso le quali sarebbero state scrutinate.
LA CORREZIONE DELLO SPOGLIO
Il consiglio di Stato esamina sia le diverse eccezioni sollevate dalle difese sia la pronuncia del TAR.
Nonostante le singole specifiche scheda per scheda, è opportuno evidenziare il principio cardine che ha ispirato la valutazione di questo ricorso, ovvero «salvaguardarsi la volontà del cittadino elettore ogni qualvolta le anomalie contenute nella scheda possano trovare ragionevoli spiegazioni nelle modalità con cui l’elettore ha espresso il voto, tenendo conto dell’esigenza di assicurare valore alle scelte effettuate anche da coloro che non siano in grado di apprendere appieno e di osservare alla lettera le istruzioni per l’espressione del voto».
Un principio che meritava di essere ripetuto. E così, nella guerra delle possibile schede non attribuita tra De Siano e Pascale ecco la verità.
Siamo allo spoglio dello primo turno. Per il Consiglio di Stato non ci sono più dubbi: ballottaggio inevitabile ma non sul 1541!
1538 Per De Siano
«Riepilogando, infatti, il Collegio ritiene che gli appelli incidentali vadano accolti limitatamente a tre schede. Tenuto conto che una scheda era già stata ritenuta nulla dal T.A.R. (quella recante la preferenza generica per “Monti”) e che sul punto la sentenza di primo grado va confermata, si ha che devono essere decurtate alla Lista n. 1 quattro voti. Il totale degli stessi pertanto risulta pari a 1538 voti (1541 più uno meno quattro)».
1538 per Pascale
«A ciò consegue che, ancorché per diverso percorso, va confermata la rettifica dei voti ascritti alla Lista n. 2 da 1541 a 1538, già definita dal primo giudice. Tale essendo anche il risultato conseguito, all’esito del presente giudizio, dal candidato sindaco De Siano, non può che confermarsi anche il risultato elettorale, numericamente rideterminato in riduzione, ma comunque paritario, sì da imporre il passaggio al successivo turno di ballottaggio che ha visto vincitore il signor Giacomo Pascale».
Così come per il Consiglio di Stato, l’ulteriore correzione che arriva dal riconteggio risulta “ininfluente” perché il turno di ballottaggio ha confermato il volere del popolo di Lacco Ameno. Però, la verità del voto di Lacco Ameno, quella che fa luce sul voto dei cittadini di Lacco Ameno è quella ulteriore che emerge fuori dal ricorso e da tutti questi mesi di attesa.
«Trattandosi di appelli incidentali condizionati, il relativo scrutinio neppure si renderebbe necessario, avendo la disamina degli appelli principali e incidentali nelle altre parti sopra esposte confermato la correttezza del risultato elettorale. Appare dunque ininfluente, ovvero semplicemente rafforzativo del risultato medesimo, la comprovata circostanza che alla Lista n. 2 all’esito del riconteggio dovevano essere attribuiti i due voti non riportati dalla tabella di scrutinio al verbale di seggio delle sezioni 3 e 4, sì da addivenire ad un totale di 1540 voti, cioè due voti in più di quelli attribuiti alla Lista n. 1.»
FINE della storia.
Che articolo pessimo. Caro scrittore, sei stato capace di non farmi capire niente. Noto solo una chiave di lettura fuorviante di una sentenza della massima giustizia amministrativa. Ma perché scrivi questi articoli con una bilancia pendente? Ti pagano ancora? Credo che non si possa commentare una sentenza di cotanto ampio respiro riconducendola a un pettegolezzo di paese!!! Ricorda una cosa : nelle sezioni 3 e 4 erano state assoldate due persone e avevano avuto il comando di dettare ai presidenti un numero in meno per Pascale in fase di redazione dei verbali. Tecniche di basso borgo, di corto raggio, tappistiche!!! Caro scribacchino, mi dispiace per le perdite tue (in base alle promesse che ti avevano fatto) e del mastro di festa… Quello sì che ci ha perso una barca di soldi, in PORTicolare lui che in consiglio parla piangendo solo perché un privato Woodhead stava per perdere il modo di far girare l’economia. Fino al 15 settembre gira… Ma preparate le somme da restituire ai cittadini… E… Un consiglio… Tu fidanzato della bionda culbattente e zio mobiliere POLIgamo.. Murate qualche vano perché il Barone sta per venire a misurarvi tutte le aree abusive per cui non pagate la munnezz a. Gaetà… Non so se pubblicherà questo commento… Ma fai sapere ai tuoi mandanti che hanno ormai il fiato sul collo.
Ma è tutta farina del tuo sacco Sonia la Caci8a!?!? o ti hanno suggerito!?