Daniele Serappo | Mi manca e mi mancherà di Enrico l’ultimo caffè non ancora preso assieme e quella manciata di incredibili aneddoti che nel tempo mi hanno aiutato a ricostruire tanto, non solo della storia dell’Ischia, quanto dei percorsi d’alto profilo in seno alla Federazione in generale e alle Leghe in particolare in cui lui si è mosso per tantissimi anni.
Si, perché con Enrico Scotti ci sentivamo praticamente ogni settimana per commentare il mio articolo nella rubrica Raggi D di cui non voleva mai sapere alcuna anticipazione e che apprezzava tantissimo “per la schiettezza ma anche l’ampiezza e la profondità dei contenuti”. Il giovedì sera o il venerdì mattina era doveroso passare sotto la sua mannaia, il suo giudizio da cui, ammetto, me la sono sempre cavata benino. Il suo apprezzamento era però anche una grande responsabilità a migliorarmi perché un po’ ho avuto la sensazione di essere quasi sotto la sua ala protettiva, nel senso più generoso del termine: parlavamo di scelte tecniche, di prospetti societari, di questioni normative e di novità regolamentari che facevano trascorrere il tempo troppo velocemente per i gusti e gli impegni di entrambi ma un po’ era come compiacersi per il poter parlare per un po’ la stessa lingua.
Enrico mi piaceva perché non mi ha mai parlato con astio e risentimento di nessuno. Ne ha sempre fatto una questione di rilievi oggettivi, di competenze, di lavoro messo a disposizione di un bene comune, di un futuro da costruire e tutelare, di tradizioni da difendere, di cultura sportiva da diffondere. Anche per questo era un piacere intrattenersi con lui.
Alla notizia che aveva deciso improvvisamente di portarsi avanti mi si è gelato il sangue: ci eravamo sentiti mentre passeggiava per Roma sul finire della scorsa settimana e, come sempre, ci eravamo dati appuntamento a pochi giorni dopo. La pioggia ed il cattivo tempo ci hanno impedito di vederci domenica mattina per stare un po’ in compagnia ed incrociare un po’ di temi scottanti e cogenti come amavamo fare.
Ho avvisato subito della cosa il Presidente LND Giancarlo Abete, figura di altissimo spessore nel panorama calcistico italiano, già Presidente Federale, di grandissima esperienza, lunga militanza e spesso al centro dei nostri racconti il quale, ammetto, mi ha prontamente fatto presente il suo rammarico per l’accaduto esprimendosi, tra l’altro, ricordando Enrico “con simpatia per l’impegno da sempre portato avanti nel mondo del calcio” e sentendosi in dovere di “ricordarlo in occasione del prossimo Consiglio della Lega Nazionale Dilettanti”: è stata un’attenzione che mi emozionato. Il Presidente Abete nel suo percorso di dirigente federale è infatti attentissimo a ogni dettaglio, sa pesare le persone, ne ha memoria, è curioso di conoscerle e per questo tende ad ignorare i pregiudizi e i preconcetti che altri vorrebbero infondergli così che sa anche scindere le necessità politiche dal valore dei singoli e delle idee e soprattutto, appunto, ha ricordo di chi si è speso convintamente per un bene comune. Enrico, del resto, ne aveva una grandissima stima e ricordava i loro incontri come momenti di vita sportiva pari alle più belle vittorie raccolte sul campo.
Personalmente, per quella stima che ha nutrito in me e che non mi ha mai nascosto, proverò a far sempre meglio in futuro, consapevole che comunque non potrò sfuggire alla sua pungente critica, se meritata, e che, anche quando le cose andranno bene, sul domani riecheggerà sempre un suo mantra per cui “…sono seriamente preoccupato…!”