lunedì, Dicembre 23, 2024

Giustizia a Ischia. Gianpaolo Buono: «Manca il rispetto delle istituzioni per la nostra comunità»

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Incontriamo Gianpaolo Buono al termine dell’assemblea degli avvocati per rimarcare i contenuti del suo intervento. Un intervento, come al solito, conciso e molto chiaro: c’è un problema, direi abusando del termine, di civiltà negata in questo tribunale. Parole dure rispetto alla gestione della giustizia, soprattutto civile.

Chiara la sua posizione, ma immagino di gran parte della categoria rispetto alla sfiducia nei confronti del presidente del Tribunale che non ha mai nascosto la sua, tra virgolette, antipatia verso questa istituzione sull’isola d’Ischia.
«Il problema, come ho sempre detto, è più generale, nel senso che qui c’è una mancanza di rispetto verso un’intera comunità. E non mi limito a parlare del servizio giustizia, ma evidentemente parlo di tutti i servizi che riguardano la comunità stessa, dalla sanità alle istituzioni scolastiche e così via. E’ incredibile pensare che in effetti le istituzioni non si siano preoccupate di individuare un regime per quanto concerne questi servizi su territori disagiati come quelli isolani.

Oggi abbiamo parlato ovviamente della giustizia e della giustizia civile in particolare, agonizzante sul territorio della nostra isola. Ma anche questo è un problema che riguarda tanti altri territori martoriati. Allora, se non si punta alla stabilizzazione, soprattutto se non si ottiene finalmente una risposta chiara e univoca da parte delle istituzioni centrali, penso che ogni sforzo sia velleitario, perché stamattina sentivo parlare di occupazione o ancora di altre iniziative eclatanti. Ma il dato di fondo è questo: il confronto, e il confronto della nostra categoria per quanto riguarda il problema della giustizia. E anche delle comunità che abitano le varie isole interessate rispetto agli effetti delle risposte che chiaramente bisogna pretendere dalle istituzioni centrali. Tutto qui. Abbiamo sentito però parlare in particolare del problema del civile e sentito da più esponenti durante l’incontro di alcuni problemi di natura logistica».

Si è parlato più volte anche della possibilità di poter ricusare il giudice, considerato alcuni tipi di risposte che non vi hanno trovato favorevoli. Ovviamente pongo questa domanda per provare a dare anche una risposta a quelle che sono le richieste dei cittadini che, dopo l’udienza, si ritrovano con un rinvio a metà 2025 oppure ancora più avanti. Mi sembra di aver percepito che ci sia una sorta di imbarazzo e frustrazione da parte della categoria.
«Perciò si parlava di negata giustizia. Il dato reale è questo, perché sono anni che nel settore giustizia, nel settore civile, non abbiamo delle risposte concrete, nel senso che in effetti le cause devono essere definite, devono avere una ragionevole durata. Tant’è vero che in effetti c’è una legge dello Stato che ha recepito i principi comunitari e che prevede la condanna dello Stato per tutti i casi in cui c’è negata giustizia o comunque di decisioni che vadano oltre i termini consentiti.

Noi qui stiamo attraversando un periodo particolarmente buio perché, per una ragione o per un’altra, i giudici che sono stati assegnati alla sezione non riescono a gestire tutto il contenzioso e quindi alla fine ci troviamo con delle cause che vengono rinviate e l’imbarazzo per noi avvocati nel tentare di dare delle risposte che siano plausibili. Ormai è diventato un fatto quotidiano e dunque la nostra insoddisfazione sta proprio in questo. E i vertici, come al solito, sono distratti, perché è inconcepibile che in effetti non ci sia un controllo a monte dell’operato dei magistrati che operano nell’ufficio giudiziario ischitano per verificare perché tutto questo accada. E’ questo l’aspetto che svilisce la funzione giudiziaria e che ci mortifica come categoria, perché in effetti non siamo in grado di poter garantire delle

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