Gaetano Di Meglio | Abbiamo incontrato ancora una volta Gino Di Meglio per commentare questo febbraio 2022 che mostra un quadro politico che mai nessuno si sarebbe aspettato.
Il Comune di Ischia si trova senza opposizione, con una maggioranza che si avvia alle elezioni, ovvero alla rielezione certa. Idem a Barano. E un po’ lo stesso scenario si presenta a livello nazionale, dove la politica litiga e poi alla fine riconferma il Presidente della Repubblica uscente. Qual è la tua sensazione?
«Diciamo innanzitutto che un’amministrazione senza un’opposizione è un vulnus pericolosissimo per la vita democratica del paese. È una situazione assolutamente tragica oserei dire perché il confronto dialettico tra maggioranza e opposizione è il sale della democrazia e peraltro dal confronto possono anche, diciamo orientarsi le scelte per il paese. Nel momento in cui invece c’è una sola maggioranza, si vive un inevitabile appiattimento. Perché? Perché la maggioranza non è stimolata, non ha stimoli a fare meglio anche rispetto, magari, alle osservazioni o se vogliamo, alle critiche della minoranza può avanzare. Vi è un inevitabile appiattimento.
Del resto, Gaetano, questa situazione di appiattimento noi la stiamo già vivendo nel Comune di Ischia. La sensazione è quella di essere diventato una specie di comune dormitorio. Un po’ come è accaduto a Barano, dove praticamente la gente va solo per dormire, ma poi si reca negli altri comuni dell’isola per lavorare. Ebbene, a Ischia sta accadendo la stessa cosa. Ischia è diventato un comune di servizi, quindi la mattina noi troviamo comunque movimento, ma perché ci sono i vari servizi dislocati sul territorio comunale e dopo c’è la morte civile, basta camminare per strada dopo le 20.00 per rendersene conto. Locali chiusi, attività commerciali in grave difficoltà ovunque e anche sul Corso che una volta pomposamente veniva considerato il salotto buono dell’isola d’Ischia. Vediamo sempre più spesso cartelli con la scritta “cedesi attività”, “fittasi locali”, “vendesi locale”, questa è la realtà. È una grave emergenza che Ischia sta vivendo. Si dirà che è qualcosa che accade su tutta l’isola. Non è vero, basta recarsi nel comune di Forio, dove io spesso vado il sabato e la domenica quando non lavoro.
Mi vado a fare una passeggiata, a prendere il caffè al bar, preferisco andare a Forio perché vi è molta più vita. È un comune che ha saputo, diciamo, rinverdire i fasti del passato. Forio ha comunque rappresentato un centro culturale nel passato e lo ha saputo rinverdire, cosa che non abbiamo saputo fare a Ischia. Ormai è diventata una periferia, ecco una borgata di periferia, ancorché ci siamo fregiati del titolo di “Città”. Che cosa accadrà? Nei prossimi mesi avremo le elezioni e il quadro che si va delineando è quello che tu hai descritto nel tuo articolo, di avere un candidato a sindaco che è il sindaco uscente con ben sette liste. Il sindaco oggi è l’unica figura di riferimento dei cittadini nel comune d’Ischia. Perché se tu chiedi a qualcuno chi sono gli assessori, solo pochi lo sanno, perché l’unico punto di riferimento è il sindaco. Però se vado a chiedere a dieci chi è il sindaco, mi sapranno dire Enzo Ferrandino. Allora, se questa è la situazione, io credo che probabilmente alle prossime elezioni amministrative del Comune di Ischia ci sarà la speranza di vedere qualche ulteriore candidato proprio perché la cittadinanza deve avere la possibilità di scegliere non una squadra o un consiglio comunale, ma un sindaco diverso. Perché si è capito: è il sindaco che decide, il sindaco che dà le direttive, è il sindaco che praticamente è in grado di cambiare il paese. I consigli comunali che si fanno sono consigli comunali lampo. Sono consigli comunali farsa. Il cittadino non è più interessato. Io ricordo quando ero consigliere comunale di minoranza e il sindaco era Peppe Brandi. I nostri consigli comunali duravano giornate intere, perché vi era un dibattito acceso e da quel dibattito a volte nascevano anche iniziative, si riusciva a correggere qualche errore commesso dalla maggioranza. Oggi invece i consigli comunali durano cinque minuti, il tempo di fare l’appello, approvare con le manine alzate gli ordini del giorno e così è tutto definito. Ergo, io non credo che questa situazione così come oggi si è venuta a determinare, possa fare bene al paese, senza puntare il dito contro nessuno. Dico soltanto che questa situazione non è una situazione che può far bene al paese».
Se dovessi vestire i panni del pm e analizzare un poco quello che è lo scenario. Ovviamente Enzo Ferrandino fa il gioco suo e allargato la sua maggioranza. È vero che abbiamo solo una maggioranza, ma c’è anche secondo te una responsabilità delle opposizioni? Forse anche della cittadinanza, che si è distaccata. Insomma, questo forte distacco tra politica e società?
«La verità è che questa situazione, questo stallo amministrativo, si è venuto a determinare innanzitutto, diciamo la verità, per il saltino della quaglia fatto da Gianluca Trani, che era, non dimentichiamolo, il candidato sindaco della coalizione che si opponeva alla coalizione con il candidato sindaco Enzo Ferrandino. Quindi quel saltino della quaglia di Gianluca Trani è gravissimo, un tradimento nei confronti dell’elettorato.
Ma ciò che è più grave è l’aver fatto venir meno la voce della minoranza nel consiglio comunale che è la voce del paese, oggi il paese non ha voce. Non credo che tutta la cittadinanza del Comune di Ischia sia a favore della attuale amministrazione, cioè condivida le scelte che sono state fatte dall’amministrazione in questi anni. Ebbene, c’è la necessità di avere in consiglio comunale la voce della minoranza. Ora per un discorso veramente squallidamente utilitaristico, Gianluca Trani e soci hanno ritenuto di ampliare la maggioranza. Scelta che rappresenta una operazione squallida sia sotto il profilo personale e sia sotto il profilo politico».
Tu che hai fatto il politico e che in qualche modo comunque non hai mai fatto mancare la tua voce. Ho sentito di incontri che state facendo, anche tu stai partecipando in qualche modo alla nascita di una sorta di reazione, una sorta di speranza, una sorta di alternativa, anche perché non possiamo arrivare alle urne con una sola proposta…
«Sono stato compulsato a partecipare a qualche incontro e ho partecipato ben volentieri per un confronto. Da tantissimi, forse troppi anni, faccio l’avvocato, il che presuppone proprio come forma mentis mettersi a confronto. Quindi voglio dire al confronto io sono geneticamente portato e dunque ho partecipato a questa serie di incontri che ci sono stati, per la verità si sta cercando non di organizzare una coalizione o delle liste contro qualcuno. Assolutamente è lontana da noi questa logica. Si sta cercando, qualora ci siano le condizioni, di organizzare qualcosa per fornire un’alternativa sempre nell’ottica che un paese non può vivere di sola maggioranza».
Dall’aspetto isolano a quello nazionale. Gino Di Meglio come ha vissuto questa riconferma di Sergio Mattarella? Lo chiedo a te, precisando che questa è la prima volta che tutti quanti noi abbiamo vissuto in diretta tutto quello che c’è stato, diciamo le sensazioni e le emozioni…
«In questa vicenda della elezione del Presidente della Repubblica sono state amplificate, molto probabilmente rispetto al passato, perché abbiamo avuto i media che hanno seguito con particolare attenzione, cosa che non è accaduto nel passato, quindi sicuramente c’è stato maggiore coinvolgimento. Attenzione perché siamo stati maggiormente sollecitati, ora questo è un dato di fatto perché deriva dall’aver visto soltanto tutte le trasmissioni fiume. Ho ricevuto alcune reazioni ed emozioni che descrivono in maniera più analitica possibile la situazione rispetto alla cosiddetta prima Repubblica e agli uomini della prima Repubblica. Oggi tutti anziani ma ancora lucidissimi, ho registrato un abisso, ma un vero abisso. Ho seguito Mentana con i vari ospiti della politica di un tempo. Ora il problema è che probabilmente non si può neanche dire era un’altra storia. No, quella era la scuola, perché all’epoca esisteva una scuola di formazione dei politici che erano i partiti e c’era una selezione dei rappresentanti.
Purtroppo, oggi c’è questa enorme differenza con quella che era una classe politica della quale prima se ne potevano condividere o meno le linee, le strategie, le idee, ma tuttavia avevano tutto un altro passo. La seconda riflessione è che praticamente il Presidente della Repubblica e dunque l’intero paese è stato ostaggio dei “peones”. Ovvero quei deputati che si trovano a sedere su quegli scranni per un miracolo ricevuto nel 2018 quando alle elezioni politiche c’è stata quell’ondata populista dei cinquestelle e non solo. Ho seguito con attenzione e già dalle prime votazioni ci sono stati alcuni voti per Mattarella? Io credo che la scelta sia stata dettata non da ragioni di opportunità politica. Ma unicamente per evitare di andare al voto, per almeno un altro anno senza pendere i sussidi che spettano al deputato che, sappiamo, alle prossime elezioni in molti saranno eletti anche per effetto di questa scelta.
Questa è la seconda sensazione, alla fine si è preferito votare Mattarella perché in questo modo tutto rimaneva come era e si evitavano le elezioni. E ne è uscito malissimo il centrodestra in questa operazione, perché senza avere concordato e condiviso hanno bruciato nomi su nomi, addirittura un nome ad ogni elezione, più di un nome. Bruciando anche nomi di spessore, di un certo livello. Un’altra considerazione: i leader erano slegati dai parlamentari, cioè i parlamentari hanno votato secondo le loro necessità ed esigenze anziché secondo quelle che erano le indicazioni delle segreterie dei partiti. Alla fine, il kingmaker probabilmente è stato proprio Draghi, il quale credo, non sono un politologo ma sono un osservatore delle cose che accadono, credo che sia stato lui alla fine a sbloccare questa situazione.
E a dire a tutti quelli “votiamo il Presidente Matterella” in modo che questi qua che temono ripetere il corso di andare ad elezioni, stanno più tranquilli? Gli altri hanno comunque un Presidente che è già stato Presidente per sette anni. Lasciamo lo stato così come è e andiamo avanti. Se ne parla poi tra un anno alle prossime elezioni politiche. Questo è, secondo me, il corretto inquadramento dell’elezione del Presidente».
Un’altra domanda dalla quale non puoi sfuggire, soprattutto diciamo per la tua professione, per il peso che comunque hai nella categoria. Abbiamo vissuto momenti solitudine e di abbandono per la proroga del Tribunale di Ischia, le dichiarazioni del Presidente Buono due erano state chiare. Dal tuo punto di vista, che accade al tribunale di Ischia.
«Praticamente da parte del corpo giudicante vi è una netta visione negativa per il Tribunale di Ischia. Praticamente se dovessimo affidarci ai giudici, credo che la Sezione di Ischia sarebbe già chiusa. Spero ci sia un ripensamento da parte della politica perché noi non possiamo come isola perdere un presidio così importante, anche perché quello che io temo è che se noi, come isola, molliamo su questo, domani cominceremo a pensare di dover mollare sull’ospedale, su qualche istituto scolastico, qualche spending review che significa ancora ridurre a breve i servizi. Perderemo Villa Romana perché praticamente la Asl, nell’ambito del processo di spending review, ha ritenuto di dovere concentrare tutto alla ex clinica San Giovan Giuseppe. Insomma, se si molla su un aspetto, poi come la corona del Rosario vengono man mano le voglie di diminuire, di tagliare le spese. Allora noi dobbiamo mantenere duro. Proprio perché non possiamo consentirci di perdere il tribunale in quanto tribunale, ma perché dopo il tribunale noi non possiamo permetterci il rischio di perdere anche qualcos’altro».
Ultima considerazione conclusiva. Vediamo un periodo di ripartenza, diciamo così, sembra che in qualche modo, nonostante il contagio si allarghi, riacquistiamo attimi di vita normale. Qualcuno protesta, c’è un po’ di confusione ancora. Come la vedi questa ripartenza?
«Io mi sono vaccinato e credo nella scienza e nelle sue indicazioni. Mi sono vaccinato anche se con preoccupazione perché non avevo fatto mai neanche il vaccino antinfluenzale. Non ho mai avuto un’influenza, evidentemente ho sempre avuto un buon sistema immunitario. Però questa volta ho dovuto farla perché ritenevo che fosse giusto. Credo che lentamente si stia uscendo da questa pandemia, da quelli che sono gli ultimi report dei virologi e del Ministero della Sanità. Certamente la ripartenza sarà lenta, noi sull’isola lo avvertiremo ancora di più, anche perché la ripartenza sta per coincidere con la stagione turistica. Certo, dovremo vedere a Pasqua che cosa accadrà. Dovremmo sapere sfruttare anche l’eco della vicina isola di Procida che è stata nominata Capitale della cultura. Credo che ci sia anche da considerare che molti italiani le loro vacanze e il loro periodo di relax, anche brevi, non le faranno all’estero, ma probabilmente sempre all’interno del territorio nazionale. E Ischia resta sempre una delle mete privilegiate. Credo che un segnale di speranza lo si possa dare non nell’immediato, ma probabilmente a Pasqua».