mercoledì, Dicembre 25, 2024

Giosi Ferrandino: «Sono io che voglio un processo veloce, perché sono innocente!»

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[intro]Quello che è accaduto prima e dopo l’udienza di ieri. Imputati, pubblico ministero e difensori attenti alle parole del presidente Pellecchia. Massima disponibilità, ma tempi celeri e rispetto del collegio[/intro]

PAOLO MOSE’ | Giosi Ferrandino e Silvano Arcamone sono arrivati in tribunale di prima mattina. Con largo anticipo. Per affrontare da subito la data “storica” del loro processo. Sono arrivati prima che il collegio raggiungesse la camera di consiglio che sta proprio alle spalle del banco della presidenza. Sono sembrati tranquilli, disponibili e anche determinati, perché consapevoli che da questo confronto pubblico può arrivare la massima riabilitazione in caso di assoluzione; ma potrebbe anche essere il contrario, nel caso in cui i giudici decidessero che qualcosa di forzato, di non chiaro sia accaduto nei rapporti intercorsi con i vertici della Cpl Concordia. Vestiti di tutto punto, eleganti e distesi. Subito dopo il loro arrivo, alla spicciolata sono comparsi ad uno ad uno i quattro difensori. Con loro hanno colloquiato fitto fitto. Mettendo a punto le ultime strategie, le impressioni e andando a ritroso nel tempo. Dall’esplosione della notifica dell’ordinanza cautelare e di tutto quello che poi ne è seguito. Con la lunga detenzione fino a quando il fascicolo con tanto di decreto di giudizio immediato non è passato nelle mani del tribunale che li giudica. Che ha pensato da subito di rimetterli di libertà. Stabilendo che non sussisteva più alcuna esigenza cautelare.

Giosi si è seduto in prima fila accanto ai suoi difensori Vignola e Furgiuele, che indossavano la toga. Dietro di loro Silvano Arcamone con abito chiaro, stretto tra i suoi difensori Tortora e Guida. Anche loro con tanto di toga a dimostrare la solennità e l’importanza di questo processo.

Dall’altra parte della barricata un solo pubblico ministero, Celeste Carrano. Magistrato dai modi gentili, una vera dama della Procura, come molti la definiscono. Ma anche un magistrato severo, che persegue senza acredine chi secondo il suo ufficio ha commesso dei reati. Senza mai una contrapposizione dura con la difesa. Disponibile e determinata ad ogni dialogo. Aperta ad ogni ragionamento, senza mai però perdere il ruolo che le è stato assegnato. E’ lei che di fatto ha preso definitivamente tra le sue mani il filone metanizzazione che riguarda allo stato i due unici imputati rimasti dal famoso blitz del marzo scorso. E’ sempre lei che ha avuto, dopo la trasmissione della parte più consistente dell’inchiesta a Modena, il compito di coordinare l’inchiesta disponendo alla polizia giudiziaria ulteriori verifiche, interrogatori di persone informate sui fatti e di verificare la consistenza del coinvolgimento di altri soggetti che hanno avuto a che fare, direttamente o indirettamente, con Casari e il resto della compagnia. Questo filone investigativo è ancora nella fase della sua evoluzione. E c’è chi sussurra che sia stata proprio lei, in accordo con la collega Giuseppina Loreto, a richiedere ulteriori provvedimenti che sarebbero ancora al vaglio del giudice per le indagini preliminari.

Celeste Carrano in quest’udienza è stata di poche parole, sufficienti a dimostrare quale è l’orientamento della Procura, ma dando la massima disponibilità al tribunale e agli stessi difensori.

C’è da dire che il presidente Pellecchia è uno dei giudici tra i più esperti e che sa gestire il dibattimento come pochi. Usando la massima distensione, un rapporto di collaborazione quando ce ne sono le occasioni, ma mostrando anche polso nei momenti clou. E’ definito da tutti un giudice terzo, che sta al di sopra delle parti. E lo ha dimostrato anche in quest’occasione, in quei pochi minuti che ha trattato l’udienza che riguarda il sindaco e il tecnico del comune d’Ischia. Mentre i due giudici a latere durante tutto il periodo hanno continuato a leggere atti, a confabulare tra loro allorquando si è dovuto decidete sui tempi del rinvio. E concordando all’unisono la data del 20 ottobre. Mostrando quella disponibilità a trattare un processo sì delicato, ma svolgendolo al tempo stesso nella forma più tranquilla possibile per arrivare in tempi altrettanto rapidi alla sentenza.

In quest’atmosfera si sono innestati alcuni rappresentanti dell’informazione che intendono seguire l’evolversi di questa lunga galoppata che si costellerà soprattutto di testimonianze chiave, che possono essere definite tali se non supportate da riscontri documentali e dalle famose intercettazioni telefoniche ed ambientali. La trascrizione di queste ultime dovrebbe essere “illuminante”. Sarà una scelta del pubblico ministero e della difesa elencare le telefonate che si intendono far trascrivere da un perito nominato per l’occasione dai giudici. E non sono da meno le ambientali, che sono state riportate nelle numerosissime pagine dell’ordinanza cautelare.

Un’atmosfera distesa che si è protratta in questi dieci minuti e si è visto in questo arco di tempo che il presidente ha le idee chiare su come dovrà andare avanti il processo. Dando delle scadenze su cosa bisogna fare nei prossimi due incontri, quando si affronteranno le eccezioni (se ci saranno) e sui mezzi di prova. Che sono i binari su cui scorrerà il convoglio del processo della metanizzazione legato agli imputati isolani.

Al termine dell’udienza tutti si sono mostrati soddisfatti, hanno mostrato una particolare distensione, tanto da decidere di recarsi al bar per un caffé. Particolarmente soddisfatto è stato Giosi Ferrandino, che ha detto al cronista: «Dici questa volta che sono io che voglio fare il processo in tempi brevi. Non ho alcuna intenzione di prendere tempo, di procrastinare il dibattimento per ottenere una prescrizione. A me non interessa questo risultato, io sono innocente e voglio dimostrarlo!».

1 COMMENT

  1. Innocente o no, è politicamente inopportuno che la tua famiglia si sia pappata mezzo milione di euro piovuti dal cielo. Mi auguro che la sua sciagurata carriera politica si fermi qui.

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