domenica, Dicembre 22, 2024

Giovanni Legnini: “Ischia, ecco perché è la ricostruzione più difficile”

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La verità del commissario. L’avvocato del PD scarica la Regione (chiedete a loro), rivendica il suo operato (ora abbiamo gli strumenti) e guarda al 31 dicembre

Ida Trofa | Anche le tragedie, i drammi, un terremoto può aprire vecchie ferite, riportare a galla antichi rancori, il razzismo delle istituzioni, dell’intellighenzia che ci ha condannato, maltrattato e violentato per affermare i suoi principi, il pregiudizio sul terremoto di quartiere, il dramma abusivo e la questione meridionale che si fa discriminazione anche nel dolore. Che si fa questione terremotata.
Ischia è stata maltrattata, peggio di ogni altro terremoto italiano. Complici gli idioti locali, gli esaltati funzionali al caos, i narcisisti, direbbe Massimo Gemellini, che ci ha privato di ogni diritto condannandoci a rincorrere anche l’ovvio. A quasi un anno dalla sua investitura, è il terzo commissario al sisma Ischia 2017 a consegnarci quella che oggi è anche la sua verità: “Ischia, ti hanno trattato male!”.
La verità del Commissario che scarica la Regione (chiedete a loro il Piano di Ricostruzione), rivendica il suo operato (ora abbiamo gli strumenti) e guarda al 31 dicembre.

Onorevole, il suo mandato è in scadenza, lei è l’uomo del PD. Dopo l’esito del voto che ci consegna un governo di destra, il sistema delle nomine italiane pone una seria opzione anche sul futuro della gestione terremoti. La riforma con il libro unico, ma anche il suo incarico. Sarà riconfermato?
“Voglio lanciare un messaggio chiaro: il mio mandato scade il 31 dicembre. Io lavorerò in modo pieno e senza soste fino al 31 dicembre! Per cui, se qualcuno, non mi riferisco alla politica, mi riferisco a chi deve fare le cose, si mettesse in attesa del di quello che accade dopo… ebbene, commetterebbe un errore. In questi due mesi e mezzo noi continueremo a lavorare, anche fosse per completare una fase di ridisegno di tutte le procedure. Quindi io lavorerò, esattamente, fino all’ultimo giorno del mandato che mi è stato conferito in modo tranquillo e pieno, senza stare in attesa di che cosa succederà. Poi la decisone su chi debba fare il commissario non spetta a me”

C’è stata interlocuzione con il nuovo governo di Giorgia Meloni?
“Al nuovo governo relazionerò con puntualità qual è lo stato dell’arte. Ovviamente le interlocuzioni sono doverose. Ma non le ho ancora avviate. Ringrazio i sindaci del cratere, il commissario prefettizio di Casamicciola Terme per il sostegno che hanno manifestato nei miei riguardi. Ma io non non sto qui a chiedere incarichi o conferme. Io sono a disposizione delle istituzioni, ho smesso attività politica da due anni e mezzo da quando sono stati nominato e, prima ancora, l’avevo dismessa e perché svolgono un servizio alle istituzioni. Sono stato nominato da due governi, non uno, il governo Conte 2 ed il governo Draghi. Adesso decide il nuovo governo. Deciderà in assoluta la serenità, scienza e coscienza, l’importante è garantire il risultato del lavoro che si deve svolgere”.

Assolutamente. La domanda non era per indicare una scadenza legata a un nome, all’uomo o al politico, ma legata al timore di perdere certezze per un istituto, la ricostruzione che potrebbe, ancora perdere certezze come è stato con lo Stato d’Emergenza che ci è stato tolto per un affare politico.
“Assolutamente vero…”

Parlando ancora di scadenze e di termini. Cosa cambia e che conseguenze può avere sulla legge Genova che regolamenta la ricostruzione di Ischia la scadenza del 31 dicembre?
“La norma non scade, la norma è vigente. Scade la struttura e questo riguarda tutte le strutture emergenziali. Diciamo che Ischia non ha lo Stato di Emergenza ma ogni anno occorre il rinnovo. Quindi non è solo lo straordinario che deve essere rinnovato, nella mia persona o un’altra persona, poco importa, è la struttura che va rinnovata. Quindi riguarda quello che lei diceva riguardo al personale dei comuni, le strutture commissariali. Ci vuole il decreto il Presidente del Consiglio dei ministri che, sulla scorta della norma che sarà contenuta nella legge di bilancio, prorogherà come è accaduto negli anni passati. È così per il centro Italia, è così per l’Aquila, è così per l’Emilia, è così per Catania ed è così per Ischia.
Questa considerazione che mi state facendo mi porta a dire un’altra cosa che è molto rilevante, per la quale io mi sono battuto in questi mesi. Ovvero l’approvazione del codice delle ricostruzioni. Questo è il vero passaggio fondamentale. Il governo Draghi ha approvato, in uno degli ultimi Consigli dei Ministri, il disegno di legge delega della ricostruzione. Io personalmente insieme a Fabrizio Curcio, capo dipartimento della protezione civile e ad Elisa Grande, capo di Casa Italia, abbiamo aiutato il governo ad elaborare questo testo. Il testo prevede l’istituzione del dipartimento delle ricostruzioni che potrebbe sostituire la struttura commissariale. Secondo me sarebbe una riforma molto positiva per il nostro paese che eviterebbe terremotati di serie A terremotati di serie B. Tutti avrebbero gli stessi diritti, tutti con le stesse procedure, tutti coordinati da una struttura centrale ma questa è riforma appunto che spetta al nuovo governo e il nuovo parlamento”.

Adesso che il traguardo del primo anno da commissario anche del più piccolo cratere di Italia, della scadenza, anche del suo mandato, è vicina ci può dire nel dettaglio perché, secondo lei, la ricostruzione di Ischia è la più difficile?
“Per ragioni del tutto evidenti, molto evidenti: una concentrazione di problematicità che altrove non è riscontrabile. La questione dei dissesti idrogeologici, del carico urbanistico molto elevato, dei condoni, l’incertezza delle procedure, l’inefficienza delle procedure, la disomogeneità nei diritti dei cittadini. Voi ischitani siete stati trattati in modo diverso e peggiore degli altri cittadini colpiti dal terremoto. Contributo si, contributo no. Demolizione si, demolizione no. Emergenza si, emergenza no. È stata una gestione non efficace questa e queste che vi ho elencate sono le cause delle ulteriori difficoltà. Noi da sette o otto mesi, stiamo rimettendo ordine a questa disciplina. Ci siamo quasi. Adesso, anzi, sostanzialmente ci mancano dettagli e manca il Piano della Ricostruzione. Ma questo, ripeto, se, in ipotesi, il Piano non venisse approvato, la ricostruzione sarebbe comunque realizzabile per larga parte, basta che i cittadini facciamo la procedura che garantisce diritti che sono effettivi, non sulla carta, garantisce risorse che sono effettive”.

Ma che fine ha fatto questo Piano?
“Con il Piano della Ricostruzione abbiamo chiuso. Però, come diceva un autore al quale sono molto legato, Ennio Flaiano, uno dei geni della cultura del 900, lo dico non perché di origine abruzzese, ma perché appartiene a tutti gli italiani: “non chiedetemi come andrà a finire, perché già ci siamo”! Allora, se mi chiedete: si può fare la ricostruzione? Io vi dico: si. Se mi chiedete: con quale procedura? Io vi dico: con quelle che ci sono. Se poi volete sapere con quali risorse, vi spiego che per una parte ci sono già le risorse, per un’altra parte devono essere chieste. Infine, se mi chiedete con quale diritti si ricostruisce, anche per questo, adesso è più chiaro: tutti hanno diritto al 100% dei contributi. Prima non era così. Adesso abbiamo aggredito tutti i nodi, i mali antichi di questo territorio, il rischio sismico, il dissesto idrogeologico, l’eccessivo carico urbanistico in alcuni siti. A queste domande deve dare risposte il Piano di Ricostruzione ed è ora di farlo questo Piano di Ricostruzione”.

Nel merito di questo piano regionale, le zonizzazioni etc, atteso che non si conoscono i criteri e le valutazioni di queste mani regionali su cui abbiamo modo di dubitare, quale è il processo?
“Lunedì abbiamo svolto la prima conferenza di pianificazione in Regione, a Napoli, ed è stato molto positivo che si sia insediata la conferenza di pianificazione a cui i sindaci e il commissario prefettizio hanno preso parte, insieme alle altre istituzioni tutte. Con la Regione, ovviamente, che presiede, abbiamo fatto una discussione preliminare e abbiamo aggiornato alla settimana prossima per acclarare. Io mi auguravo che si potesse già fare lunedì, ma è lo stesso fra cinque giorni. Ci serve per acclarare due piante planimetrie di base che ci porteranno a superare le ultime perplessità che i tecnici ci sollevavano ed in particolare con questi contenuti avremo l’indicazione dei fabbricati che potenzialmente dovranno essere delocalizzati. Perché utilizzo questa parola “potenzialmente”? Perché, poi, effettivamente lo stabilirà il Piano che sarà approvato se lo saranno, tutte o una parte, delocalizzate. Posso già anticiparvi che il numero degli edifici che la Regione, sulla base delle valutazioni che sta facendo, ritiene potenzialmente delocalizzabili. La decisione che è molto impegnativa parla di un numero che oscillerà tra 100 e 150 edifici. Abbiamo chiesto alla Regione, lo hanno chiesto i sindaci, l’ho chiesto io e il commissario prefettizio, di dare certezza a questo dato di partenza, perché girano troppe carte, troppe rappresentazioni fuorvianti. La Ragione si è impegnato a trasmettercele, già mercoledì 26 o giovedì 27 ottobre, formalmente, questa planimetria di base servirà per prendere atto e approvarlo la settimana prossima. Mi auguro che ci riusciremo. L’altra planimetria riguarda l’individuazione delle unità minime di intervento, gli aggregati, che è una cosa molto importante perché consente di individuare quali devono essere le progettazioni unitarie per ragioni di sicurezza sismica, per ragioni tecniche di costruzione. Come sapete vige questa disciplina degli aggregati edilizi che devono riunirsi in consorzio e devono presentare un unico progetto. Ebbene, questa planimetria, conterrà l’indicazione delle unità minime di intervento UMI che rappresenteranno la fotografia di ciò che è nella realtà. È un contributo molto rilevante, lo dico anche il rapporto ad altre ricostruzioni di cui mi occupo, perché in altri territori è la forma degli aggregati è un processo lungo. Invece in questo modo avremo in un’unica planimetria questa rappresentazione a disposizione dei cittadini questo è il terzo”.

Ma sono correggibili?
“Assolutamente si. Nel merito delle due planimetrie, noi non le approviamo, le recepiamo. Le recepiamo al fine di dare certezza. A che cosa? Non alle pratiche, ai progetti che possono essere presentati, ma a quelle che non possono essere, al momento, presentate. Ci siamo chiariti con il sindaco Del Deo, il sindaco Pascale e la dottoressa Calcaterra. L’abbiamo chiesto lunedì esplicitamente in quella conferenza dove io ho una posizione non di guida, affidata alla Regione, ma diciamo di affiancamento. Prenderemo atto di quelle planimetrie ai fini nostri, della procedura di ricostruzione. Subito dopo, nei giorni seguenti, i comuni faranno avvenire le osservazioni alla proposta di Piano e poi la Regione adotterà il Piano e poi partirà la procedura di consultazione dei cittadini, dei tecnici ed infine l’approvazione definitiva. Quindi, non solo sarà possibile formulare osservazione, ma è doveroso formulare osservazione. C’è tutto il tempo per formulare osservazioni, sia osservazioni preliminari, da parte dei comuni, dei sindaci, sia osservazione formali dopo l’adozione come prevede la legge l’ordine”.

L’assurdità di una ricostruzione fondata sulle contraddizioni e il rischio che il diritto a ricostruire del cittadino venga calpestato da un Piano avocato a sè dalla Regione Campania senza un’opportuna trasparenza.
“Adesso è inutile stare a discutere, leggiamolo questo Piano. Perché, altrimenti, non si può dire che è un Piano sbagliato, quando ancora ci viene dato. Sono sicuro che sarà corposo e dovrà contenere molte delle indicazioni richieste come il contrasto al dissesto idrogeologico. E per il piano dei condoni, vale quello che ho detto già. Noi adesso abbiamo 120 pratiche di condono da esaminare, condoni maturi e i progettisti possono presentare il progetto. Non ha bisogno di un piano condoni, semmai ci sarà bisogno, su questo stiamo già ratinando, assumere un’ulteriore decisione, ma è solo un elemento di razionalità, di fronte agli aggregati. E conosceremo gli aggregati nei prossimi giorni. Tutte cose che si potevano fare tre anni fa, quattro anni fa. Con il Piano, diciamo, che si potrà fare questo passo ulteriore. Sono abbastanza fiducioso, ormai abbiamo imboccato la via che porta ad una definizione ragionevole”.

Insomma, per Ischia manca sempre qualcosa?
“Vorrei ricordare solo che abbiamo già ottenuto risultati importanti. Il terzo condono non era applicabile, abbiamo ottenuto che fosse applicabile. I fabbricati ed il parere paesaggistico per tutte le ricostruzioni conformi erano richiesti, adesso non è più richiesto. La Soprintendenza diceva che il parere devono essere chiesto sugli edifici ante 45 e abbiamo risolto anche questo tema. Quarto, le demolizioni e ricostruzioni non erano finanziabili e ora sono finanziabili. Prima la procedura era lenta e adesso la procedura va veloce. Potrei elencare tante altre cose, vi dico che abbiamo aggredito tutti i nodi, qualcosa rimane da fare. Adesso bisogna progettare la ricostruzione pubblica e privata”

Con la questioni UMI ed aggregati unitamente all’affare condoni, può generarsi il fenomeno dello stallo complessivo sulla criticità che può riguardare solo una minima parte? In molti hanno sottovalutato la necessità di evitare che un singolo caso paralizzi il diritto di altri può essere un discrimine?
“Ripeto adesso noi siamo nelle condizioni di dirlo. Abbiamo cominciato martedì ad esaminare i condoni in conferenza preliminare. Io penso che noi dovremmo dare un sostegno in più a queste situazioni ed evitare, come lei dice, di fare in modo che qualcuno possa paralizzare il diritto di altri a ricostruire. Io penso che l’unico strumento su cui possiamo far leva, ragionevolmente, è un robusto potere sostituto nei confronti di chi impedisce che la procedura si sblocchi. Lo vedremo”.

Ischia non è solo ricostruzione privata. Ci spiega perché anche la ricostruzione pubblica è ferma?
“La Ricostruzione pubblica è ferma e ordinanze speciali che dovevo già fare, non sono state varate perché i comuni e gli enti attuatori come il Mibact hanno bisogno di fare istruttorie approfondite”.

Qual è la stima del danno complessivo del terremoto di Ischia.
“La Somma complessiva è fatta sulla base di previsioni rese su elementi di certezza e presuntivi (250/300 progetti che non hanno presentato manifestazione ma ci sono e sono compresi edifici pubblici) a seguire le previsione opere urbanizzazione e mitigazione quelle previsioni di massima, potranno diventare stime dopo la approvazione del Piano sulla base il danno ischia per circa un miliardo. Primo vero dato ottenuto sul danno causato dall’evento del 2017). Chiederò al nuovo governo stanziamento di 150 milioni, 200 per il prossimo anno e 250 milioni per quell’altro anno a venire, per circa 600 milioni”.

Gli italiani, si sa, riescono a spaventarsi per un pericolo alla volta. Veniamo dopo il virus, la guerra russo-ucraina, i migranti, giustamente, veniamo persino dopo i mondiali di calcio e il tennis… Sono passati ormai cinque anni. Il tempo perso non si potrà recuperare. Il terremoto di Ischia è finito in fondo alla lista delle paure italiche, delle urgenze da affrontare e persino dei sentimenti di dolore. Ancora costretti a rincorrere. Siamo stati maltrattati, ci hanno rubato un pezzo di vita, distrutto la quotidianità e opzionato il futuro. E ora che lo hanno ammesso, lo ha ammesso anche Legnini, poco o nulla cambia: restiamo condannati a rincorrere e lottare.

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