domenica, Novembre 24, 2024

“Giù le mani dalla chiesa della Pietà a Marina Grande”. Il grido di denuncia dello scrittore e medico isolano Giacomo Retaggio

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Chiese vuote, pochi preti e la possibilità di correre ai ripari provando a razionalizzare un po’ le oltre otto parrocchie esistenti sul territorio isolano. E’ bastato un articolo del giornale locale Procida Oggi ha riaccendere il dibattito sul territorio sul fatto di mettere mano negli anni a venire ad un parziale ridimensionamento del numero delle parrocchie operanti a Procida. Nella sostanza avviene già con quattro sacerdoti che devono dividersi per più parrocchie cercando di fare il possibile.

Nel merito si pone l’accento parlando del PIO MONTE DEI MARINAI di trasformare la Chiesa di San Giovanni Battista e della Pietà, da parrocchia a Rettoria, il che significa che non si celebreranno più comunioni, matrimoni, cresime e battesimi. Si tratta di un passaggio giuridico formale che rispecchia anche la tendenza demografica dell’isola che si svuota sempre di più di residenti e di parrocchiani. Attorno a questa storica chiesa negli ultimi dieci anni sono sorti tanti bed and breakfast, stanze in affitto, punti turistici, negozi con un gran viavai di persone ma, allo stesso tempo, una diminuzione di fatto dei residenti, di famiglie, di coppie di sposi, di ragazzi.

Premettendo che ogni decisione spetti alla curia di Napoli, il fatto in se ha suscitato non pochi commenti e qualche malcontento come quello che ha scritto sul suo profilo social il dott. Giacomo Retaggio, medico e scrittore locale:

“Giù LE MANI DALLA CHIESA DELLA PIETà A SèNT’Cò!” mi vie voglia di urlare con quanta voce ho in gola. Verso mezzogiorno mi arriva una telefonata allarmata di don Giovanni, parroco da diversi anni di questa chiesa. il pover’uomo è allarmato e preoccupato per via di un articolo di un giornale locale che, prendendo in esame la situazione del Pio monte dei marinai, annesso a questa chiesa, fa una disamina della situazione delle chiese in esubero a Procida rispetto al numero ristretto di preti.

Tra l’altro l’articolista si preoccupa che la condizione di affanno in cui versa la chiesa procidana in genere possa causare dei danni morali ed un decremento della fede religiosa. Mi è sembrato di capire dalle parole concitate di don Giovanni che sarebbe stata avanzata una proposta secondo cui la chiesa della Pietà verrebbe declassata a “Rettoria”, una sorta di “dependance”, perdendo così il titolo di parrocchia che resterebbe invece a San Leonardo con la quale verrebbe accorpata.

Ora, dico io, la chiesa della Pietà è un monumento civile, storico, religioso della nostra isola. È proprio il caso di dare corpo a questa indecente proposta? I nostri antenati che l’hanno voluta si staranno rivoltando nella tomba. Le loro ossa fremono di degno. il diventare “Rettoria” rappresenta un grave scadimento di prestigio che sicuramente non si addice ad una realtà come la chiesa della Pietà. Essa per secoli, ed ancora oggi, è stata l’anima di Procida; le sue campane hanno sottolineato gioie e lutti di una comunità come quella procidana che affonda le sue radici nel mare.

Esse suonavano festose al rientro dei velieri procidani dalle rotte di tutto il mondo: e sempre ilo suono delle sue campane faceva da faro acustico per le navi in transito durante le giornate di nebbia. Questa chiesa è una realtà che gronda di storia, di civiltà, di umanità e di fede religiosa.

Queste sono le caratteristiche dei nostri padri che ci hanno guidato ed accompagnato fino ad oggi. Come si può sottacere tutto questo bagaglio di sentimenti di un popolo tutto? Giù le mani dalla chiesa della Pietà!  lo grido di nuovo affinché tutti i Procidani degni di questo nome lo capiscano. Procida ha una cultura vastissima e profondissima, basata da sempre sulla chiesa e sul mare. Facciamo in modo da non perderla.

So benissimo che a Napoli ci sono molte “Rettorie”, ma a Procida è un’altra cosa. Tutte le soluzioni possono essere buone, ma bisogna valutare i pro e i contro. Ricordo, io che ho qualche annetto, che qualche anno fa si parlava del carcere che da “palla al piede si sarebbe trasformato in una palla gol!” e poi ancora quando lo stabile passò al Comune molti gridarono l'”Alleluia” di giubilo. Io piansi e parlai di una Ferrari regalata ad un clochard.

Dispiace dirlo, ma fui profeta. Il carcere è ancora là, sta cadendo a pezzi. Ogni volta che vi entro ed attraverso i corridoi ventosi mi prende un morso allo stomaco. Solo i gatti si aggirano felici. Amici che mi leggete cerchiamo di non fare la stessa fine anche con la chiesa della Pietà. I Procidani non lo meritano!

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