L’Intervento di Luciano Castaldi
Ieri pomeriggio il Vescovo di Ischia Pietro Lagnese ha solennemente aperto la “porta santa” della Misericordia nella Cattedrale di Ischia.
Si inaugura così un anno importante anche per quella “periferia esistenziale” che è diventata l’isola d’Ischia. Un periodo nel quale si spera che vi sia spazio anche per una profonda riflessione sullo stato di salute della nostra chiesa locale.
Diciamocelo francamente i cattolici, a Ischia come altrove, pur essendo quattro gatti, sono quanto mai divisi e l’un contro l’altro armati. E se è pur vero, che il nostro è il tempo della confusione e della dissacrazione, del vuoto e della crisi, dagli uomini di Dio ci si aspetta che sappiano mantenere fermo –almeno loro- il timone della barca. Spiace dirlo, ma tra i cattolici di Ischia sembra invece spesso prevalere il “noi contro noi stessi”, come disse una volta un sacerdote isolano durante una visita “ad limina” al papa Pio IX. C’è dunque da fare un profondo esame di coscienza e chiedersi a cosa sia dovuta questa mancanza di unità e armonia. Forse manca proprio quella misericordia di cui tanto si parla? Forse, anche tra i preti, non si fa nulla per smussare gli spigoli dei rispettivi caratteri? Forse chi comanda la baracca dimentica che siamo tutti (buoni e cattivi) figli di un unico Padre? Forse si pretende di avere sempre ragione anche quando si ha torto? Le cronache ecclesiali degli ultimi mesi sono davvero emblematiche. Basti pensare ai metodi, a dir poco, giacobini con quali si è voluto mettere sotto processo due sacerdoti accusati di reati vergognosi. Sia chiaro: è sempre bello fare pulizia, battersi per la giustizia e contro gli scandali. E tuttavia non bisognerebbe mai dimenticare, accanto appunto al dovere di fare giustizia, anche quella santa prudenza, un tempo considerata virtù cardinale. Soprattutto non bisognerebbe mai dimenticare che le opere di misericordia spirituale, prevedono (eventualmente) il dovere di “ammonire i peccatori”. Ammonire, appunto. Non massacrare. E, invece, proprio da parte di chi tanto predica il dialogo e la carità, quanto furore!
Scriveva Giuseppe Allamano (1851-1926), sacerdote e fondatore: “Che cos’è una comunità senza carità fraterna? Un purgatorio o meglio un inferno anticipato”. Ecco, l’ho detto!
Ci vorrebbe tra di noi tanta “carità fraterna”. Ma detta carità richiede umiltà, e l’umiltà richiede esercizio. Invece tra chi si ostina a varcare il portone di una chiesa prevale sovente l’impulso a sentirsi lui, e non Cristo, il fondatore del cristianesimo. E così si va avanti a rispondere per le rime, a mettere i puntini sulle “i”, a non sopportare, a mancare di rispetto, a vendicarsi. Sì, addirittura a vendicarsi. Davvero è strettissima e difficilissima la via per il Regno dei Cieli! Ma senza il giusto lubrificante della “carità fraterna”, come diceva il Beato Allamano, il cammino diventa un purgatorio; anzi, un inferno.
Allora, il mio pensiero, in questa giornata di festa, va a chi negli ultimi mesi ha molto sofferto a causa delle “novità” apportate a Ischia dalla chiesa della falsa tenerezza. Una chiesa tenera, ma evidentemente in debito di carità, come conferma il doloroso caso dei Francescani dell’Immacolata.
Il mio pensiero va perciò ancora una volta ai seminaristi in talare espulsi senza motivo dai seminari. Va ai sacerdoti allontanati, processati, esclusi. Il mio pensiero va ai preti che hanno preferito cambiare aria… a quelli offesi, isolati, umiliati e irrisi da chi parla di dialogo con tutti, tranne che coi vicini di banco.
Il mio pensiero va a tutti quei cattolici che non ci capiscono più niente e che soffrono tanto perché, dopo aver avuto -per usare una bella espressione utilizzata da un amico- un padre ricco di talenti, virtù e tenerezza, sono sempre più insofferenti nei confronti di un padre adottivo mediocre, pasticcione, burbero con i suoi e morbosamente affettuoso con gli estranei per il semplice gusto di sperimentare un improponibile modello di famiglia allargata.
Il mio pensiero va ancora a quei credenti che hanno bisogno (come chi scrive) di tanta misericordia e di perdono, ma che battono sul proprio petto, non su quello degli altri, “del sistema”, dei “ricchi”, “degli sfruttatori”…. Il mio pensiero va ancora a chi partecipa alla Santa Messa e puntualmente si vede puntato il dito contro dal celebrante che gli ricorda che “andare a messa non serve”, che bisogna “uscire”, anche se non si capisce bene per andar dove e soprattutto per fare che cosa.
Il mio pensiero va a chi… non è colpa sua se non è nato “profugo”…”immigrato”… “musulmano”… o buddista.
Il mio pensiero va alle ultime vecchine che ancora sgranano rosari. Meschinelle! Una volta erano loro che si scandalizzavano. Ora sono loro a destare scandalo (sic!) perché (orrore!) continuano a ripetere avepatergloria e ancora credono nelle apparizioni della Madonna! Quella stessa Madonna che, senza chiedere il permesso ai teologi alla moda, continua a farsi vedere e a chiedere quel rosario che tanto fastidio provoca in certi pretini d’assalto…
Il mio pensiero va agli ammalati della nostra diocesi che non vedranno mai il sacerdote al loro capezzale, perché (quando tutto va bene) a portare l’Eucarestia arriva il “ministro” straordinario (sic!). Il mio pensiero va dunque a chi naviga controcorrente! Perché, sa, che oggi la vera rivoluzione è credere nella Tradizione. Entriamo dunque nella porta santa non per far esplodere la propria oicofobia, l’odio per la propria casa, che poi è la Casa del Padre. Entriamo, nella consapevolezza che per essere buoni cristiani non occorre diventare pessimi protestanti. Oggi, che vanno tanto di moda i così preti detti di strada, il mio pensiero va ancora una volta al Don Camillo di Mondo Piccolo e a tutti i “doncamilli” della nostra isola che tirano dritto anche se non è facile in questo nostro tempo di cecuziente superbia. Basta poco per perdere la bussola e smarrirsi, soprattutto perchè la grandezza del male sta proprio nell’avere lo stesso fascino di quella del bene.
“Cammina don Camillo- gli fa dire Guareschi al suo Cristo- cammina diritto per le Strade del Signore(…) e se, ad un tratto, ti trovi solo perché gli altri che camminavano al tuo fianco sono usciti dalla strada del Signore per prendere una scorciatoia, rattristati, ma rimani nella strada del Signore. (…) Chi, pur per un istante esce dalla strada del Bene, cammina nella strada del Male”.
Dunque, entriamo nella porta santa, prostriamoci anche noi davanti al Cristo dell’altare maggiore come faceva Don Camillo, apriamo il nostro cuore solo a Lui.
Noi, da soli, non siamo più capaci di scegliere la strada giusta.
Il mio pensiero a chi si continua ad autoreferenziare, parlando e sparlando dei cattolici, sentendosi portatore della verità solo per aver letto qualche libro rigorosamente selezionato tra quelli pieni dei propri convincimenti e che non ha ancora compreso che “il dubbio” è quello che porta avanti l’umanità anche cattolica, che è fortunatamente cambiata e chiede il rispetto delle regole e la trasparenza nella gestione del Credo, delle sue finanze e della sua etica.
Carissimo “Luca”,
prima di tutto grazie per l’attenzione e per il tuo commento. Mmi permetto un po’ di familiarità, perchè da quel che leggo, capisco che mi conosci molto bene. Così bene che scruti a fondo la mia coscienza. Riesci a vedere persino negli angoli più reconditi della mia (peraltro piccolissima)biblioteca. Entri nel mio cuore, manco fossi il “Padreterno”. Grazie per l’arguzia, l’intelligenza e le giuste pungolature. E’ chiaro che ce l’hai con me, anche se eviti di affondare il colpo. Ma anche di questo di ringrazio.
Leggerò altre mille volte il “pezzo” di cui sopra e proverò a capire in che modo mi sono “autocelebrato”. Lo farò con l’umiltà dell’autodidatta (quale sono) sempre pronto ad accettare qualche buon libro selezionato anche al di fuori dei “miei” convincimenti. Accetterò, a maggior ragione, da chi dimostra una preparazione altissima, purissima, levissima. Così “alta” dal poter giudicare il grado di “sincerità” e preparazione degli altri.(Qui mi viene un “dubbio”: forse non sono il solo ad avere una grande “autostima”, diciamo così).
Sui libri, non scherzo. Se hai modo di farmene avere qualcuno, puoi recapitarli (anche in forma anonima, visto che sei più a tuo agio) presso la redazione de Il Dispari.
Penso che sia l’umiltà e non “il dubbio” elevato a dogma, a farci fare veramente passi in avanti. E’ questa, solo un’opinione, sia chiaro.
Tu scrivi: rispetto delle regole e della trasparenza. Io sottoscrivo.
E mi chiedo: dove e quando ho affermato il contrario?
Personalmente mi sono sempre battuto per questi principi. E, infatti, io sono per l’abolizione dei segreti bancari e, persino, di quella nei conclavi. Ad iniziare dall’ultimo.
Trasparenza, eticità. Aggiungo il coraggio.
Personalmente, (correndo sovente il rischio di essere sovente equivocato e ridicolizzato) ci provo, mettendo sempre nome, cognome e foto ad ogni mio scritto.
SANTE FESTE!