martedì, Novembre 5, 2024

Giuseppe Di Meglio: “Mappatura degli abusi? Innescherà una nuova pastoia burocratica”

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l’avvocato analizza la nuova proposta di legge “ferma ruspe” e mette in allerta sui pericoli. "Come cittadino e come avvocato, non apprezzo la condotta dei Comuni della nostra Isola, i quali devono rivendicare la autonomia dei propri poteri rispetto alla Autorità Giudiziaria, in quanto la Procura non può imporre all'ente locale di eseguire le demolizioni in esecuzione di sentenze che essa ha scelto di eseguire, a macchia di leopardo"

Con l’avvocato Giuseppe Di Meglio, commentiamo l’ultima proposta di legge che prova a cambiare lo stato delle cose sulla questione demolizione degli abusi. E, nello specifico, proviamo anche comprendere quelli che potrebbero essere i rischi futuri partendo, però, dagli errori del passato. Un’analisi lucida, severa e serena che mette in chiaro diversi punti.

La questione abbattimenti è molto complessa e i cittadini, spesso, sono coinvolti in un inferno di voci e di regole che molte volte sembrano poco comprensibili. La nuova proposta di legge presentata dagli onorevoli Zinzi e Cantalamessa può essere una soluzione al problema?
“La proposta depositata dai Deputati Zinzi e Cantalamessa è motivata dalla esigenza di ridurre la forte pressione, che ha risvolti sociali, della Procura della Repubblica, che dopo la alluvione del 26.11.2022, ha dato impulso alla macchina degli abbattimenti perché essa vada avanti speditamente, in quanto si parte dal presupposto indimostrato che l’abusivismo sia automaticamente devastazione del territorio e manomissione degli equilibri territoriali e geologici. Non è così perché nella Isola di Ischia si è in presenza in genere di piccole costruzioni, realizzate per fare fronte alla esigenza di vita di avere una propria casa e nella Isola di Ischia dall’entrata in vigore del “Galassino” del 27.3.1985 è inibita la realizzazione di costruzioni con nuovi volumi. Nasce, quindi, la necessità di fare chiarezza e di stabilire quali siano i poteri della Procura delle Repubblica.

L’art. 31, comma 9, del DPR 380/01 prevede che con la sentenza di condanna sia ordinata la demolizione non altrimenti eseguita. Si tratta di una sanzione accessoria della condanna penale e, quindi, essa si prescrive con il decorso dei dieci anni dal passaggio in giudicato del titolo ai sensi dell’art. 172 cp. Invece, la Cassazione, così coprendo i ritardi della Procura, ha avvallato la interpretazione che si tratti della sanzione amministrativa, che promana dai Comuni, la quale è, invece, imprescrittibile e, quindi, si arriva al paradosso che essa possa essere eseguita anche dopo 30 anni. Vi è, perciò, la necessità che il legislatore prenda posizione sul punto, non resti inerte a fronte dello straripamento di potere della Autorità Giudiziaria penale in quello proprio dei Comuni, con una autonoma interpretazione pone rimedio ai ritardi delle Procure. La estinzione della sanzione accessoria della sentenza di condanna opera automaticamente e, quindi, decorsi dieci anni le pratiche debbono essere automaticamente archiviate senza ulteriori procedimenti con incidenti di esecuzione, ordinanze e ricorsi alla stessa Corte di Cassazione. L’intervento del legislatore serve per mettere ordine, dare certezza e rispettare le diverse competenze degli organi dello stato e passa, quindi, attraverso la integrazione dell’articolo 31, comma 9, del DPR 380/01 con la precisazione che la sentenza penale irroga. a titolo di sanzione accessoria, la demolizione.”

Abbiamo letto che questa legge prevede una gradazione delle demolizioni e una mappatura degli abusi. Qual è la sua valutazione? Proviamo a dividere i due aspetti. Cosa ne pensa della graduazione?
“Non vi è dubbio che la graduazione sia indispensabile proprio perché proprio per le case di abitazione e le attività produttive, le demolizioni sono punitive poiché l’abusivismo è anche frutto della inadeguatezza del potere di programmazione dei bisogni; creano problemi di sopravvivenza e danneggiano la possibilità di lavorare, costituiscono un depauperamento della società civile. Gli effetti sono tanto più gravi poiché non esistono più interventi di edilizia popolare e di edilizia convenzionata.

I Comuni della Isola di Ischia non hanno piani per l’edilizia popolare e la edilizia convenzionata. Dalla fine degli anni settanta non sono state più costruite case popolari ( le ultime risalgono al 1979 a Campagnano), non sono state stipulate più convenzioni con le cooperative per la realizzazione degli alloggi, che nella Isola di Ischia furono volute dalla lungimiranza di due Sindaci, Enzo Mazzella a Ischia e Vincenzo Mennella a Lacco Ameno, che seppero assumersi le proprie responsabilità, e, quindi, i cittadini sono stati costretti all’abusivismo per soddisfare il primario diritto di vita, che è la casa. Se hanno costruito abusivamente lo si deve innanzitutto alla mancanza di idonei strumenti di pianificazione territoriale ed urbanistica e alla imposizione di un vicolo di inedificabilità assoluta, che non si giustifica. Il Piano Paesistico dell’8.2.1999 deve essere modificato perché costituisce una camicia di forza per la Isola di Ischia che favorisce gli abusi ed il clientelismo in quanto la politica del “chiudere un occhio” quando il cittadino costruisce, è lo strumento della pressione psicologica quando si vota facendo pesare sull’elettore una condotta compiacente. Non dovrebbe sfuggire alla Procura che Il fenomeno dell’abusivismo va lottato nella fase iniziale con intervento deciso senza che le opere siano portate a termine. Su questo piano va verificata la capacità della Procura della Repubblica di intervenire creando il deterrente psicologico.”

E della mappatura?
“Non è uno strumento indispensabile in quanto i Comuni e la Regione già dispongono di rilievi aerofotogrammetrici, fotografie aeree, dati del catasto per avere contezza delle condizioni del fenomeno e potrà avere l’effetto deleterio di innescare una nuova pastoia burocratica di cui saranno vittime i cittadini, con dispendio di nuove risorse finanziarie”.

Al netto delle leggi e degli interventi che potrebbe emettere o meno il parlamento, in questa vicenda, è evidente, c’è molto che possono fare i nostri comuni. Secondo Lei, i Comuni, stanno facendo la loro parte sotto il punto di vista dei compiti amministrativi che gli spetta? E poi le volevo chiedere, invece, cosa fa la “politica”
“Come cittadino e come avvocato, non apprezzo la condotta dei Comuni della nostra Isola, i quali devono rivendicare la autonomia dei propri poteri rispetto alla Autorità Giudiziaria, in quanto la Procura non può imporre all’ente locale di eseguire le demolizioni in esecuzione di sentenze che essa ha scelto di eseguire, a macchia di leopardo. Se il Procuratore della Repubblica intenda dare esecuzione ad una propria sentenza, ai sensi dell’art. 655 cpp, si deve servire della propria organizzazione e delle proprie risorse finanziarie per eseguire la demolizione comminata con una sentenza penale, mentre i Comuni eseguono le demolizioni delle proprie ordinanze e dal 2020 anche provvede il Prefetto servendosi del Genio Militare in via surrogatoria.

La recente riunione tenutasi presso la Presidenza della Regione Campania ha posto in evidenza una mancanza di autonomia di Regione e Comuni, i quali avrebbero dovuto chiarire che la diversità dei poteri non significa proteggere gli abusivisti, ma significa rivendicare la propria autonomia di scelta nello stabilire quali costruzioni debbano essere demolite anche con una graduazione che tenga conto delle priorità. È stato detto che i responsabili dei servizi tecnici, dopo la abolizione del reato di abuso di potere ex-art. 323 c.p., temano la azione di responsabilità innanzi alla Corte dei Conti per danno erariale. È un’ipotesi meramente astratta in quanto il danno erariale si concretizza proprio con le demolizioni eseguite a carico del contravventore senza poi riuscire a recuperare la spesa come è avvenuto il più delle volte. In sintesi, mi sarei aspettato un atto di orgoglio della autorità amministrativa per rivendicare la autonomia delle decisioni dei Comuni rispetto a quelle del Giudice della Esecuzione.”

E la politica intesa come sistema complessivo, non solo legato alle varie maggioranze?
“Purtroppo, è così: vi è una sudditanza del potere politico – al di là degli schieramenti – che mostra la sua labilità nel senso di non volere o non sapere assumere le responsabilità del proprio ruolo, denunciando le esemplificazioni ipocrite che l’abusivismo sia sempre solo ed esclusivamente speculazione. Il potere amministrativo, che controlla il territorio, deve saperlo gestire dando ai cittadini gli strumenti di pianificazione, che mancano del tutto, garantendo il lavoro ed il diritto alla casa, tutelato costituzionalmente”

Questa degli abbattimenti è una storia che va avanti da anni. Cosa è stato sbagliato secondo lei?
“La Procura non può ritenere legittimo l’esercizio del potere di esecuzione delle sentenze dopo decenni. Inoltre, vi è la palese responsabilità dei Comuni che hanno errato nella gestione dei condoni edilizi. Le approvazioni sono arrivate dopo quaranta anni per la legge 47/85 e trenta anni per la legge 724/94: naturalmente lo stato delle costruzioni è variato e la Magistrature penale sta disapplicando i provvedimenti edilizi di sanatoria, demolisce le costruzioni dopo che i cittadini hanno pagato laute parcelle, oneri concessori, danni ambientali per decine di migliaia di euro, subendo il danno e la beffa. La motivazione è che i Comuni non avrebbero potuto sanare le opere edilizie completate e ampliate dopo il termine del condono che, invece, avrebbero dovuto essere sanate con l’accertamento di conformità urbanistica, per quanto attiene le opere successive. Adesso il Governo ha offerto una ciambella di salvataggio con il D.L. del 27.5.2024.”

Non posso farmi sfuggire l’occasione e non indugio altro sulla domanda: quanto è importante salvare la Sezione Distaccata di Ischia del Tribunale di Napoli?
“Non che vi è dubbio che il mantenimento della Sezione Distaccata può avere una positiva incidenza anche su questo aspetto della attività giudiziaria in quanto il Giudice della Esecuzione, conoscendo il territorio, percependo direttamente la realtà sociale, può rendersi conto con maggiore aderenza alla realtà di ciò che sia giusto o ingiusto. Sta di fatto, che siamo arrivati alla fine dell’anno e non si sa nulla della stabilizzazione. Il 31.12.2024 – data di chiusura della Sezione – è prossimo, ma forze politiche, amministrazioni comunali, associazione forense, Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Napoli sono silenti e non fanno ben sperare.

Se tale sarà l’epilogo, sarà la comunità che sarà penalizzata in quanto i costi della attività giudiziaria saranno maggiorati ancora di più e la giustizia diventerà un servizio solo per ricchi. La Isola di Ischia non può, infatti, accontentarsi di avere sul territorio solo il Giudice di Pace, mentre i processi del settore civile del Tribunale subiscono lunghissimi rinvii in attesa di tale triste epilogo con ben quattro Magistrati in servizio!”

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