Inizierà il 9 novembre e durerà per tutta la settimana l’astensione dalle udienze penali proclamata dalla Camera penale di Napoli per protestare sulle condizioni difficili che si registrano quotidianamente nelle aule di udienza dibattimentale e per l’impossibilità di fissare le udienze dinanzi al tribunale di sorveglianza che si occupa delle istanze soprattutto dei detenuti che attendono una riduzione della pena o l’applicazione di un provvedimento sanzionatorio meno duro di quello sofferto. Per mancanza di giudici e soprattutto di personale di cancelleria, che ha costretto il presidente del tribunale a ridurre drasticamente il numero delle udienze e a dilatare fino ad un anno i provvedimenti dei singoli detenuti. Con l’aumento spropositato di pendenze che i penalisti definiscono non di un Paese civile.
Un’altra astensione, questa volta nazionale, è stata proclamata dal 30 novembre al 4 dicembre dall’Unioncamere penali italiane. Per richiedere al governo una sostanziale riforma della giustizia che con le continue modifiche imposte dal legislatore ha fatto venir meno le garanzie dei cittadini che sono sottoposti al giudizio della magistratura. Garanzie previste dalla nostra Costituzione e leggi votate sull’onda dell’emergenza hanno calpestato i diritti minimi di ogni imputato. Si richiede al governo una sostanziale virata affinché gli uffici giudiziari tornino ad essere efficienti e per esserlo si rende necessaria l’assunzione di personale di cancelleria, che nel solo tribunale di Napoli e presso la sezione distaccata di Ischia registra una disfunzione di forza lavoro di oltre 250 unità. Una enormità che fa sì che la macchina della giustizia si rallenti al punto tale da condurla inevitabilmente alla immobilizzazione. Un grido d’allarme che è stato più volte fatto presente nei numerosi incontri e sottoscritto nei diversi documenti che i penalisti e i rappresentanti del Consiglio dell’Ordine degli avvocati di Napoli hanno consegnato nelle mani del presidente del tribunale, del procuratore della Repubblica, del presidente della Corte di Appello e in quelle del procuratore generale. Ottenendo soltanto risposte interlocutorie, ma senza risolvere i gravosi problemi segnalati in alcuni uffici giudiziari. Ingolfati di fascicoli e non riuscendo ad ottenere risposte alle istanze presentate dall’avvocatura. Una situazione non più sostenibile e che era stata illustrata durante i diversi incontri con il guardasigilli Orlando che pur promettendo soluzioni e interventi del proprio dicastero, nulla di fatto ha mai compiuto per risollevare le sorti del più importante ufficio giudiziario d’Italia. Nelle cancellerie manca di tutto, come hanno sostenuto i penalisti: toner, carta per fotocopiare e qualche operatore è costretto a rifornirsi a proprie spese di penne per scrivere gli atti di urgenza. Una crisi che si registra principalmente presso le cancellerie del tribunale, della Corte di Appello e dell’unica sezione distaccata della Campania, che è quella di Ischia. In quest’ultimo ufficio l’emergenza è quotidiana. Tutto è demandato alla buona volontà e all’abnegazione dei pochi addetti che in alcuni casi sono costretti a chiedere il sostegno dell’avvocatura per poter mandare avanti l’ufficio con l’acquisto delle attrezzature di cancelleria minime. Per non bloccare definitivamente la macchina che con il passare del tempo mostra tutte le sue disfunzioni e lascia amarezza a chi vi opera.
Tutti nodi che sono stati elencati nel duro documento dei vertici della Camera penale di Napoli. Per spiegare all’opinione pubblica e agli interlocutori magistrati i motivi che li hanno spinti a bloccare per un’intera settimana le udienze penali. E a concordare con gli altri colleghi penalisti dei tribunali di Torre Annunziata e Nola di incrociare le toghe in modo da lanciare un segnale più forte a chi ha la responsabilità di aver creato un’impasse della giustizia, di aver condotto gli uffici in un’emergenza perenne che non conosce soluzioni di continuità.
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Gli avvocati penalisti proclamano due settimane di sciopero
