domenica, Dicembre 29, 2024

GUERRA DI FAMIGLIA. Cognata sotto stalking, arriva la misura cautelare dal gip

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Perseguitata. Una situazione insostenibile per la troppa vicinanza delle abitazioni in cui vivono indagato e parte offesa

Paolo Mosè | L’accusa è di aver perseguitato la cognata. E questo è stato più che sufficiente perché il giudice per le indagini preliminari gli applicasse la misura del divieto di avvicinamento alla donna. Ma deve altresì rimanere lontano da ogni luogo frequentato dalla signora, soprattutto evitare di raggiungere la scuola ove i figli si recano quotidianamente. Non potrà comunicare con qualsiasi mezzo con la persona offesa e dovrà allontanarsi immediatamente nel caso di un incontro occasionale con la vittima. Il motivo di tanto astio sta in un rapporto tra vicini alquanto litigiosi. Con questa donna, che, tra l’altro, è la moglie di suo fratello non è corso mai buon sangue. Lui, l’indagato, la accusa di creargli disturbo. Costantemente. Anche nelle ore notturne. Di che si tratta? Di spostare i movibili in piena notte, di accendere la lavatrice, di fare rumore mentre passeggiano in casa utilizzando scarpe con tacchi senza suola e così via.

E’ dal 2018 che la situazione va avanti con costanti litigi. Lui, fino a presentare una denuncia contro la cognata e chi vive con lei (perché nel frattempo la donna si è separata dal fratello dell’attuale indagato) e non trovando sfogo nella giustizia, sarebbe passato alle vie di fatto. Mettendo in atto una serie di ritorsioni più o meno toste. Come manomettere il contatore dell’energia elettrica, affrontare la donna a muso duro con costanti minacce. E così via. Classiche situazioni che si appalesano in questi casi particolari. Solite frasi da corollario: ti ammazzo, ti tolgo di mezzo, te ne devi andare, non farti vedere, eccetera. Alla fine le denunce sono sembrate abbastanza circostanziate e ad un ritmo molto ravvicinato l’una dall’altra. Tali da indurre il pubblico ministero a chiedere una misura coercitiva che limiti l’indagato dall’avere contatti con la donna, imponendogli di allontanarsi il più possibile e di non utilizzare mezzi di comunicazione che tanto disturbo hanno provocato nella donna, venendo svegliata anche di notte.

LE ACCUSE CONTESTATE
Passiamo alle contestazioni, che sono quelle che hanno convinto il giudice ad applicare tale misura cautelare. Innanzitutto per stalking: «Perché, minacciando la cognata, abitante al piano sottostante a quello dell’indagato, con espressioni del tipo “la prossima volta non mi fermo, ti ammazzo a bastonate”, offendendola ripetutamente, nonché distruggendo con un bastone di legno il vetro del portone di ingresso dell’abitazione della persona offesa, lanciando ripetutamente liquidi contro la porta della predetta abitazione ed anche verso la stessa persona offesa e la persona con essa convivente, colpendo con oggetti di vario tipo la vittima, talvolta strattonandola, chiamandola ripetutamente anche di notte, per impedirle di dormire, interrompendole l’erogazione di energia elettrica accedendo al contatore Enel sito nell’androne del palazzo, cagionava in lei un perdurante e grave stato di paura ingenerandole un fondato timore per la propria incolumità al punto da costringerla, altresì, ad alterare le abitudini di vita, limitando la vittima la propria libertà di movimento avendo la stessa timore di uscire di casa da sola».
In questo stesso contesto vi è un altro episodio che si innesta in questo confronto-scontro, e cioè un giovane fidanzato con una del nucleo parentale dell’indagato, che viene malmenato e finisce finanche in ospedale con una frattura: «Perché strattonando (omissis) e facendolo rovinare al suolo, nonché afferrandolo per il collo come da strangolarlo, cagionava alla persona offesa lesioni consistite nella “frattura chiusa, base del metacarpo del pollice “guaribile in giorni 30, come da referto medico dell’ospedale Rizzoli di Ischia».

OLTRE TRE ANNI DI DISPETTI
Nell’ordinanza firmata dal gip c’è una parte in cui vengono riprese le querele presentate dalla donna, rapportate ad un determinato arco temporale per dimostrare che c’è stata una vera e propria “persecuzione”, iniziata oltre tre anni fa e proseguita fino ai giorni nostri: «La donna, in particolare, riferiva di aver presentato già in passato altre denunce contro l’attuale indagato, citando diversi episodi, suffragati da specifiche querele in atti. Nello specifico l’indagato era solito seguirla, minacciarla anche con un bastone e, in particolare il 26 ottobre del 2018 si era introdotto in casa brandendo un bastone, ingiuriandola “sei una stronza… Hai rotto il cazzo tu e sto rumore”, spingendo la figlia e la parte offesa e lanciando poi il bastone che colpiva la parte offesa alla spalla, in altre occasione si era poi introdotto in un bar ove la parte offesa stava consumando un caffé ingiuriandola e contestandole di perdere tempo piuttosto che andare a lavorare tanto da costringerla ad abbandonare il bar, in altra circostanza era salito a casa gettando dal balcone lo stendino con tutti i panni; il predetto era, inoltre, solito chiamarla ripetutamente di notte sull’utenza fissa, costringendola a disattivarla. Il 1 dicembre 2018 le aveva lanciato addosso un bicchiere pieno di urina; il 19 gennaio 2019 oggetti liquidi vari contro i suoi indumenti e sulle mura della sua abitazione; il 9 ottobre del 2019 l’aveva minacciata di morte, ” ti farò fare un lungo viaggio “, come esposto nella querela presentata in pari data in cui evidenziava che da circa 20 giorni l’indagato era solito lanciare contro il portone di casa bottiglie di plastica piene d’acqua, anche in orari notturni, circostanza riscontrata sia dal suo ex marito che dal suo compagno. Esponeva, poi, altro grave accadimento: il 30 aprile 2020 mentre era in procinto di addormentarsi con i suoi figli, veniva allertata dall’abbaiare del suo cane e, affacciatasi, notava l’indagato rompere con un bastone di legno il vetro superiore del portone di ingresso del palazzo. Invitava, quindi, il predetto a smetterla ma l’indagato continuava, tanto che alcuni pezzi di vetri colpivano la parte offesa al braccio. L’indagato, poi si allontanava, contestualmente minacciandola: “la prossima volta non mi fermo e ti ammazzo a bastonate”.

Nella circostanza, la donna chiamava i carabinieri che, come nella comunicazione notizia di reato del primo maggio 2020 in atti, intervenuti, constatavano una ferita alla mano sinistra della parte offesa e accedevano all’abitazione dell’indagato che, in loro presenza, ammetteva i fatti. Qui rinvenivano e sequestravano la mazza da baseball, 7 piante di cannabis, 32 grammi di marijuana e una pistola ad aria compressa priva di tappo rosso con relativi piombini».

STACCATO IL CONTATORE ENEL
Proseguendo in questo infinito racconto, la donna ha spiegato agli inquirenti, in questo caso particolare ai carabinieri della Stazione di Ischia, di aver subito una vera e propria aggressione fisica da colui il quale gli stessi inquirenti scoprirono precedentemente che aveva l’abitudine di consumare spinelli: «La donna aggiungeva, inoltre, che l’indagato era solito ingiuriarla e minacciarla quando la incontrava per caso per le scale; staccare quasi quotidianamente, di notte, il contatore della sua abitazione accessibile dallo stabile di comune residenza, rompendo anche la maniglia della porta di accesso allo stesso per evitarne la riattivazione; tagliarle più volte le ruote della sua autovettura; lanciarle contro la porta della sua abitazione lattine di Coca-Cola; bagnarla con l’acqua, contestualmente ingiuriandola. Da ultimo il 4 dicembre 2021 l’indagato l’aveva inseguita, ingiuriandola e minacciandola, aggredendola alle spalle e strappandole di mano la catena con cui stava chiudendo il cancello. Precisava, altresì, che a molti episodi aveva assistito suo marito, solito per tal motivo sostare sull’uscio di casa per tutelare lei e i suoi figli».

La sua vita totalmente stravolta, cambiata negli orari, impossibilitata ad uscire anche per accompagnare i figli. I ragazzi, anche loro, costretti ad avere comportamenti regolati dalla “sicurezza”: «La donna riferiva, altresì, che a causa dei citati comportamenti viveva, unitamente ai suoi figli, in uno stato di perdurante ansia, chiusi praticamente in casa, riuscendo a dormire poco, impaurita da eventuali “attacchi” notturni dell’indagato. Aveva, inoltre, cambiato anche le sue abitudini di vita, evitando di uscire fuori al suo balcone, cercando di uscire ad orari sempre diversi, cambiando percorso per andare al lavoro».
Una vita per così dire impossibile, da come l’ha raccontata la parte offesa. Che ha aggiunto altri particolari supportati dagli accertamenti eseguiti dai carabinieri: «Le dichiarazioni della donna sono, infine, confortate da altra annotazione di polizia giudiziaria del 27 febbraio 2019 (in cui gli agenti contestavano che l’indagato aveva lanciato sul balcone della parte offesa un bicchiere di latte e caffé, comportamento poi confermato dallo stesso indagato)».

LE LAMENTELE DELL’INDAGATO
C’è un altro particolare di cui abbiamo fatto cenno poc’anzi. L’attuale indagato, in un momento storico del rapporto con la cognata, aveva sottoscritto delle querele. Sottoponendo all’autorità giudiziaria alcuni comportamenti da lui ritenuti persecutori, che gli impedivano di avere una vita regolare, di poter riposare durante la notte senza essere disturbato. A questi episodi vi sono testimonianze discordanti tra di loro ed il gip ne fa cenno nell’ordinanza: «In atti sussistono anche querele sporte dall’indagato contro l’odierna parte offesa in cui il predetto lamenta comportamenti molesti da parte della donna consistenti in fastidiosi rumori (sbattimenti di porte, spostamenti di sedie, stendini e mobili) in orari notturni e alle prime luci dell’alba (fatti per i quali la parte offesa è stata assolta con sentenza di primo grado perché ritenuta non punibile per lieve entità del fatto, come da sentenza del giudice monocratico della sezione distaccata di Ischia del 12 settembre 2018, in atti). Sussistono, inoltre sommarie informazioni del predetto rese il 3 aprile 2019 a seguito di altra denuncia sporta dal medesimo contro la parte offesa in cui l’indagato, nel ribadire di essere esasperato dai rumori della parte offesa, derivanti dalla pulizia della casa e dal trasporto di stendini per i panni, riferiva di aver reagito contro la stessa, imbrattandole i panni con del liquido rosso. Infine, sosteneva che, avendo problematiche fisiche invalidanti, “lavorava” di notte giocando a poker on-line e, pur sapendolo, la donna la mattina con i suoi rumori non lo faceva riposare causandogli irascibilità.

Al riguardo, le sue dichiarazioni sono in parte confortate da quelle della sua inquilina che confermava alcuni rumori molesti, notturni della parte offesa (spostamento mobili, lavatrici) e dalla sorella dell’indagato residente al piano terra che pure parlava di rumori di tacchi, di lavatrici, dello stendino, di urla eccetera. In ogni caso, l’indagato era stato l’unico a denunciare la donna in data 18 luglio 2019, sporgeva poi altra denuncia-querela contro la figlia dell’attuale parte offesa sempre per rumori molesti (sbattimenti di piedi, di persiane, spostamenti di mobili). Di contro, invece, dalle sommarie informazioni omissis, pur risiedendo da separato al piano terra del medesimo stabile, escludeva rumori molesti da parte dell’attuale parte offesa riferendo che si trattava di ordinari rumori domestici. E le medesime circostanze erano evidenziate dalla figlia della donna».

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