Attori e Spettatori di Anna Fermo | Un volto contrito ma al contempo con l’espressione fiera, a tratti anche eccessivamente ironica, quello di una giovane ucraina, ex componente del Sistema di Sicurezza Nazionale Ucraino (in pratica i servizi segreti), che ha letteralmente bucato lo schermo, Domenica sera, nel corso della trasmissione di approfondimento politico “Zona Bianca” su canale 4, gelando gli ospiti in studio. Poche parole dirette e coincise per rispondere alle domande del presentatore: “L’Ucraina oggi ha bisogno di armi perché il nemico russo si può combattere solo con la forza. L’Europa, e dunque paesi come l’Italia, la Francia e la Germania soprattutto, devono capire che non serve solo la solidarietà, ma servono le armi”.
Al che, il presentatore ribatte che in tal modo, come confermato anche dal ministro di Maio, dare armi, per l’Italia significherebbe niente di meno che una dichiarazione di guerra. Ed ecco la risposta pronta della stessa ospite, questa volta, accompagnata da un diretto sorrisetto glaciale: “Forse siete solo voi che non lo avete capito, ma l’Europa tutta, l’Italia anche dunque, è già in guerra. E’ solo questione di giorni”. In un attimo il discorso viene interrotto, la parola passata altrove, a fare giri pindarici che ormai non avevano più senso. Dopo aver ascoltato dichiarazioni del genere, non fa più specie ascoltare il Presidente ucraino Volodymyr Zelensky che di giorno in giorno avanza pretese sempre più insistenti verso la Nato, verso l’UE, verso noi tutti ed aventi più o meno tutte lo stesso significato: ci servono armi!
“L’orrore della guerra, i volti dei bambini sotto le bombe, il pericolo nucleare, sono fatti che nessuno può perdonare, e che sull’onda emotiva condannano come unico colpevole il leader russo Vladimir Putin. Ma se la violenza non si può mai giustificare, ci sono altri fatti – di cui gran parte dell’informazione, di forte stampo atlantista, si occupa raramente – che la possono spiegare. Fatti indispensabili per giudicare e non limitarsi a tirare le somme sulla base di preconcetti. Basta tacere le colpe di USA e Nato!”.
Ecco, più o meno a distanza di oltre 10 giorni dall’inizio di questa tristissima pagina nera della nostra storia cominciano a farsi avanti, coraggiosamente, opinioni come queste, di chi un pò la storia la conosce e al di là della condanna unanime di Putin che non può e non deve trovare giustificazione alcuna per quanto sta facendo, pur tuttavia, cercano di spiegare che le colpe non stanno affatto tutte da un lato come si vuole per forza far credere.
Innanzitutto, va detto che l’Ucraina è una lama nel fianco di Mosca da anni. Doveva essere un Paese neutrale, ma gli americani hanno cercato in davvero molti, forse troppi modi di attrarre Kiev verso l’occidente. E’ ormai certo che ci fu la regia Usa dietro le “rivoluzioni arancioni” del 2004 e 2014, come dietro la strage di Maiden, quando cecchini georgiani, arruolati da un militare americano, spararono sulla folla, facendo ricadere le colpe sulle forze filogovernative. Le regioni ucraine russofone tra l’altro, sono state teatro per anni di una vera e propria pulizia etnica da parte delle milizie nazionaliste ucraine, “ispirate da tetri ideali nazisti”, e migliaia di civili e militari sono caduti solo per non aver voluto recidere i loro legami culturali e storici con Mosca. Tutto questo non è stato affrontato da Kiev che invece pensava di aderire alla Nato, con la sicura approvazione di Washington, ben consapevole che dall’Ucraina i missili possono colpire Mosca in 8 minuti (5 per i missili ipersonici), senza dare ai russi il tempo di difendersi.
Dinanzi ad un rischio così alto, quale matto poteva pensare che Putin, non fosse altro che per il suo riconosciuto folle senso di appartenenza alla madre Russia, potesse restare a guardare?
Ricordate quando America e Nato del tutto inutilmente bombardarono la Serbia, la più antica alleata della Russia, ne invasero il Kosovo e ne fecero uno stato indipendente, per 20 anni non riconosciuto da alcuna nazione al mondo? Era il 1998. Nel ‘97 Clinton aveva allargato la Nato a una dozzina di Paesi est-europei, allo scopo di stringere d’assedio la Russia e di fatti come questi se ne possono citare a centinaia: invasioni, colpi di stato, bombardamenti (Libia, Yemen, Siria, ecc.), migliaia di omicidi con i droni, strangolamento economico con le sanzioni (Cuba, Venezuela, Iran, Nord Corea), torture (Abu Ghraib e altrove), rapimenti, prigionieri detenuti da 20 anni senza prove e senza processo nel territorio extragiurisdizionale di Guantanamo.
“La crisi nell’Est dell’Ucraina”, come è stato ben detto, “si è affacciata drammaticamente dal novembre del 2013 con le proteste di Euromaidan e poi con le critiche fasi militari e diplomatiche che ne hanno fatto seguito. Senza considerare i precedenti della Rivoluzione arancione del 2004 e i repentini e continui stravolgimenti politici tra partiti filo-occidentali e filo-russi ai vertici del governo di Kiev. Si trattava di presupposti politici, geografici e strategici molto chiari, che si basavano su questioni dimenticate da parte del mondo occidentale: identità etniche, culturali, linguistiche e storiche che per parte del mondo secolarizzato appartengono ad altre fasi dell’umanità, ma che in altri contesti geografici continuano a rivestire un’importanza cruciale”.
La pandemia è come se ci avesse fatto dimenticare i conflitti classici, quelli combattuti per il possesso del territorio e le loro implicazioni sull’intero assetto economico e politico nazionale.
Nell’estate del 2020, mentre nella nostra Italia eravamo concentrati sulle tipologie di banchi da usare a scuola, la Turchia – così come la Russia – avanzava indisturbata nel contesto libico ai danni delle nostre posizioni strategiche ed energetiche. E, costa molto doverlo ammettere, ma proprio sulla questione energetica l’Europa oggi sta dimostrando la sua più evidente fragilità politica: nessuna posizione unitaria,solo una flebile voce perché dipendiamo tutti insieme per circa il 41% dalle forniture di gas della Russia.
Come imprese e cittadini italiani stiamo già subendo gli enormi rincari nelle bollette. “Le risposte fornite all’attuale crisi, sebbene siano tese a colpire la Russia, in un rinculo prepotente si ripercuoteranno inevitabilmente anche su chi le commina”, è stato saggiamente osservato.
Al di là delle dichiarazioni di facciata sullo stato di diritto e sulla difesa delle minoranze (che talvolta sembrano anche stridere con quanto accade nei propri contesti nazionali), sembra che noi Europei non sappiamo dire altro, quasi fossimo diventati totalmente incapaci di leggere le crisi geopolitiche nella loro portata storica e strategica, nelle rivendicazioni territoriali e talvolta identitarie avanzate in certi contesti. Una prova? Interpretiamo le mosse di Putin esclusivamente in chiave psichiatrica, (e’ un pazzo, è matto, è fuori di senno etc. etc.), senza considerare che altrove da noi gli aspetti preminenti possono essere ben altri.
Parlando alla sessione straordinaria del Parlamento europeo del primo marzo, il presidente Zelensky ha affermato che gli ucraini combatteranno per il loro paese, combatteranno per la libertà. Ecco, attenzione, ha parlato di libertà, non di pace.
Quand’anche sia ovvio che gli ucraini aspirino comunque ad una situazione di pace, è chiaro anche che aggrediti da una potenza militare, e autoritaria, quale è la Russia, l’orizzonte che si delinea davanti ai loro occhi è quello della sottomissione a quella potenza e inevitabilmente rivolgono il loro sguardo alla libertà che possono perdere e che quindi devono difendere, con i denti, con le armi, a tutti i costi, anche a costo della pace stessa, in Ucraina quanto nell’intero Occidente. Anche questo è un modo diverso di vedere la realtà rispetto a noi, non credete?
In uno dei suoi ultimi interventi, il nostro presidente del Consiglio Mario Draghi non ha tergiversato: “la guerra in Ucraina segna una svolta decisiva nella storia europea”. Parlando della pace, stabilità, sicurezza e benessere costruiti nei decenni successivi alla Seconda guerra mondiale, ha detto: «Le immagini che ci arrivano da Kiev, Kharkiv, Mariupol e dalle altre città dell’Ucraina in lotta per la libertà dell’Europa segnano la fine di queste illusioni».
Abbiamo dato per scontato troppe cose negli ultimi decenni: le conquiste di pace, sicurezza, benessere che le generazioni che ci hanno preceduto avevano ottenuto con enormi sacrifici.
Ho letto da qualche parte: “gli ultimi giorni non hanno cambiato il mondo, ma probabilmente lo hanno svegliato”. Ebbene si, è proprio così: la guerra fredda è continuata e sta diventando calda adesso, la caduta del muro di Berlino, l’ampliamento dell’Unione europea (Ue) ad Est sino ad inglobare numerosi Paesi che facevano parte del blocco comunista e del Patto di Varsavia (un’alleanza “difensiva” che è stata utilizzata unicamente due volte per aggredire due suoi Stati membri: l’Ungheria nel 1956 e la Cecoslovacchia nel 1968) hanno, come non poteva essere diversamente, creato risentimento, acuito rabbia e revanscismo in quello che era stato l’ex Impero Sovietico, costruito sulle ceneri dell’ex Impero Zarista.
“Forse siete solo voi che non lo avete capito, ma l’Europa tutta, l’Italia anche dunque, è già in guerra. E’ solo questione di giorni”: ha detto così l’ex componente del Servizio di Sicurezza Nazionale Ucraino. Io voglio nutrire davvero la speranza che non sia affatto così.
wow o wahoo vale lo stesso, mi complimento con chi ha scritto l’articolo, finalmente qualcuno che non è cieco o come si suol dire con le fette di prosciutto, ecc. ecc. Sia ben chiaro che condanno la guerra in tutte le sue declinazioni, ma vivaDio ho letto fra le righe che forse Putin stia solo facendo “leggittima difesa”, chi al suo posto avrebbe lasciato arrivare la NATO con armamenti annessi e connessi fin sotto casa? Penso proprio nessuno. Volodymyr Zelensky ha trascinato il suo paese in una guerra scellerata, ma quello che è terribile e che sta facendo di tutto per portare il mondo alla terza guerra mondiale che come disse Albert Einstein, “non so come si combatterà la terza guerra mondiale, so solo che la quarta sarà con clave e bastoni”, chi ha orecchi per capire capisca. Diciamo pure con forza a Zelensky che facesse un passo indietro, per la sua gente, per i bambini (scrivo e piango pensando a loro) e oserei dire per il mondo intero.
In ultimo non dimentichiamo i massacri fatti in ucraina nel 2014-2015, ho foto raccapriccianti di gente impiccata, sgozzata e lasciata per strada, da squadroni neonazisti, a quel tempo se solo sentivano uno parlare russo gli tagliavano la gola…
Ancora complimenti ad Anna Fermo per aver avuto il “coraggio” di scrivere questo Articolo. Siete grandi, continuate così.
Si fa il nome e si scrive Zelenski ma si legge USA
Sarebbe opportuno quando si fanno dichiarazioni del genere di citare anche le fonti altrimenti questo articolo o è propaganda o giornalismo da quattro soldi.
Rivolgo un sentito GRAZIE per questo articolo come voce al di fuori di un coro propagandista filo atlantista di stile comunista che oramai perterrita senza vergogna ed alla luce del sole dall’inizio dell’era covid. Questa era che a quanto pare non ci ha insegnato nulla…
Pubblicare un articolo del genere di questi tempi vi porta a rischiare la chiusura del giornale e per questo ho ammirato molto il vostro coraggio.
Detto ciò il vostro (non mio) presidente del consiglio sia libero di inviare a combattere i propri figli.
Io i miei li ho portati via da questo paese che si ho nostalgia ma che oramai non ha più democrazia.
finalmente qualcuno che ho il coraggio di dire le cose come stanno!!!! cerchiamo di togliere queste fette di prosciutto a stelle e strisce dagli occhi. SVEGLIAMOCI