Ida Trofa | Pronta la nomina della Giunta Pascale 2.0. 4 assessori in tutto: 3 uomini ed una donna. Manca solo la firma degli assessori per l’accettazione dei decreti di nomina con attribuzione delle deleghe. La decisione è stata presa nella giornata di ieri dal sindaco Pascale. E’ nata cosi, tra un post social e l’altro.
Solo uno di loro faceva parte della Giunta uscente ed è stato riconfermato: Giovan Giuseppe Zavota.
Nessuna novità oltre la mimetizzazione di Carla Tufano, lacchese con una lunga esperienza negli affari amministrativi, prima nell’UTC del comune, poi negli affari sismici tra Forio e Lacco. Poi è tutto un ripescaggio in barba alla volontà elettorale con la nomina di Giacinto Calise emerso dal gruppo dei quattro e la strisciante presenza di Leonardo Mennella. Rispetto al passato l’atmosfera è diversa, la Giunta nasce in un momento difficilissimo per il Paese, con una crisi economica e umana importante e, soprattutto, con l’incertezza elettorale, i ricorsi, le inchiesta giudiziarie sul voto in corso. Non c’è nulla da festeggiare. Squadra debole e panchina lunga.
E la chiamano novità
E poi la chiamano novità? Tutto cambia perché tutto resti com’è! Altro che ventata d’aria nuova e giovane, solo vecchi e stanti metodi del passato. Per restare nel solco, all’ombra del Fungo arriva la solita “vecchia” giunta, quella delle consuete raccomandazioni per Lacco Ameno. Stile vecchio, metodiche antiche, un classico della peggiore DC e delle manovrine della sinistra più ipocrita. La vecchia Balena Bianca, come il metodo della tessera rossa restano un must. Dinamiche dure a morire. Segno che gli interessi da preservare non hanno nulla a che vedere con la libertà di pensiero, se non quella di agire indisturbati nel fare man bassa della cosa pubblica. Zavota, Tufano, Calise e Mennella ecco gli uomini e le donne che gestiranno le sorti del paese di qui al nuovo voto. Forse.
Fuga completata. I vecchio metodo vince, altro che libertà
Giacomo Pascale completa la sua fuga per il governo e nomina gli assessori, premia i candidati della strategia. Sono gli stessi candidati de Il Faro, invece, bocciati dal popolo in termini di suffragio, sono i segnalati da Forio e chi gli consente di continuare fare il proprio gioco. E non parliamo di dialettica o di comizi, ma di affari veri e di amministrazione. Questo, ovviamente, fatta eccezione per i suoi capisaldi e assessori inamovibili come il suo braccio destro Giovan Giuseppe Zavota. L’altro braccio, il sinistro, il buon vecchio Barbiere, Ciro Calise, a ben vedere, dovrà accontentarsi della solita delega al Cimitero e della classica pacca sulla spalla. In fondo a Ciro che cosa importa, le sue soddisfazioni, a 70 anni suonati, se l’è già prese. E il nuovo non avanza affatto, anzi. Fuori tutti, da De Luise passando per Pelo Monti, senza dimenticare il resto, chi alla causa in cui aveva creduto (preso ancora in giro) aveva dato l’anima.
Non mancano i personaggi avvezzi al “tradimento” nella stanza dei bottoni, è ovvio. Ma in politica si sa, come in amore ed in guerra, ogni mezzo è lecito ed il fine per Lacco Ameno giustifica sempre i mezzi. Ma chi ha tradito una volta generalmente ci ricasca sempre.
Il sindaco Giacomo Pascale ha, di fatto, premiato il vecchio metodo del do ut des. Spintarelle raccomandazioni e interessi. Nessuna ventata di aria nuova, nessun moto di orgoglio rivoluzionario. Tutto già visto. Nessun manuale Cencelli, nessuna meritocrazia. I bocciati del popolo avanzano e si piazzano in prima, in barba ai più votati. Unica eccezione mister 300 preferenze Zavota. A lui, Pascale, non rinuncia. Come non rinuncia a Leonardo Mennella. Troppo rischioso lasciarlo fuori. Ha visto troppo e sa troppo, evidentemente. Giacinto Calise, il pediatra, invece è venuto fuori dalla sintesi del cosiddetto gruppo dei quattro. Ovvero gli esclusi. Loro hanno preteso almeno, prima di farsi da parte di avere un assessore amico. In Calise la sintesi. Questi rappresenterà, dicono, anche Dante De Luise, Giovanni De Siano e Pelo Carmela Monti.
Ecco la Giunta
E così, ieri pomeriggio, mentre sui social annunciava l’importante delega alle politiche sociali, ad esempio, in favore dell’inesperto Dante De Luise, tra cava Scialicco e via Oscuro, dopo aver dibattuto a lungo al chiuso delle stanze di Piazza Santa Restituta, stilava l’elenco del suo esecutivo. Quello che tutti, in fondo, sapevano già, forse ancor prima del voto. Ai neofiti della strategia le deleghe per reggere il moccolo, gli assessorati, quelli con la firma e il portafoglio agli altri. Dalle indiscrezioni trapelate in queste ore e per stessa ammissione di Pascale, la composizione della giunta è fatta. La nuova Giunta comunale di Lacco Ameno sarà così composta: Zavota Giovan Giuseppe (ancora vicesindaco?), Tufano Carla in quota zio Dino Taliercio e con la benedizione del “Papa” Francesco Del Deo. Ancora, in spregio al voto dei lacchesi, il terzultimo classificato (57 voti) della lista il Faro, Leonardo Mennella. I cosiddetti “piscitielli di cannuccia“ restano fuori dalla giunta, al pari di un vecchio volpone, Ciro Calise, sarebbero cosi ridotti ad alzamanina del consiglio comunale di Giacomo Pascale.
Ma che fino hanno fatto gli eletti?
Ma il nuovo dov’è? E La sfida dove sta? L’ennesima strumentalizzazione pseudo politica della parola giovani e dell’entusiasmo di chi aveva creduto ad un demagogo cronico ed un logorroico allenato.
Ci saremo aspettati una giunta coraggiosa, da applaudire e sostenere portare a mo di esempio, ma dopo il precedente dello squallido voto era più che prevedibile il consueto andazzo.
E’ significativo nell’analisi della composizione della squadra di governo evidenziare che non vi è nessun rivoluzionario o volto nuovo al governo, quanto piuttosto i soliti noti. E’ brutto scoprire il cestinamento anticipato di una star.
Infatti, se Ciro Calise è solito farsi da parte per gli equilibri di governo e Dante De Luise ha accettato di fare la stampella, ignota, invece, la sorte di un’altra rivelazione giovane: l’inarrivabile Piero.
Pietro Monti dov’è? Nonostante l’affaire residenze questo candidato rivelazione, con 224 preferenze, dopo essere stato messo alla gogna politica da tutti, ora è stato messo in un angolo prima di tutto dai suoi. Assurdo!
Incomprensibile il perché un politico eletto con la stratosferica cifra di 224 voti debba fare il “reggi numero legale“ in consiglio e, al contrario, uno con 57 voti possa detenere, per scelta del primo cittadino, un ruolo chiave nell’esecutivo, reggere e scrivere le sorti di una intera comunità.
Ed il rispetto per la volontà popolare, ove mai fosse chiaro l’indirizzo del popolo lacchese, che fine ha fatto? La solita fine: nelle fogne.