Ida Trofa | Al peggio non c’è mai fine. E quando pensavamo che la nostra sanità potesse aver toccato il fondo, riemergono amare certezze e la consapevolezza di un sistema ormai alla deriva, piombato in un enorme buco nero in grado di fagocitare in un tonfo l’unico ospedale dell’isola d’Ischia e tutte le strutture che offrono i servizi al territorio di Ischia e Procida. Tra spending review e pressappochismo, nel disinteresse istituzionale, quotidianamente sperimentiamo sulla nostra pelle tutti i limiti di questo impianto.
Al Rizzoli manca l’essenziale. Medici costretti ad elemosinare forniture base come favori.
In ultimo la grave situazione in cui versa l’ospedale Rizzoli di Ischia, le strutture ad esso collegate a cui mancano, o mancherebbero, in certe circostanze il condizionale è d’obbligo, finanche i presidi base per trattare i pazienti, sono lo specchio di quella tragica deriva. Di che cosa parliamo? Di deflussori, di garze sterili, aghi cannula e farfalline. Solo per fare alcuni esempi. Forniture base per un ospedale che invece, purtroppo, in quel di via Fundera troppo spesso non sono disponibili. Proseguendo nel nostro poco incoraggiante viaggio ospedaliero persino il reparto di pediatria da tempo è privo di biberon, tettarelle e latte. Perché? Semplice, pare, non vengano più ordinati da chi dovrebbe occuparsene. Stando ai “lamenti”, ai reparti vengono persino negati i presidi basilari e farmaci salvavita nel silenzio assordante di una direzione sanitaria fantasma affidata ad un sempre più evanescente Nunzio Quinto e ai guizzi estemporanei del dottore Ciro Di Gennaro. I malumori ormai travalicano le mura della struttura.
I tagli imposti dall’ASL Na 2 Nord che, però, sembrano colpire sola la nostra isola rischiano di azzerare la capacità della nostra isola di offrire cure e servizi. L’Isola sembra ormai divenuta solo un trampolino di lancio elettorale per i soliti amici degli amici dei vari governatori e direttori generali d’azienda.
Allo stato nessun valido e concreto investimento su Ischia. Nessuna valorizzazione. Anzi l’evidente privazione dell’essenziale con il pretesto dei tagli e del risparmi di spesa. In questi giorni l’Asl di Antonio D’Amore, il cui mandato è in scadenza, sembra voler puntare solo ed esclusivamente a migliorare ospedali oltre mare come quello di Giugliano o ampliare quello de La Schiana di Pozzuoli, continuando ad essere insensibile e cieco dinanzi alle reali necessità dell’ospedale di Ischia il cui allargamento sembra essere il contentino dato ad un’isola e ad una comunità. Annunciato di volta in volta, però, nei fatti siamo a zero. Hai voglia a dire che potenziare Pozzuoli o Giugliano fa bene a Ischia… continuando di questo passo elemosineremo l’assistenza base, riducendoci ad un mero pronto soccorso di frontiera.
Gli stessi medici ed infermieri sono ormai stremati e ogni giorno devono inventarsi uno stratagemma offrire le cure al fine di risparmiare. L’impresa più ardua e quella di ridurre sprechi per garantire almeno il minimo indispensabile.
Traverse, aghi, siringhe, guanti ma soprattutto dei deflussori sembrano essere divenuti beni di lusso. Di recente persino il primario del reparto di chirurgia, Alberto Marvaso, raccontano i bene informati, si è visto costretto a puntare i piedi, infuriandosi pur di ottenere la fornitura di deflussori e traverse. Davanti alle necessità dell’ospedale c’è chi gioca sulla nostra pelle, c’è chi ride alle richieste dei sanitari e dei medici che ancora lottano per lavorare ad Ischia. Troppo spesso maltratti e fatti beffe alla stregua dei clown.
AAA endoscopio aggiornato cercasi
Potremmo indugiare su altri esempi che ci mostrano come non si punti sul Rizzoli, ma sul più oneroso trasferimento in terraferma. La narrazione è semplice è consequenziale. Se al Rizzoli operano per la riduzione dello stomaco ed il medaglione gastrico, per un semplice trattamento della colecisti manca un endoscopio aggiornato. Ci sarebbe la possibilità di rimuovere i calcoli dalla via biliare e di posizionare le protesi per i tumori del pancreas ma lo strumento per farlo non è aggiornato e per tale motivo bisogna trasferire i pazienti in terraferma, così raccontano i bene informati del Rizzoli. A chi giova tutto ciò? Perché non investire poco più di 22 mila euro e dotare il nostro ospedale di uno strumento salvavita? Misteri della sanità dei manager politici in salsa nostrana.
Dagli oncologici ai dialitici pazienti sempre più maltrattati
L’excursus nel triste viaggio a ritroso della sanità ischitana è lungo e purtroppo tocca ambiti difficili. Abbiamo provato a sentire gli uomini dall’interno. C’è scoramento e rassegnazione ma anche rabbia. Difficile è divenuta la già travagliata gestione dei malati oncologici isolani, purtroppo sempre più maltrattati. Pazienti a cui, recentemente, ci spiegano fonti ben informate, sarebbe stata negata la terapia di immunoglobuline nonostante l’impegno dei medici, un polo oncologico che affrontano mille difficoltà era divenuto un fiore all’occhiello, il faro per i pazienti ischitani, ora costretti a trasferte e rivolgersi al direttore “assente” perché impegnato lavorativamente a La Schiana.
I pazienti della dialisi continuano, poi, a subire troppo spesso la cattiva gestione, imposta dall’alto con una direzione ed un servizio infermieristico che, stando alle indiscrezioni trapelate, sta portando allo stremo delle forze che non sa più come attingere al materiale. Siamo forse agli sgoccioli, la struttura ha ormai i giorni di apertura contati? Pazienti affetti da malattie rare che ricevevano in tempo record la terapia ora devono votarsi al santo di turno per curarsi i farmaci?
Un velo pietoso deve essere steso per i pazienti in ADI. In questo ramo a protestare sono gli infermieri che negli ultimi tre mesi hanno visto il rifiuto assoluto delle medicazioni avanzate fondamentali per il trattamento di piaghe, ma anche di aghi, bende, antibiotici e altri farmaci. La risposta fornita? Il direttore della farmacia non li ha, non li può acquistare, non si sa come fare. Bisogna vedere… forse chiedere un prestito. Alla fine, pare, si sia fatto un acquisto in economato la cui sorte, però, non è nota.
Le urla di contestazione e sdegno di un’infermiera specializzata sono state sentite nei corridoi della direzione sanitaria dell’Asl. La donna, ormai costretta a pagare di tasca propria il materiale per curare i malati della nostra Isola, ha sfogato tutta la sua frustrazione nei confronti di una direzione distrettuale completamente incapace di gestire e di confrontarsi con un cambio di guardia che si è capito essere solo un ennesimo tappabuchi per la nostra sanità. Possibile che un direttore farmaceutico non sia capace di provvedere all’utenza di un distretto che dirige?
Nel mirino la fumosa gestione della farmacia e l’UMACA
Per queste ed altre vicende, nel mirino è finito anche il nuovo direttore del servizio farmaceutico dell’ospedale, direttore anche della farmacia territoriale di Ischia e dell’UMACA del presidio San Giovan Giuseppe. Persona del direttore generale D’Amore, da Ischia ha cominciato la sua ascesa e la quella che si prefigura, stante così l’andazzo aziendale, come una fulgida carriera. Attingendo radici un servizio che sin qui, nonostante le mille difficoltà, si reggeva sul lavoro e la cosciente consapevolezza di un professionista ischitano andato in pensione da pochi mesi. Malumori e tensioni sono palpabili negli ambienti interni.
Se Ischia piange Procida non ride
I pazienti di Procida che afferiscono all’Asl Napoli 2 Nord non se la stanno passando meglio. Non esiste solo il covid, anche se durante l’anno trascorso i vaccini non sono mai mancati alle isole di Ischia e Procida, cosa che non si può dire degli ultimi tre mesi. Ritardi nella fornitura di vaccini e presidi ci fanno porre una sola domanda: chi richiede la fornitura vaccinale per l’isola di Graziella e l’isola verde? Un’isola che vive di turismo e non riesce a garantire i lea ai suoi abitanti, come può farlo per i turisti? Come possono i sindaci non muovere un dito? Una campagna di screening per il tumore al collo dell’utero e l’Asl non fornisce alla UOMI gli speculi vaginali, che campagna è? Quando si capirà che la salute pubblica è un diritto?
Insomma, nulla di nuovo nella storia delle nostre realtà insulari, troppo spesso ridotte a periferie, succursali del potere politico ed aziendale, senza una guida autorevole capace di dare voce e incertezza alle giuste istanze del territorio. La sanità purtroppo continua a essere ridotta al mero esercizio di formule demagogiche da campagna elettorale, il cardine del solito sistema e centri per l’impiego politico post-elettorale. Se è accade è solo colpa nostra. Meritiamo di più, eppure preferiamo nasconderci, al dialogo nelle sedi opportune e con i giusti interlocutori, preferiamo il nanismo locale. Continuare a nascondersi è un gioco che non vale la candela. Né va della nostra vita, della sanità di tutti noi.
Clap clap clap.