Il 7 maggio del 2023 scrivevo: “Leggendo la storia del simbolo per eccellenza dell’isola d’Ischia, si apprende che “Gerone da Siracusa, venuto in aiuto dei Cumani nella guerra contro i Tirreni nel 474 a.C., costruisce un primo insediamento sul Castello.” Questo sapete cosa significa? Che tra appena tre anni, cioè nel 2026, l’intera Isola potrebbe festeggiare i DUEMILACINQUECENTO ANNI dall’inizio della costruzione del Castello Aragonese. Ecco, quindi, servito sul piatto d’argento un importantissimo spunto di rilancio promozionale e turistico di tutta l’isola d’Ischia attraverso il segmento del turismo culturale… E proprio oggi, con un Ministero del Turismo che ci rivolge finalmente la giusta attenzione, amministrazioni locali che si rispettino (a cominciare, ovviamente, da quella del comune capoluogo) dovrebbero sentirsi già in ritardo nel prendere al volo una dritta del genere e lavorarci con il giusto anticipo. Ma… alla fine, pensate che qualcuno se ne occuperà? Io confido solo nelle famiglie Mattera, non certo nell’attuale, scadentissima classe politica. E spero vivamente di non sbagliarmi!”
Sono passati ben venti mesi da quel mio editoriale e, come volevasi dimostrare, nulla si è mosso in alcun modo e da parte di alcuno, pubblico o privato che sia, per accogliere il mio suggerimento gratuito. Alle soglie della stagione turistica 2025, quindi, posso affermare senza timore di smentita che quasi due anni dopo il mio appello l’amministrazione comunale di Ischia, e con essa anche la proprietà del Castello Aragonese, non è interessata ad organizzare alcunché per celebrare adeguatamente un anniversario così importante, smarrendo la ghiottissima occasione per regalare a tutta l’isola, non solo ad Ischia e al Castello, un momento di incredibile visibilità verso il mondo intero.
In questa condizione di frustrante silenzio e ormai irrimediabile ritardo, mi viene da pensare se è giusto che la cittadinanza ischitana debba accontentarsi del pressappochismo di un sindaco e un gruppo di consiglieri e assessori la cui lungimiranza è pari a quella di un miope portatore di occhiali a fondo di bottiglia. Così come mi piange il cuore nel prendere atto che tutto quanto concerne un bene culturale-simbolo così importante, nel bene e nel male, dipenda esclusivamente da una proprietà privata, sacra -ci mancherebbe- ma non sempre pronta a privilegiare anche attività apparentemente secondarie ma che tali non sono. E se verso tale proprietà, o almeno una parte di essa, è necessario farsi una ragione di tale orientamento, portando comunque rispetto per il modo in cui il Castello, a parte alcuni atavici inestetismi, viene mantenuto e offerto ai visitatori, nei confronti della cittadinanza vige la consapevolezza assoluta che essa meriti appieno una guida di così scarsa qualità, avendola eletta a più riprese e senza esitazione alcuna ma, peggio ancora, avallandone le malefatte con la propria inguaribile indifferenza.
Daily 4ward di Davide Conte del 1 febbraio 2025