Gli ultimi 4WARD hanno toccato, non volendo, l’argomento-politica. E anche questa settimana ritengo opportuno soffermarmi su questo tema che, tra le dimissioni più che prevedibilmente ritirate da parte del Sindaco Enzo Ferrandino e la rielezione di Francesco Del Deo quale primo cittadino di Forio, resta di grandissima attualità.
Tuttavia, lo spunto che traggo per l’editoriale di questa settimana è l’ultimo intervento di Domenico De Siano in aula al Senato sul tema del terremoto del 21 agosto scorso. Su Facebook ho scritto, senza mezzi termini: “L’intervento di ieri -peraltro più volte applaudito- di Domenico De Siano al Senato sul tema del terremoto ad Ischia dimenticato dal Governo Gentiloni, mi riempie d’orgoglio. Sarò anche di parte, ma questa è la politica che mi piace!”. E lo ribadisco oggi con forza, seriamente.
Domenico non ha collezionato, nella sua carriera parlamentare, un grandissimo numero d’interventi. La sua è una natura abbastanza schiva, forse anche poco portata alla “relazione” in quanto tale; e com’è noto, non sempre il grande acume politico di un personaggio di spicco coincide con la sua scioltezza e predisposizione a parlare in pubblico o a comunicare adeguatamente le proprie “gesta”. Ne consegue che, molto spesso, il nostro Senatore paga con la scarsa popolarità questa sua inclinazione, reagendo poco e male all’accusa di non aver fatto nulla per Ischia nelle sue pur nutrite esperienze amministrative sovracomunali.
Ma una cosa è certa: De Siano è un sanguigno, pragmatico, talvolta istintivo ma non superficiale. E il suo modo accorato di rappresentare nell’aula di Palazzo Madama la disparità di trattamento che si è consumata con il Governo Gentiloni e che stava per reiterarsi con l’esecutivo gialloverde guidato da Conte ai danni della “sua” Isola, oltre a piacere a chiunque l’abbia ascoltato, ha strappato applausi a scena aperta dalla stragrande maggioranza dell’emiciclo romano.
Se ho usato l’espressione “questa è la politica che mi piace” è perché ci credo veramente. Ma in modo saggiamente utilitaristico, avrei anche potuto scrivere “questa è la politica che ci serve”. Vi risparmierò, per questa volta, il solito pistolotto sull’interesse comune, sulle bottegucce e sui campanili, perché altrimenti potrei diventare noioso. Ma ditemi un po’: se da una parte il più clamoroso atto amministrativo in un intero anno di politica locale nel Comune di Ischia è stato il penoso documento firmato da Antonio Mazzella e Antonello Sorrentino per giustificare il loro salto della quaglia dalla minoranza alla maggioranza, sotto la regia palesemente utilitaristica di Luigi Boccanfuso, come si potrebbe fare a meno di esaltarsi allorquando un esponente politico ischitano riesce, inaspettatamente, a volare così alto?
L’intervento in aula di Domenico De Siano è stato un atto assolutamente normale, benché non andrebbe dimenticato che il Parlamento non è il Consiglio Comunale, laddove gli eletti sono tenuti a tutelare la loro realtà locale e non a mantenere, come in Senato o alla Camera, una visione nazionale del loro ruolo istituzionale. Ma di questi tempi, nello squallore generale suscitato dai comportamenti tutt’altro che lineari di chi ci guida, tanto sul piano locale quanto su quello nazionale, anche assolvere semplicemente ai propri compiti tutelando un territorio fin troppo danneggiato e, come se non bastasse, bistrattato dalle istituzioni di riferimento, appare frutto di un positivo giganteggiare nel nanismo diffuso tra gli eletti a tutti i livelli.
E così come De Siano rappresenti –che piaccia o no- la più alta espressione politica attualmente presente sul nostro territorio, va riconosciuto lo stesso titolo a Giosi Ferrandino il quale, seppure con un comportamento molto più cicero pro domo sua, ha tesaurizzato alla grande l’infimo livello che lui stesso ha favorito tra i suoi proseliti per lasciar emergere con forza la sua leadership sul territorio e restare ancora oggi, con indiscutibile autorevolezza, l’ago della bilancia che potrebbe “capetiare” l’attuale Sindaco e la sua maggioranza da un giorno all’altro.
Lo stesso discorso vale per Francesco Del Deo. Con molta fortuna e, probabilmente, anche grazie alle scelte sbagliate di chi avrebbe potuto contrastarlo, la sua audacia ha preso il sopravvento e, a meno di improbabili sorprese, sarà lui a guidare il Comune del Torrione per il prossimo quinquennio, diventando a pieno titolo uno dei pochi sindaci ischitani della seconda Repubblica a completare due mandati consecutivi. E anche nel suo caso, non gli si può fare una colpa del fatto che gli altri gli riconoscano una tale leadership da accettarne supinamente le scelte e le decisioni sia sul piano politico sia su quello amministrativo: un “capo” non nasce per caso. E se sai tesaurizzare adeguatamente il tuo background democristiano, oltre a saperci fare, alla fine non ce n’è per nessuno.
Peccato che, come al solito, tra tutti questi leader, i loro meriti e i loro errori, manchino –come e più del solito- gli elementi pregnanti: il Paese e la sua gente, immersi più che mai in un torpore mortifero, in un silenzio assordante, in un’indifferenza che oltre a non riuscire più a distinguere il bene dal male, sembra averli assuefatti ad uno stato di irreversibile passività che non giova a nessuno.