Ritiro no. Ritiro si. Domani. Oggi. Ieri. Stasera. Comando io. Comanda tu. Comanda lui. Mo viene il lupo cattivo (Celentano). Mo arriva il munaciello (Fedele). Mo viene quello, poi viene quello e, come in un interminabile Fiera dell’Est si arriva all’oggi (non temporale) dell’Ischia Calcio.
Una baraonda incomprensibile da dove emergono pochi fatti. La necessità di rientrare degli investimenti (Carlino deve rientrare dei soldi spesi, in un modo o nell’altro: o vendendo le quote e facendosi pagare il cosiddetto avviamento o incassando quanto più possibile dalla Lega), l’accettazione che il disegno non è riuscito (il centro commerciale o quello che sia è svanito), gli stupidi protagonismi e la massiccia dose di incompetenza messa in campo fanno pendant con le sei sconfitte rimediate di fila dalla squadra, dal mister e dall’ambiente.
E mentre la maturità degli imprenditori ischitani emerge con sistematico tempismo (nessuno si occupa dell’Ischia perché sanno che l’affare è solo sulla carta ma non nei fatti) inizia a far capolino solo il personaggio protagonista di turno che ci ha “messo i soldi”.
Ora Celentano, poi Di Bello, poi Celentano e Fedele, poi riappare Carlino e, come se nessuno lo avesse capito si omette il vero motivo del contendere: il rientrare dei soldi. L’unico furbo, e ci tocca riconoscerlo, che è riuscito a portarsi qualcosa a casa e sul conto in baca o sotto la mattonella è stato l’innominabile.
Così, a parlare e pensare come tirare avanti sono solo quelli che hanno messo mano alla tasca in maniera seria e vera. Carlino si è defilato. Giosi Ferrandino e i cugini anche, i vari ischitani pure e sono rimasti quelli con un contratto e in parte protetti dalla lega e quelli che, ahiloro, ci hanno messo i soldini per la fidejussione. Celentano prima e Di Bello dopo trasformando “il pallone” in business. Si tratta solo di questo. Sì, di proteggere gli investimenti.
Vai in ritiro e tieni gli ischitani (vecchi!) a casa perché, così facendo, Porta (che è l’esecutore del disegno protetto dall’assurda e incasinata situazione societaria che non riuscirebbe a trovare un sostituto neanche a pagarlo a peso d’oro se non uno della stessa sua stessa categoria: “devo far incassare e basta. Il risultato viene dopo”) può giocare con la calcolatrice e mettere in fila i coefficienti per l’età media.
Il tifo, quelli che seguono l’Ischia in maniera più distesa e la squadra rendano in balia delle onde o in balida delle rondini (cit.) ancora una volta.
Tutto questo perché si è andato avanti con l’arraffazzonato style: l’amico, il volontario, il fiduciario di questa parte della società, il fiduciario dell’altra, chi ha messo i soldini ora e chi poi li avrebbe messi più avanti.
Oggi, mentre i risultati riscaldano i tifosi e crolla, come era stato ampiamente previsto, l’equilibrio insano tra società e tifo, il caos regna sovrano ed è più che normale che il bimbo al comando (Vikky, sereno, non sei il solo…) abbia un po’ di tensione e la “faccia nel letto”.
Lo è per i baby in campo. Per quelli in società e per quelli in proprietà. Vale per tutti. Sarebbe opportuno, a questo punto, sistemare prima i problemi di enuresi e poi quelli sportivi. Vostro, 71!