sabato, Dicembre 28, 2024

Il caso del bimbo di Monterone. Non puntiamo il dito contro i genitori. Di Sandra Malatesta

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E io guardo e riguardo la prima pagina del Dispari del 19 ottobre 2022 e sto ferma. Seduta e tra me e me, mentre mi commuovo. Poi guardo quel fagottino lì sulla strada e quella macchina e comincio con i miei pensieri che piano piano mi portano con loro facendomi estraniare dalla realtà intorno a me.

Un bimbo piccolissimo che forse stava imparando a gattonare con quei pannolini che fanno tenerezza avrà capito cosa? Una macchina gli passa sopra, e lui li viene subito preso in braccio da qualcuno credo dal padre che lo porta via velocemente. E mi dico che c’è nella vita di ognuno di noi non solo un destino ma in questo destino anche la fatalità. Sento di aerei che cadono e si salva un solo passeggero, mi è capitato di stare per morire anni fa e ho trovato tutti i medici tutti dal chirurgo, al ginecologo, all’anestesista, alla cardiologa un lunedì mattina all’ospedale Rizzoli e mi hanno salvato la vita quando ero già in collasso venoso per una gravidanza extrauterina con perdita di sangue nell’addome e tanti mi dicevano che ero stata fortunata. E io mi sto chiedendo se quello di ieri a Monterone è un miracolo, una fatalità, il destino.

Sono stata mamma di bimbi piccoli che proprio quando gattonavano ne combinavano di tutti i colori cercando di alzarsi in piedi magari vicino a una sedia che non reggeva e cadeva su di loro e mi dico che non mi sento di sputare sentenze perché dopo siamo tutti bravi, come quando dopo un furto mettiamo telecamere e porte blindate. Allora quello che mi va di dire è che sì, i piccoli vanno sempre guardati, protetti, e che una piccola distrazione può provocare tragedie, ma so anche che tanti non lasciano un attimo i piccoli, compresa me che vivo sempre in compagnia di un’ansia che si placa solo se faccio quello che devo fare. Eppure, i piccoli diceva mia madre, “Te la fanno sotto agli occhi”.

Ho letto che molti hanno scritto che quei genitori non sono in grado di crescere i figli e che devono subito intervenire i servizi sociali, che addirittura qualcuno vorrebbe picchiare quei genitori. E io so che a tanti di noi i figli piccoli ne hanno combinate e nessuno ha saputo perché erano in casa con noi. Anche alla mamma più attenta può capitare che un bimbo gliela faccia sotto agli occhi. Eppure, questa volta mi inquieta il fatto che il bimbo fosse per strada. Da quanto so, lì vicino, a due metri, c’è un negozio che gestisce il padre del bimbo. Non voglio scusare nessun grande e nessuna sorellina o fratellino a cui avevano detto di guardare il piccolo, ma la cosa è stata molto grave. Ricordo le botte che prese una mia amica per non aver guardato la sorellina che, mentre giocava sulla sabbia vicino a noi, mise una piccola pietra in bocca e fu un miracolo che una signora riuscì a tirarla fuori. Vidi picchiare ferocemente la mia amica di appena otto anni e piansi disperata perché non mi sembrò giusto in quanto lei, ogni giorno, guardava la sorellina e non si muoveva da vicino a lei.

Quel bimbo, sicuramente, non doveva essere lì, sicuramente non è stato protetto, ma non mi va di dire che genitori cattivi, o parole assurde che ho sentito. Sono sicura che quei genitori amano il loro bambino e dovevano stare più attenti, ma so che non dobbiamo dimenticare che anche a tanti di noi i figli ne hanno fatte pur stando sempre con loro.

Quando sentivo silenzio mentre magari cucinavo, allora mi giravo intorno dove i figli giocavano e vedevo che zitti zitti rischiavano di morire magari puntando una presa di corrente con qualche pezzo di costruzione che allora erano di ferro, il famoso “Meccano”, e stando presente riuscivo ad evitare guai. Ma qualche volta i guai me li hanno fatti e io mi colpevolizzavo per quell’attimo in cui mi ero distratta.

Allora sono sempre qui seduta a guardare la prima pagina del Dispari, a sperare che il bimbo stia bene, a dire tra me e me che quel bimbo non doveva stare lì e che forse i grandi si sono distratti un poco troppo, e mentre la rabbia vuole vincere su di me, subito dopo so che quei genitori non saranno più gli stessi, che non avranno bisogno del nostro giudizio a volte terribile e frettoloso, che staranno male di loro e che la loro vita cambierà. Così mi concentro sul piccolo che vorrei stringere forte e vorrei tanto che non gli restasse niente nella mente di quel terribile attimo in cui avrebbe potuto morire schiacciato.

Questa cosa mi riporta alla responsabilità dei genitori, ma non mi va e noni permetto di dire che sono cattivi o egoisti, ma mi va di dire a tutti noi che i piccoli non si devono lasciare un attimo da soli e che l’autonomia la raggiungono con anni quando finalmente sanno il mondo fuori, vanno a scuola, competono, imparano a vedersela da soli con i compagni, e se così non è, allora vanno ancora aiutati e seguiti. Resto sconvolta come tanti da ieri, ma anche felice che il bimbo stia bene, e spero che questi fatti non accadano mai più.

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