Le premesse per partecipare all’incontro di lunedì sera in Curia Vescovile con il rev. prof. Franco Magnani non erano certamente le più invitanti, se dall’alto di un pulpito locale l’evento mi era stato annunciato come un “obbligo categorico” per chiunque avesse inteso cominciare o continuare a svolgere ruoli laicali nell’ambito parrocchiale. Ma il titolo (“Ripartire dalla liturgia”) era fin troppo invitante, per i miei gusti, sebbene io al momento non abbia intenzione e men che meno sia stato invitato a tali ruoli da chicchessia. Così come era ancor più allettante trovare una risposta a tale titolo: ripartire… da quale liturgia? E ripartire… in che senso?
Che il primo di questo ciclo di cinque incontri mi avrebbe messo in condizioni di trovare conferma nelle mie premesse me lo ha rivelato l’introduzione del Vescovo Villano, che ha parlato nel suo consueto eloquio diretto ed essenziale di comunicazione e, soprattutto, di linguaggio legato alla liturgia. Lì ho capito che prima o poi avrei avuto modo di partecipare a una discussione/confronto su quello che da sempre, a mio giudizio, rappresenta il punto di partenza verso l’ormai indispensabile svecchiamento della Chiesa Cattolica.
Inizialmente, però, Don Magnani mi aveva un po’ scoraggiato, volando fin troppo alto su concetti difficilmente comprensibili per molti dei presenti, ma soprattutto ponendo più volte l’accento sull’importanza e la centralità di tutto ciò che è liturgia, eucarestia in primis, al centro delle celebrazioni e della partecipazione del singolo fedele, nonché sull’assoluta impossibilità di prescinderne. Poco dopo, però, il focus del relatore ha cominciato a spostarsi nella direzione migliore, inquadrando pian piano un concetto a me particolarmente caro: sentir parlare di formazione celebrata e vissuta, ma ancor di più della necessità di trovare il giusto compromesso tra ritualismo eccessivo e sregolata creatività per infarcire ogni celebrazione di una liturgia fresca, autentica e gioiosa, ha rappresentato vera musica per le mie orecchie di modestissimo praticante che sogna da anni un vero e proprio processo innovativo della liturgia che avvicini sempre più fedeli al culto e alla fede, in particolare tra i giovani, riuscendo finalmente a rendersi comprensibile e alla portata di tutti provando a parlare la stessa lingua della gente comune, non per questo rinunciando alla sacralità dei suoi momenti fondanti.
Farò di tutto per partecipare ai prossimi appuntamenti in programma e non solo perché il relatore abbia apprezzato pubblicamente il mio intervento al termine del suo speech, ma perché conto di scoprire se, dopo tutto, ci sarà una risposta concreta alla domanda che gli ho posto: possiamo veramente sperare di assistere, finalmente, a questo storico “compromesso liturgico”?
Daily 4ward di Davide Conte del 21 novembre 2024