Gaetano Di Meglio | Il decreto Ischia continua a non andare bene. E’ un decreto che, scritto com’è adesso, mette in evidenza tutto il limite locale. E, attenzione, parliamo di volontà politica locale e non governativa. In pratica, Giacomo Pascale e Giovan Battista Castagna hanno affossato l’intera isola d’Ischia sotto la loro piccolezza politica, la loro stupida e grave miopia interisolana e, volendo, si sono prestati allo squallido gioco del “penso solo al mio orticello”. Forse pervasi da cieca invidia e ottusa smania di protagonismo.
La lettura del decreto, infatti, si presta ad una complessa chiave di lettura. Se da un lato il “nuovo” articolo 24 è quello che da queste colonne abbiamo richiesto con forza, e l’articolo 36 rispecchia un’altra nostra, precisa, rivendicazione di equità, ci sono altri articoli che, invece, mostrano un’isola spaccata.
Articoli che meritano di essere corretti prima che il decreto arrivi al parlamento. Articoli per i quali, altrimenti, saremo costretti a combattere alla Camera e al Senato, a suon di emendamenti, per consegnare dignità all’intera isola d’Ischia, proteggere la nostra economia ed evitare una pericolosissima disparità che sarà foriera di una concorrenza sleale di “stato”.
L’errore inziale di aver fatto riconoscere solo Casamicciola Terme, Lacco Ameno e Forio quali comuni del Cratere oggi lo paghiamo a caro prezzo.
E, se le cose non cambiano, credo sia necessario che siano proprio i comuni di Ischia, Barano e Serrara Fontana ad avversare presso le sedi competenti questo “decreto spacca Ischia”.
L’articolo 31, quello che prevede le proroghe e le sospensioni dei termini, infatti, crea, dopo un anno dal sisma e dopo il rientro in una quanto accennata normalità, una disparità enorme tra le aziende e tra i cittadini.
Chi ha pensato solo ai fatti suoi, Pascale e Castagna, oggi è responsabile di questo immane sfregio all’intera comunità isolana!
Passino le assunzioni sismiche, passi la furbata sul terzo condono, ma non passi, mai, l’onta politica di aver spaccato l’isola a metà!
Se le previsioni dell’articolo 31 sembrano, dopo un anno, border line in quanto la realtà ci ha dimostrato una “fotografia” ben diversa da quella che racconta il decreto, è l’articolo 34 che merita tutta l’attenzione di questo mondo perché riguarda “la sospensione dei termini per il pagamento dei contributi previdenziali ed assistenziali e dei premi per l’assicurazione obbligatoria”.
Un articolo scritto in maniera pericolosa e che sembra foriero di tipici errori del copia e incolla.
«Nei Comuni di cui all’articolo 1 (qui c’è un errore materiale nel testo in quanto è l’articolo 16 che identifica i nostri comuni. L’articolo 1 si riferisce a Genova!), sono sospesi i termini relativi agli adempimenti e ai versamenti dei contributi previdenziali e assistenziali e dei premi per l’assicurazione obbligatoria in scadenza nel periodo dall’entrata in vigore del presente decreto fino al 31 dicembre 2020. Non si fa luogo al rimborso dei contributi previdenziali e assistenziali e dei premi per l’assicurazione obbligatoria già versati. Gli adempimenti e i pagamenti dei contributi previdenziali e assistenziali e dei premi per l’assicurazione obbligatoria, sospesi ai sensi del presente articolo, sono effettuati entro il 31 gennaio 2021, senza applicazione di sanzioni e interessi, anche mediante rateizzazione fino a un massimo di sessanta rate mensili di pari importo, a decorrere dal mese di febbraio 2021; su richiesta del lavoratore dipendente subordinato o assimilato, la ritenuta può essere operata anche dal sostituto d’imposta. Agli oneri derivanti dalla sospensione di cui al presente comma, valutati in 6,5 milioni di euro per il 2018, in 25 milioni di euro per il 2019, in 25 milioni di euro per il 2020 si provvede ai sensi (da reperire……. ). Agli oneri valutati di cui al presente comma, si applica l’articolo 17, commi da 12 a 12-quater della legge 31 dicembre 2009, n. 196. »
Al netto degli errori e delle previsioni che sembrano sballate (non si comprende la differenza che passa dai 6,5 milioni del 2018 ai 25 dell’anno successivo!) C’è da capire se la previsione per quali comuni vale.
Perché un’azienda di Casamicciola o di Lacco Ameno, un hotel che non ha ricevuto danni o uno delle tante imprese che hanno continuato ad operare devono essere favorite dal non pagamento dei “sono sospesi i termini relativi agli adempimenti e ai versamenti dei contributi previdenziali e assistenziali e dei premi per l’assicurazione obbligatoria in scadenza nel periodo dall’entrata in vigore del presente decreto fino al 31 dicembre 2020”.
Perché, ad esempio, Domenico De Siano, non dovrebbe pagare i contributi dei suoi dipendenti e Giosi si? O i Leonessa si? O i Di Costanzo si? E sia chiaro, Domenico De Siano è il primo ad aver detto di voler emendare il testo affinché sia valido per a tutta l’isola, ma è questa la grave discriminazione che viene perpetrata in questo testo che ha bisogno di una correzione urgente. Subito!
Anche perché, poi, diciamocelo, i tecnici di palazzo Chigi hanno saputo scrivere la norma successiva, quella dell’articolo 36 in maniera “unica”.
La norma che prevede gli “Interventi volti alla ripresa economica” non si limita al Cratere, ma riconosce il l’intero territorio isolano.
Ecco il testo: “1. Al fine di favorire la ripresa produttiva delle imprese del settore turistico, dei servizi connessi, dei pubblici esercizi e del commercio e artigianato, nonché delle imprese che svolgono attività agrituristica, come definita dalla legge 20 febbraio 2006, n. 96, e dalle pertinenti norme regionali, insediate da almeno sei mesi antecedenti agli eventi sismici nei Comuni dell’Isola di Ischia, nel limite complessivo di 2,5 milioni di euro per l’anno 2018 e di 2,5 milioni di euro per l’anno 2019, sono concessi alle medesime imprese contributi, a condizione che le stesse abbiano registrato, nei sei mesi successivi agli eventi sismici, una riduzione del fatturato annuo in misura non inferiore al 30 per cento rispetto a quello calcolato sulla media del medesimo periodo del triennio precedente. 2. I criteri, le procedure, le modalità di concessione e di calcolo dei contributi e di riparto delle risorse di cui al comma 1 tra i comuni interessati sono stabiliti con provvedimento del Commissario straordinario, entro sessanta giorni dalla data di entrata in vigore della presente disposizione. 3. I contributi di cui al presente articolo sono erogati ai sensi dell’articolo 50 del regolamento (UE) n. 651/2014 della Commissione, del 17 giugno 2014, ovvero ai sensi del regolamento (UE) n. 1407/2013 della Commissione, del 18 dicembre 2013. 4. Agli oneri derivanti dall’attuazione del presente articolo, pari a 2,5 milioni di euro per l’anno 2018 e 2,5 milioni di euro per l’anno 2019, si provvede mediante corrispondente riduzione del…”
Questa è una norma che ha molto buon senso. L’altro, invece, no.
Consentire ad un’azienda di non versare i “contributi” per due anni e poi ritornare al pagamento, anche in maniera dilazionata, rappresenta un vero e proprio toccasana per quelle aziende che hanno subito il “terremoto” senza danni fisici. Un modo serio in cui lo stato interviene.
L’assurdità dei comuni del cratere deve essere superata e cancellata quanto prima. Così come è stata “premiante” la scelta di limitare l’applicabilità del terzo condono solo agli immobili che hanno ricevuti danni dal terremoto, così dovremmo chiedere al Governo di evidenziare i benefici, gli sgravi e quanto altro il governo intende riconoscerci, in maniera selezionata, solo a chi, veramente, ha subito danni senza guardare al confine comunale, bensì avendo ben in mente che siamo un’isola!
Perché l’isola può essere divisa in soli due grandi gruppi: quelli che hanno ricevuto il danno diretto (crollo, sgombero, inagibilità, chiusura totale o zona rossa) e chi, invece, non ha subito danni diretti ma lavora e vive sull’isola del terremoto. E, in questo caso, la divisione amministrativa dell’isola non solo è anacronistica, ma è dannosa per tutti. Non c’è differenza, infatti, tra l’azienda di Casamicciola, Lacco Ameno o Forio che non ha subito nessun danno dal terremoto rispetto a quella di Barano, Serrara Fontana e Ischia. E garantire benefici a qualcuno solo perché sta sul lato destro di una strada invece che su quello sinistro è follia pura!
Lo stesso ragionamento è valido per l’articolo 35. Non si comprende, infatti, perché le aziende di Casamicciola, Lacco Ameno e Forio che non hanno ricevuto danni dal terremoto possano godere di un beneficio così significativo quale la “Sospensione dei termini per la notifica delle cartelle di pagamento” rispetto alle aziende di Barano, Serrara Fontana e Ischia.
L’articolo è questo: “Nei Comuni di cui all’articolo 1, i termini per la notifica delle cartelle di pagamento e per la riscossione delle somme risultanti dagli atti di cui agli articoli 29 e 30 del decreto-legge 31 maggio 2010, n. 78, convertito, con modificazioni, dalla legge 30 luglio 2010, n. 122, nonché le attività esecutive da parte degli agenti della riscossione e i termini di prescrizione e decadenza relativi all’attività degli enti creditori, ivi compresi quelli degli enti locali, sono sospesi dall’entrata in vigore del presente decreto fino al 31 dicembre 2020 e riprendono a decorrere dal 1 gennaio 2021”. Anche qui c’è l’errore. I nostri comuni sono definiti all’articolo 16.
Questi mostri, che sono stati inseriti nell’arco di tempo di pochi giorni, ovvero, nelle ultime 96 ore hanno urgente bisogno di essere abbattuti e corretti.
Enzo Ferrandino, Dionigi Gaudioso, Rosario Caruso, Giosi Ferrandino, Domenico De Siano e chi ha potere, faccia qualcosa. Presto. Fermate questa follia. Fermate il decreto spacca Ischia!
www.ildispari.it
Ne prendano atto tutti coloro che sono contro il Comune Unico…..