La rappresentazione del dolore è un fenomeno assolutamente soggettivo e non può essere codificato in modo universale. Carattere e ruolo impongono comportamenti che però, molto spesso, devono lasciare il posto all’emotività del momento e a reazioni talvolta incontrollabili.
Ho visto piangere sorprendentemente su Instagram un politico passionale quanto razionale come Fulvio Martusciello dopo un breve intervento in aula al Parlamento Europeo nel ricordare Silvio Berlusconi, quando già nel giorno della sua morte aveva scritto: “Oggi è morto mio padre per la seconda volta.” Così come ho letto la compostezza di tutti e cinque i suoi figli “veri”, in Duomo a Milano, nel sopportare con estrema eleganza il momento difficile e tutta la pressione mediatica che ne conseguiva e ancora ne consegue, ma senza per questo riuscire a mascherare il loro profondo dolore.
E per uno storicamente fanatico della programmazione neurolinguistica come me, era inevitabile analizzare questi come tanti altri aspetti del “non verbale” che sono riuscito a scorgere nel corso della diretta. In molti avevano il più classico degli atteggiamenti di circostanza, ma molti di più mostravano nel linguaggio del corpo il vero motivo della loro presenza lì: il dovere di onorare una persona cara, in modo diverso, a tutti loro.
E con tale sottile ma profondo ed affascinante profilo scientifico della comunicazione, dedico la conclusione di questa breve analisi a Marta Fascina, trentatré anni, quella che dopo Francesca Pascale è diventata la moglie “di fatto” di Silvio Berlusconi. Impossibile fingere in modo così credibile per un’intera cerimonia e nei momenti più intimi non ripresi dalle telecamere: questa ragazza, che ancora una volta avrebbe potuto essere più facilmente Sua figlia anziché la compagna, ha sinceramente pianto e sofferto il distacco da una persona che evidentemente, per lei, ha rappresentato molto di più del semplice mentore, ricco e facile da amare per quel poco ancora che aveva da vivere per poi “sistemarla” a dovere. E la dimostrazione di ciò è la vicinanza che i figli del Cavaliere, specialmente Barbara e Piersilvio, le hanno dimostrato pubblicamente, annoverandola come nessun altra di fatto e a pieno titolo nei ranghi di famiglia.
Ultima considerazione: non so Voi, ma l’omelia dell’Arcivescovo Delpini l’ho trovata tanto splendida quanto essenziale!