Nell’altra parte di questa pagina abbiamo raccontato quello che c’è sul campo della politica locale. Ma è il sintomo. Qual è, però, la malattia dalla quale ci dobbiamo curare. E’ il mal di politica.
Sia Carmine Bernardo che Peppe Brandi, nelle due interviste che hanno ci hanno rilasciato, ancorché in tempi diversi, hanno messo in evidenza il ruolo poco attrattivo della politica in quanto tale. Il cittadino è troppo coinvolto nei problemi della vita di tutti i giorni e fa i conti con le storture del sistema, ne paga lo scotto e il dazio e alle sue domande non ha risposte. La politica locale non riesce a dare risposte ai veri problemi della comunità e il ruolo dei comuni è sempre più marginale. Marginale al pari della presenza. Da 60 giorni con la guerra e da due anni con la pandemia, siamo stati coinvolti dal confronto con i grandi temi e con i player mondiali.
Ci chiediamo se Zelensky fa scelta giuste o se Putin sgancia la “bomba” e prima ancora se Pregliasco la diceva giusta o se la Capua aveva ragione. Un fenomeno che ci ha allontanati dal dibattito locale. Pensate che lo stesso “terremoto” di Ischia non è più un argomento “top trending”.
In questo scenario sembra stupido chiederselo, ma è possibile che non ci sia un “nuovo” che abbia voglia e cuore per il proprio paese. Un outsider? Una donna? Siamo una comunità con il mal di politica. E non c’è ancora un vaccino o una cura che ci possa venire in aiuto.