lunedì, Settembre 16, 2024

Il mondiale che parla ischitano. Giuseppe Manzi, da Fondobosso allo Stadium 974 di Doha

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Mentre a Ischia pioveva e le nubi rattristavano lo spettacolo, a Doha si respirava. Parte così la nostra intervista a Giuseppe Manzi, nella seconda puntata vi proporremo quella a Nadia Puzella. Lui di Ischia, lei di Lacco Ameno entrambi impegnati nell’organizzazione del Campionato del Mondo in Qatar. L’evento che ha sconvolto il calcio nel mondo e al quale, come Italia, non partecipiamo.
Due ruoli diversi, due posti diversi, un progetto unico e un posto di partenza unico: la nostra isola. Giuseppe e Nadia si incontrati in un bar di Doha e hanno scoperto che erano entrambi ischitani. Lei lavora al Fifa Fan Festival, lui alla logistica dello Stadium 974.
Iniziamo la nostra intervista proprio con il meteo.

Qui a Ischia ci sono le nuvole…
«Un mese fa non si respirava e quindi, purtroppo, adesso ci tocca lavorare il doppio di prima. E questo il tempo a disposizione non c’è per divertirsi».

Sei a Doha per il Mondiale di calcio. Raccontaci quale è il tuo compito.
«Io mi occupo di logistica. Nello specifico trasporti e logistica per il pubblico che acquista il biglietto e viene a vedere le partite allo Stadium 974. Qui si svolgeranno tra le 7 e le 8 gare e noi ci occupiamo di come far muovere gli spettatori. Li accogliamo, organizziamo in tutto il trasporto, tramite bus o con le altre modalità con cui accedere allo Stadium che ha, comunque, una capienza di 40 mila spettatori».

Parliamo un po’ di calcio. Ma a Doha, quanto è seguito il calcio?
«Qui il calcio non è tanto seguito a livello locale, ma molto a livello internazionale per i grandi eventi, tipo Coppe Internazionali che coinvolgono altre squadre. E’ un paese in via di sviluppo dal punto di vista sportivo e degli eventi, grazie alla ricchezza e alle infinite risorse».

Adesso ti faccio una domanda più “internazionale”, diciamo la domanda classica, “a chi appartien?”. Ti vorrei presentare meglio al pubblico isolano.
«Sono di Ischia, Fondobosso. Dopo ogni evento, praticamente, torno a casa attaccato alla Guardia di Finanza»
Una geolocalizzazione perfetta!

LE PRIME ESPERIENZE

Come si arriva a lavorare per il mondiale? Qual è il percorso? Da dove si parte?
«Secondo me bisogna cogliere le occasioni al volo, avere un po’ di fortuna e fare qualche sacrificio in termini di scelte. Sono nel mondo dei grandi eventi dal 2019 e ho iniziato a casa, a Napoli con le Universiadi e da lì ho avuto modo di collaborare con un’azienda per l’Europeo di Calcio. Poi il primo Gran Premio di Formula Uno e, dico la verità, in maniera inaspettata, mentre adesso mi ritrovo qui. Non avevo altri programmi per la testa, forse perché non avrei mai pensato che dopo quattro anni sarei riuscito a raggiungere, diciamo, il mio primo mondiale».

C’è mai stato il sogno, da piccolo, da adolescente, di lasciare l’isola, di andare lontano e magari vivere queste esperienze? Si può sognare di fare l’Expo, di andare in Cina, di fare la finale, oppure il Gran Premio di Formula Uno. Pensare di gestire un mondiale o comunque far parte di questa grande macchina organizzativa. C’è un sogno oppure si tratta soltanto di essere stati al posto giusto al momento giusto e aver fatto la scelta giusta?
«Qui si vive di progetti e mentre ne sta finendo uno, già si sta a guardarsi intorno, per capire quale potrebbe essere il prossimo passaggio. No, non è cosa da tutti. Siamo un po’ speciali. E’ il tipo di vita che ti dà certezze e bisogna avere anche la giusta attitudine e la giusta motivazione per andare avanti. Certo, ha questi piccoli prezzi da pagare, però ne vale la pena».

«UN LAVORO CHE RICHIEDE TANTO E TI DA’ TANTO»

Immagino che senza il merito non si arrivi dove sei ora?
«Si, bisogna metterci tanto impegno e passione. Ecco, è un lavoro che richiede tanto e ti dà tanto. Non è una passeggiata. Se per merito intendi sacrificio, capacità di adattarsi e prontezza nel decidere, nel mio caso, se saltare su un aereo e prendere il volo, sì; perché anche questo è merito sotto tutti gli aspetti. Sotto tutti i punti di vista, non solo della formazione e della nostra preparazione. Io sono partito 4 anni fa e non sapevo nulla degli eventi, non sapevo nulla di come fosse strutturato un evento sportivo e cosa ci fosse dietro le quinte, mi mancava la preparazione in generale.
Non parlerei di merito puro perché una preparazione e una formazione, comunque, la si acquisisce nel tempo di tre mesi. Si, il tempo giusto di avare le skills che ci permettono di svolgere il proprio compito e di poter fare nuovi eventi e nuovi progetti.
Non è fondamentale il merito, soprattutto perché devi avere una predisposizione fisica e mentale che non puoi misurare proprio con termini di bravura. Se ti sai adattare, superate le prime paure è tutto in discesa e tutto finisce. Però non è per tutti e me ne rendo conto. Ho amici a casa che non sono mai usciti dall’isola, ma gliene faccio un rimprovero. E’ una forma mentis e anche un’abitudine, perché non sono stati abituati ad andare via dall’isola. Abbiamo visto la vita e abbiamo idee diverse. La vita è bella proprio per questo, perché ognuno reagisce in maniera diversa. Ora sono qui, il 21 dicembre sarò a casa. Se le cose vanno bene, magari trovo un altro lavoro e se non dovessero andar bene torno a casa, a Ischia. Cosa c’è di più bello che ritornare? Ritornare a casa, con questo lavoro, mi fa sentire Ischia ancora di più la mia terra, la mia isola e la vivo per 10 giorni da turista. Non ci torno da cittadino o da isolano, ma ci torno proprio per brevi periodi e l’apprezzo ancora di più, soprattutto in estate. Sono tornato a settembre per 9 giorni e ho vissuto Ischia da turista».

GRUPPO DI LAVORO MULTIETNICO

Adesso vivi solo. Come riesci a coniugare rapporti affettivi, amorosi, soprattutto senza sapere dove andrai? Ora ci dici che hai la fidanzata a New York che ti aspetta…
«Il nostro è uno stile di vita che non aiuta a instaurare una relazione sentimentale con un partner o a mantenere altri rapporti, di amicizia e familiari. Si, sento la mia famiglia tutti i giorni e sento i miei amici, i miei migliori amici. Anche se è bello, secondo me, tenersi distanti per un po’ e poi ritrovarsi per potersi raccontare, per poter approfittare e godere del poco tempo libero a disposizione e viverlo al massimo, Paradossalmente, poi, ho quasi più conoscenze e amicizie qui che a Ischia. Parliamo del mondiale, e del numero di persone che sono qui a lavorare. E più del 50% delle conoscenze e delle amicizie sono nate in certi passati e me le sono ritrovate anche con le professionalità che si inseguono».

Quale è il grande gruppo di lavoro in cui sei inserito?
«Lavoro per un’azienda americana che si occupa di trasporti e logistica e ha concluso circa 500 assunzioni. Nel mio team di lavoro siamo più o meno una squadra di calcio, forse 11, 12 o 13, ed è un gruppo totalmente internazionale: Grecia, Pakistan, India, Perù, Italia, Spagna, Azerbaigian, Romania e sicuramente ho dimenticato qualcuno. Lavorare in questa realtà è sinonimo di inclusione e condivisione. Convivere a contatto e conoscere le culture degli altri».

Quando torni?
«Torno a Natale, il 21 dicembre sarò a Ischia, in attesa di un altro evento»

L’aereo di ritorno sembra essere la deadline di un pezzo di vita. C’è la voglia di fermarsi oppure già stai inviando il curriculum?
«Bisogna fermarsi un attimo. E poi dipende tutto dall’evento, da come lo vivi, perché e non tutti gli eventi, non tutti i progetti in cui ho lavorato sono stati i migliori dal punto di vista organizzativo e della preparazione. Però dipende anche dal periodo. Io mi definisco una persona condizionata dal clima.
L’anno scorso ho terminato “Euro 2020” a Roma a metà luglio. Quindi sono tornato a Ischia e avevo avanti due mesi di estate al mare, amici e altro. Adesso sono contento ugualmente perché Natale è alle porte e ritorno. Faremo festa, ma già so che il 1 gennaio 2023 avrò bisogno di ripartire. Alla fine credo che una settimana sia sufficiente per riprendersi dalla sbornia lavorativa».

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