Perché il comitato Civico per i trasporti Marittimi non parteciperà alla manifestazione di sabato 29 novembre
Negli ultimi 2 anni il Comitato Civico per i trasporti marittimi ha partecipato al processo per la rimodulazione del tpl in Campania, da soli e di concerto con le associazioni che hanno aderito al Coordinamento regionale dei pendolari della Campania, portando la propria esperienza quotidiana di fruitori delle vie del mare.
L’intento del Comitato non è mai stato quello di parteggiare per l’uno o l’altro tra gli armatori o di andare contro qualcuno, ma sempre propositivo e di ascolto e orientato a coinvolgere più categorie economiche e sociali.
In questo frangente abbiamo raggiunto diversi risultati, alcuni impercettibili a chi non è utente assiduo, altri più evidenti, ma la cosa più importante è che in poco tempo siamo riusciti a portare ai tavoli dove si decidono le policy per i trasporti una rappresentanza degli utenti ischitani, unica per ora, che mancava e da molto tempo e con pazienza e perseveranza riusciremo a raggiungere gli ulteriori obiettivi che ci siamo prefissati.
Siamo da sempre convinti che, se si vuole dare un assetto coerente a tutto il settore, la problematica trasporti marittimi vada affrontata unitariamente in tutti i suoi aspetti, che sono indivisibili e parimenti importanti e che il processo vada affrontato in sede istituzionale.
La manifestazione indetta per il prossimo 29 novembre concentra – a nostro avviso erroneamente – l’attenzione su una sola faccia della medaglia rischiando di far perdere di vista l’obiettivo finale che è quello della disponibilità di un servizio complessivo efficiente e rispondente alle esigenze di mobilità delle popolazioni isolane.
La nostra esperienza di viaggiatori ci insegna che non sempre il pubblico è sinonimo di affidabilità e trasparenza nella gestione. La stessa Autorità Garante per il Mercato in un suo provvedimento evidenzia come la bassa qualità dei servizi di tpl – e il trasporto via mare rientra a tutti gli effetti in questa categoria – sembra trovare origine in una gestione delle imprese, spesso controllate o partecipate da enti pubblici affidanti, “non orientata al perseguimento di obiettivi di efficienza aziendale, quanto piuttosto connotate da un generalizzato tentativo di perseguire obiettivi di natura diversa, quale ad esempio, con riguardo all’utilizzo del fattore lavoro, quello di ammortizzatore sociale. La perdurante incapacità di una gestione efficiente delle aziende di trasporto pubblico locale ha portato nel tempo all’accumularsi di disavanzi di bilancio che in alcuni casi valgono da soli a incrinare gli equilibri finanziari degli Enti coinvolti.”
In questa cornice si inserisce anche un quadro normativo complesso e farraginoso figlio di una governance del tpl regionale che per anni si è concentrata su altre modalità di trasporto, trascurando le vie del mare perché ritenute un qualcosa solo ad appannaggio dei turisti e quindi necessarie di efficienza solo nei periodi estivi.
Da queste premesse risulta evidente come il processo per razionalizzare e migliorare il trasporto marittimo è lungo e non è destinato a completarsi in pochi mesi, o in una sola legislatura regionale ma richiede anni di impegno costante e monitoraggio, da parte degli utenti ma anche delle amministrazioni locali, per portare i giusti correttivi quando servono.
L’ente pubblico, e nello specifico la Regione Campania, deve mantenere un chiaro e incontestabile ruolo di controllore, dettando le regole per lo svolgimento dei servizi di trasporto marittimo, lasciando alle compagnie la libertà di competere nei limiti e nel rispetto di quanto scritto nel contratto di servizio.
Quest’ultimo sarà lo strumento in grado di garantire il diritto alla mobilità di passeggeri e merci per le isole del Golfo e sui suoi contenuti siamo ancora in tempo per intervenire con proposte coerenti.
Le amministrazioni locali fino a oggi sono state del tutto assenti nel confronto con l’utenza, possono fare la loro parte costruendo questo dialogo e facendosi portavoce delle istanze provenienti dal basso con conoscenza di causa e non per mero calcolo politico.
Nel momento in cui si danno regole certe e univoche, si identificano degli standard di efficienza per lo svolgimento dei servizi di trasporto e di supporto a terra e si mettono i vettori tutti nelle stesse condizioni di partenza, l’utente sarà davvero libero di scegliere in base alle proprie esigenze e in quel momento il mercato comincerà a essere protagonista dato che le singole compagnie per essere competitive saranno obbligate a migliorare l’offerta. Il circolo non potrà che essere virtuoso portando a un innalzamento complessivo della qualità del sistema trasporti campano.
Il Comitato Civico per i Trasporti Marittimi continuerà la sua attività improntata sulla ricerca costante del confronto con le Istituzioni e dell’unità tra i diversi portatori di interesse e ancora una volta ribadisce quello che è il suo pensiero e cioè che la questione principale non è quella della natura pubblica o privata del vettore, ma la disponibilità di un servizio che sia accessibile a tutti, non discriminante, efficiente, creato e gestito secondo criteri di economicità ed efficacia e davvero rispondente alle esigenze di mobilità delle popolazioni isolane. E quest’ultimo è il vero elemento “pubblico” che va salvaguardato.