Il risveglio di ieri non è stato esattamente uno dei più piacevoli. La notizia della morte di Gaetano Fazio, maestro pizzaiolo ischitano, mi è stata comunicata su più fronti e oltre ad arrecarmi tristezza infinita mi ha inevitabilmente portato nello stato d’animo di chi perde una persona cara ai ricordi e alla vita vissuta.
Conoscevo Gaetano sin dai tempi della Pizzeria Cecilia, ma ci siamo molto avvicinati da quando decise di aprire il “suo” locale difronte ai Vigili del Fuoco, a Ischia. Con Deltastudio curammo tutta la sua comunicazione: nacque il logo della mitica “agliara” con tanto di G incorporata, accompagnato da un pay-off che parlava chiaro: “GAETANO, IL NOME DELLA PIZZA”. E non si trattava di mera creatività, ma dello specchio fedele di un uomo letteralmente innamorato del suo mestiere e di quella pasta bianca a lui tanto familiare.
Gaetano era indubbiamente un uomo di grandi capacità relazionali e andava fiero dei tantissimi vip che nel corso del tempo arrivavano ad Ischia e non riuscivano a resistere alla fama di una “verace pizza napoletana” decisamente speciale, acconsentendo a farsi ritrarre in una foto con lui che avrebbe arricchito il già cospicuo numero di cornici a parete. Personalmente, ero arrivato a un tale punto di assuefazione al sapore e alla ricchezza delle sue pizze da costringerlo ad occuparsene personalmente dall’inizio alla fine; altrimenti, pur senza vederlo, riuscivo ad accorgermi se la pizza l’avesse stesa e guarnita lui o uno dei suoi assistenti del momento. E Vi assicuro che non era la stessa cosa! Anzi…
Ma la cosa strabiliante che fa di Gaetano Fazio un antesignano dell’export Made in Italy di qualità è la fama guadagnata in Giappone! Tutto nacque da un primo arrivo di aspiranti pizzaioli del Sol Levante tramite la Sua Associazione di categoria. Da quel punto, al di là dei tantissimi altri che li hanno seguiti e nonostante non esistessero ancora i social network, è stato un crescendo di fan club e locali aperti laggiù con il Suo nome e il Suo logo: una sorta di franchising gratuito quanto spontaneo che ha fatto di Gaetano più di un’autorità, da accogliere full credit almeno una volta l’anno come testimonial di questo o quel brand o, semplicemente, come amico e ospite d’onore. E come dimenticare la vittoria del suo giovane allievo giapponese Tomi, presentatosi come “Tomi Fazio, figlio Gaetano” anche grazie all’affine corpulenza, vincitore del titolo del mondo nel corso del “Pizza Village” a Napoli?
Ci siamo sempre stimati tanto con Gaetano, anche quando le illazioni gratuite -rimaste tali- del voltagabbana di turno supportato dal solito sciacallo mediatico puntarono inutilmente a denigrare sia me nel ruolo pubblico che ricoprivo sia lui nell’integrità di persona perbene qual era: aria fritta tanto per la gente quanto per la Magistratura. Anni dopo, la salute cagionevole, un po’ di sfortuna ma anche qualche scelta non esattamente tra le migliori hanno poi acuito una sorta di parabola discendente di Gaetano e della sua attività, salvo continuare a essere invitato in giro per il mondo a dire e fare di pizza, come vero maestro d’un tempo. L’ultimo mio like ad un suo post di “Buongiorno” su Facebook risale a soli tre giorni fa.
Ciao, Chef! Ti porto nel cuore.