mercoledì, Settembre 18, 2024

Il padre da incubo e la minore contro tutta la famiglia: “Violentata per 30 minuti con la scusa di fare la lavatrice”

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Ieri mattina, nel carcere di Poggioreale, il padre-orco arrestato sull’isola d’Ischia dai Carabinieri della Compagnia di Ischia, durante l’interrogatorio di garanzia, ha negato ogni addebito, sostenendo di non aver mai mosso un dito sulla figlia. L’uomo sostiene che la ragazza sia fragile e abbia patito le violenze domestiche pregresse che ha ammesso di aver perpetrato ai danni della mamma. Una storia infame e triste, questa, che vi stiamo raccontando che è stata smascherata dagli assistenti sociali dell’istituto dove è ospitata la ragazzina lontano dall’isola.

Secondo il padre, la ragazza avrebbe inventato tutto questo incubo al fine di allontanarlo dalla madre. Il pubblico ministero procedente, il dott. De Franco, dovrà esprimere il proprio parere al giudice che ha svolto l’interrogatorio e che, nel frattempo si è riservato dal prendere una decisione. La difesa dell’uomo, tuttavia, ha richiesto la sostituzione della misura cautelare con gli arresti domiciliari anche in virtù del tempo trascorso dagli fatti denunciati e dall’ultimo episodio che risale al gennaio 2022.

LE ACCUSE
Le accuse mosse contro l’uomo che rischia fino a 24 anni di carcere sono molto chiare. Il GIP, nel disporre la detenzione in carcere ha chiarito che “con più condotte esecutive del medesimo disegno criminoso, con violenza e mediante abuso di autorità consistito nello sfruttare il fatto che fosse il padre della minore, abusando, inoltre, delle condizioni di inferiorità fisiche e psichica della persona offesa, costringeva sua figlia a subire rapporti non consenzienti.
In particolare, nell’arco di tempo dal 2015 al 2016, quando il nucleo familiare risiedeva ad Ischia, di mattina e di pomeriggio, quasi ogni settimana, approfittando della momentanea assenza degli altri familiari, consumava rapporti sessuali completi anali con la figlia minore; nel febbraio 201, dopo che il nucleo familiare si era trasferito, quando era in stato di detenzione, usufruendo di un permesso premio, dopo aver raggiunto la minore nella sua camera, prima le toccava gambe e seni, poi le chiedeva di spogliarsi e di abbassare il pantalone avvicinando il suo organo genitale a quello della figlia; durante la Pasqua 2021 quando, usufruendo di un secondo permesso premio, facendo temporaneamente ritorno presso l’abitazione familiare, di primo pomeriggio, con la scusa di fare la lavatrice, si faceva raggiungere dalla figlia minore in bagno dove prima le palpeggiava il seno, infilando le mani all’interno della maglietta, poi le leccava le parti intime e, infine, consumava con lei rapporti sessuali anali per circa trenta minuti, tappandole la bocca per evitare che urlasse; il 26 dicembre 2021, quando usufruendo di un terzo permesso premio, con la scusa di cercare un cacciavite si faceva raggiungere dalla figlia minore presso la camera da letto matrimoniale, dove consumava rapporti anali completi con la figlia per circa dieci minuti, raccomandandole, nei giorni successivi, di non raccontare nulla a nessuno”

Poi il giudice per le indagini preliminari ha chiarito le aggravanti: “Con le aggravanti di aver commesso il fatto nei confronti della figlia, alla quale è derivato, a causa della reiterazione delle condotte, un pregiudizio grave. Con le ulteriori aggravanti di aver commesso il fatto nei confronti della figlia anche quando quest’ultima era minore di dieci anni”.

IL RACCONTO DEGLI ASSISTENTI SOCIALI

La storia che vi stiamo raccontando nasce dal racconto della responsabile della Comunità dove è affidata la minore. “Al rientro dalla vacanze – riferisce la responsabile al Giudice dei Minori – abbiamo notato un particolare comportamento oppositivo da parte della ragazza, in quanto era molto arrabbiata e sempre nervosa; quindi, avevamo attribuito tal situazione al fatto di aver incontrato il fratello, poiché quest’ultimo era già stato segnalato per abusi sessuali nei confronti della stessa e della sorella. Invece, il 14 marzo, la ragazza ha cominciato a raccontare agli operatori della comunità, e poi anche a me, di aver subito abusi sessuali da parte del padre. In particolare, ha raccontato che mentre a casa con tutta la famiglia il padre l’ha chiamata nella sua stanza con la scusa di fare un lavoro all’armadio e nella stanza l’ha fatta sdraiare sul letto, l’ha toccata e poi l’ha fatto. Ha usato questo termine L’HA FATTO. Quindi le ho chiesto cosa volesse dire co questo termine e lei ha specificato dicendomi che l’ha violentata come con il fratello. Inoltre, la minore ha raccontato alla psicologa in merito ad un altro abuso da parte del padre avvenuto durante le vacanze di Capodanno, riferendo di essere stata portata in bagno dal padre ed abusata sessualmente”.

ASSOLUTA ATTENDIBILITA’ DELLA MINORE

Il GIP, nella sua ordinanza, chiarisce anche un particolare importante in questa vicenda, ovvero l’attendibilità del racconto della minore. “Occorre evidenziare che la testimonianza della minore/persona offesa è stata assunta in sede di incidente probatorio con quel che ne consegue in termini di cristallizzazione definitiva delle dichiarazioni rese ai fini probatori stante il contraddittorio già svoltosi” e poi aggiunge “Ebbene, sia le risultanze dell’incidente probatorio, che l’esame peritale sopra menzionato confluiscono verso un’assoluta attendibilità del racconto della minore così come del resto già svolto – nei suoi inconfutabili significati – dalle precedenti dichiarazioni rese alla polizia giudiziaria”.

A conferma del racconto: “Occorre, riguardo al narrato delle persona offesa, sottolineare che tutte le dichiarazioni rese dalla stessa, ivi comprese quelle svolte antecedentemente all’incidente probatorio, erano già state confermate dalle persone informate dei fatti che avevano avuto modo, per ragioni d’ufficio, di ascoltare la minore presso la comunità ovvero presso le strutture sanitarie attivate allo scopo”
Ultimo dettaglio: “Le dichiarazioni della persona offesa non presentano alcun dato incongruente ed illogico né riguardo ai contenuti dell’agire in proprio danno dell’indagato né, tantomeno, relativamente ai luoghi ed ai momenti in cui le azioni sarebbero state poste in essere”.

SOLA CONTRO TUTTI

E’ ancora il GIP che chiarisce come la vittima di questa storia si sia trovata a combattere da sola contro tutti. Contro le sorelle, il padre, il fratello e la madre. Parlando di quest’ultima, la ragazza ha raccontato: “La mamma non mi crede, lei mi ha inviato tanti messaggi vocali con cui dice che non è vero, che sono successe queste cose. Mia madre dice che io dico queste cose perché odio mio padre. Mia madre non è una vera madre, mi ha trattata sempre male”.
Ma oltre alla parole della ragazza è il commento del giudice che conferma come questa ragazzina abbia combattuto contro tutti: “La circostanza che il narrato della persona offesa non trovi conferma nei componenti del nucleo familiare trova ragione nell’evidente protezione che li stessi assumono riguardo a quello che viene visto come un ulteriore elemento di turbamento ed anche in ragione del fatto che la valenza disfunzionale della stessa risulta messa in discussione sia dagli episodi, sempre di natura sessuale, posti in essere dal fratello in danno della sorella e sia da quanto prima affermato, e poi ritrattato, da una delle altre sorelle riguardo ai comportamenti sessualmente abusanti del padre in suo danno.

E’, peraltro, di evidenza macroscopica la circostanza che i familiari della minore siano compattamente inattendibili a fronte di un racconto dei fatti operato dalla parte offesa non solo sempre centrato e logicamente coerente ma anche immune da intenzioni calunniatore stante anche il tormento interiore che l’intera vicenda risulta procurarle.
A sostegno di questo particolare, va aggiunto che la sorella della vittima di questa storia ha smentito di aver partecipato ad una conversazione telefonica, a viva voce, intercorsa tra il padre e la vittima alla presenza della responsabile della comunità “rendendo così manifesta la volontà reticente del gruppo familiare in favore dell’indagato”.

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