“Luigi Buono da due partita fa la tribuna. Faccio scelte per la causa dell’Ischia. Non faccio regali, Cibelli meritava di giocare” è questa la sintesi estrema delle parole di Enrico Buonocore. Una sintesi che si vede sul campo e che è la vera essenza di questa Ischia. Da fuori guardi la formazione e, come dice Iervolino, togli Longo ed entra Padin. Vero, questa è la fotografia della distinta. Ma in tribuna siede, sorridente, Ciccio Brienza insieme ad un altro gruppetto di calciatori che altrove farebbero la differenza.
Poi il mister aggiunge, con quel pizzico di orgoglio (che fa apprezzare ancora di più l’uomo) “Matarese neanche al Lacco Ameno lo avrebbero preso. Per me è un giocatore forte”. E allora ti fermi, rifletti e comprendi perché l’Ischia è capolista. Perché c’è uno che sceglie. Che fa vincere il merito. Che – e nessuno si offenda – applica la legge del più forte. Come nella jungla. Già, quello del più forte mentalmente, più forte fisicamente, più forte con le emozioni, più forte a restare in panchina, più forte nell’attesa, più forte nella costanza, più forte nella presenza.
All’Ischia dei 18 ischitani e dei pochi “stranieri” questo serviva: la scelta. E la scelta è quella cosa che caratterizza i leader veri. Quelli che poi restano soli, che decidono mentre gli altri parlano, che ci ragionano la notte, che vedono più largo e più lontano. Come Enrico il leader. Quello che preso il posto del campione. Perché il campione fa bene da se, i leader fa bene attraverso gli altri.