giovedì, Marzo 6, 2025

Il PIL, le elezioni e… Ischia

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Davide Conte | I dati appena pervenuti sulla recessione in Italia avvicinano ancor di più lo spettro di elezioni anticipate. Il Premier Renzi ha puntato tutto sulle riforme, quasi fossero la panacea di ogni criticità, ma il calo dello 0,2% del PIL nel secondo trimestre 2014 ed il conseguente deficit in borsa sono riusciti a mettere a nudo anche l’aspetto più solido del suo proverbiale ottimismo.

La grande capacità comunicativa di Renzi, che ricorda senza dubbio – forse snellendolo in certi aspetti- il miglior Berlusconi (quello del contratto da Vespa, per intenderci), oggi sembra non bastare più a mantenere negli Italiani quella tanto agognata fiducia nelle istituzioni che il giovane ex Sindaco di Firenze era riuscito a ricevere dopo i suoi primi mesi da Presidente del Consiglio e che gli è stata confermata quasi ad personam nel voto alle Europee.

Se però andiamo ad interrogarci su quelli che potrebbero essere gli effetti di nuove elezioni in Italia, credo che molti di Voi riusciranno a condividere la mia analisi: cosa cambierebbe? Nulla, ne sono sicuro. Probabilmente Renzi vincerebbe ancora, seppure senza SEL, ma certamente un centrodestra unito otterrebbe una percentuale tale da risultare determinante nel panorama politico nazionale. Ergo, continuerebbe l’epoca delle larghe intese, di cui personalmente ne ho fino alla cima dei capelli.

L’accusa principale che rivolgo da sei anni a questa parte a Silvio Berlusconi, non a caso, è quella di non esser riuscito, dopo il successo senza precedenti delle politiche del 2008, a mantenere la promessa di rivoltare il Paese come un calzino, avendo i numeri per farlo in entrambi i rami del Parlamento. Si preferì ancora una volta la linea morbida, la mediazione ad ogni costo, sperando che a sua volta la Magistratura (giusto per menzionare uno dei protagonisti delle riforme ormai indifferibili) alleggerisse la mano sulle vicende giudiziarie del Cavaliere. Ma tutti conosciamo come sono andate le cose. E ancora una volta, chi ne ha risentito è stato il Paese!

Orbene, io non so se si riuscirà ad approvare il nuovo (si fa per dire) sistema elettorale; quello di cui sono certo è che siamo ancora lontanissimi, nonostante le apparenti buone intenzioni di Renzi, dalla ricetta che potrebbe farci uscire almeno in parte dalle sabbie mobili in cui siamo precipitati. La situazione economica generale è disastrosa! Parlando l’altroieri con un esperto commerciante della zona Porto d’Ischia, mi rivelava che la totale assenza di programmazione (che ciascuno di noi paga inevitabilmente dall’alto verso il basso) si concretizza in un pubblico sempre più scadente, che più volte al giorno si presenta al banco della sua accorsatissima tavola calda chiedendo prima i prezzi e poi… lo sconto. Una testimonianza, questa, che non trova riscontro nella storia del nostro turismo e che è figlia di quel processo di graduale contrazione della spesa a cui nessun Governo, sino ad oggi, ha saputo concretamente far fronte.

Il processo di semplificazione amministrativa che potrebbe derivare nel giro di un lustro con l’avvento del Comune Unico è ancora troppo lontano per consentirci di considerarla la svolta per tutti. Sarà senz’altro un momento importantissimo, ma nel frattempo è indispensabile un cambio di passo che la politica, quella che conta, sembra non ancora in grado di imprimere. Manca una visione concreta di ciò che serve al Paese, inteso tanto come Italia, tanto come Isola d’Ischia. Comunque sia, resta il fatto che tutti, indistintamente, non siamo più nelle condizioni di aspettare. Le nostre aziende, le nostre famiglie, i nostri lavoratori dipendenti non hanno sceicchi da Abu Dhabi in grado di risollevarne le sorti. Le maniche di tutti noi, già fin troppo scorciate, non bastano ormai neppure alla sicurezza della più spicciola quotidianità.

Sveglia, Italia! E perché no: sveglia, Ischia!

 

 

(ill.ne: iltempolastoria.it)

 

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