I tanti concorsi banditi dopo l’epoca Covid dai vari Comuni dell’isola d’Ischia hanno riportato in voga la corsa dei nostri giovani verso quel “posto fisso” tanto caro alla nota parodia di un sempre esilarante Checco Zalone. Va detto, infatti, che per certi versi i nostri ragazzi, anche in virtù dei tempi sempre più difficili che stiamo vivendo e di una burocrazia che insieme all’eccessiva pressione fiscale non incoraggia certo la libera impresa, stanno via via disinteressandosi a forme di finanza agevolata a portata di click come “Resto al Sud” (in arrivo con la sua seconda versione) e “Impresa 2.0” per concentrarsi su questo o quel bando da vigile urbano, dirigente o funzionario pubblico, personale ATA, OSS e chi più ne ha più ne metta.
È evidente che il primo deterrente è la ricerca spasmodica di una raccomandazione, che nel caso della nostra Isola fa i conti non solo con la necessità di averne una buona tra quelle più concretamente efficaci, ma anche col fattore campanilismo, che al di là di pochi rari scambi di cortesie tra un’amministrazione e l’altra, impone in maniera incontrovertibile una corsia preferenziale per i cittadini-elettori di ogni singolo Comune.
E proprio per questo, ecco il risultato in subordine alla vittoria del concorso: il raggiungimento dell’idoneità con il conseguente ingresso in graduatoria. Perché l’altra importante novità in voga negli ultimi anni è costituita proprio da uno scorrimento sempre più rapido provocato dalle continue richieste di personale da questo o quell’ente pubblico e la conseguente necessità, anche per brevità, di attingere alle graduatorie in essere altrove, salvo riscontrare poi la disponibilità del candidato a trasferirsi nella località richiedente.
Del resto, se in tanti confidavamo su una nuova classe imprenditoriale composta da aitanti e volenterosi millennial, col passare del tempo si sono dovuti rassegnare comprendendone le ragioni. Come dar loro torto, dinanzi a un panorama commerciale isolano sempre più disastroso, con un Corso Colonna in cui ormai si fa prima a contare i superstiti (sia tra i commercianti che tra i frequentatori) anziché i negozi sfitti e le presenze sempre più sparute?
Quando scrivo del disastro sociale che dilaga ad Ischia e di cui sono tuttora convinto che i sette anni e mezzo di Enzo Ferrandino e compagni siano stati la causa principale, non è certo per tediarVi con chissà quale spirito di parte, ma solo perché ho sempre inteso condividere con Voi una previsione fin troppo facile che progressivamente non ha tardato ad avverarsi in tutta la sua gravità. E la nuova corsa al posto fisso, oltre ad esserne parte integrante, tuttora non trova provvedimenti da parte delle amministrazioni locali utili a prevenirla fattivamente e a migliorare lo stato dell’arte. Anche per questo, mi piacerebbe confidare su un maggior senso critico e partecipativo della nostra comunità locale, ma poi rinsavisco ed evito di illudermi inutilmente fino a prova di smentita.
Daily 4ward di Davide Conte del 18 dicembre 2024