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Il prete di una volta | #4WD

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Daily 4ward di Davide Conte del 17 febbraio 2024

Non chiedetemi come, ma mi sono imbattuto pochi giorni fa in una foto del compianto parroco di Sant’Antuono, Don Andrea Costa, scomparso nel lontano 1988. A seguito di questo incontro, per così dire, casuale, ho continuato la mia ricerca e ho trovato un link tratto dal profilo Facebook della Sua parrocchia (https://www.facebook.com/watch/?v=1880955215282063), che attraverso foto e testimonianze ricorda lo storico parroco a trent’anni dalla Sua dipartita.

Don Andrea è presente nei racconti di tantissimi miei amici che lo hanno vissuto decisamente più di me e da cui io ho sempre tratto un profilo legato al classico “curato” di paese, quello dalle tante storie vere frammiste a semplici leggende metropolitane, ma che nel caso di specie ricordano un sacerdote dal profilo a dir poco variegato e, soprattutto, caratterizzante ogni Sua azione all’insegna dell’assoluta genuinità.

Le Sue omelie prevalentemente in dialetto napoletano erano una vera e propria riconciliazione con la fede, perché se San Francesco d’Assisi auspicava di “servire Domino in lætitia”, Don Andrea metteva in condizione tutti i Suoi fedeli di frequentare ancor di più la Chiesa, perché con Lui il divertimento era assicurato.

Prete, contadino, cacciatore, uomo del popolo a tutto tondo, non ha fatto mancare (e non è certo l’unico) pettegolezzi sul Suo conto, a cui spesso ha ben pensato di replicare anche dal pulpito. Ma come ha avuto modo di dire una delle persone anziane intervistate nel video di cui al link che Vi ho fornito, “era un Uomo che la carità la praticava sul serio”. E Vi pare poco?

Non so fino a che punto nel mondo attuale una figura di sacerdote “vecchio stampo” come quella di Don Andrea Costa risulterebbe ancora valida in termini di aggregazione e consolidamento del cosiddetto popolo di Dio in cammino. E non so neppure quale effetto potrebbero avere su un presbitero contemporaneo i classici “scherzi da prete” che molti dei suoi parrocchiani gli riservavano, anche nel cuore della notte, coinvolgendo questo o quel personaggio della zona. Quel che so per certo, invece, è che con tutti i suoi pregi e i suoi difetti, una figura come quella di Don Andrea mi riporta in mente con nostalgia una pagina di storia della nostra bella Isola che non solo va rimpianta, ma andrebbe raccontata ai nostri giovani per riportare a galla quei valori comunitari ormai sopiti dal progresso e dai ritmi forsennati di una quotidianità sempre più vuota e inutilmente frenetica.

1 COMMENT

  1. Tanta poesia o diciamo ricerca forsennata di una descrizione a colpi di aggettivi, attributi e verbi malcapitati. Don Andrea era un’ artista e basta! Tutto quello che faceva era unico dalle prediche domenicali ( a Piedimonte e non a Sant’ Antuono) all’ insegnamento della religione alle elementari di Piedimonte. Le visite prepasquali a benedire le case. Le visite col bambino Gesù tra Natale e l’Epifania presso le famiglie durante l’ora di pranzo. E poi i pomeriggi a giocare a pallone davanti alla chiesa di Piedimonte e le sue chiamate per suonare le campane e poi pronti a vestirci da chierichetti per la messa serale ancora sudati per aver giocato tutto il pomeriggio. Don Andrea era qualcosa di prezioso che non sopporta paragoni o proiezioni.

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