La storia del 65enne Carlo Di Meglio racconta di come un piccolo ospedale di provincia possa e debba sostituirsi a un grande ospedale cittadino. “A Ischia ci sono competenze e capacità che permettono di farlo” commenta un addetto ai lavori.
Il 65enne Carlo Di Meglio, lo scorso 8 luglio arriva in gravissime condizioni all’ospedale Rizzoli di Lacco Ameno a seguito di una gravissima ferita al torace causata da un ravvicinato colpo di fucile da caccia. L’uomo, già portatore di pacemaker/defibrillatore è in fin di vita e si pensa di trasferirlo subito sulla terraferma. Il primario di rianimazione però, il dott. Buonanno, nega la possibilità di trasferirlo in eliambulanza, temendo che il paziente non possa sopravvivere al trasporto.
Dopo quattro giorni in cui Carlo Di Meglio è in prognosi strettamente riservata, il paziente viene trasferito in idroambulanza al Cardarelli per sottoporsi a terapia in camera iperbarica. I sanitari del Cardarelli, però, dopo averlo tenuto in osservazione per qualche giorno, ritengono sia prioritario affrontare la questione cardiologica, per questo trasferiscono il paziente al Monaldi.
Nell’ospedale di collina a Di Meglio viene prima disinstallato il pacemaker/defibrillatore e poi viene preso in carico dalla rianimazione per diversi giorni. All’inizio di agosto, però, il Monaldi chiama il Rizzoli per proporre il ritorno sull’isola di Carlo Di Meglio, data la necessità di ridurre i posti letto e l’opportunità di far avvicinare il paziente a casa. Nonostante la complessità del caso, le riconosciute competenze della rianimazione diretta da Buonanno, della chirurgia diretta dal prof. Marvaso e dell’ortopedia coordinata dal dott. Corbo permettono di prendersi carico del paziente.
È così, l’8 agosto, ad un mese di distanza dalla prima entrata al Rizzoli, Carlo Di Meglio torna al Rizzoli, l’ospedale che gli aveva già salvato la vita e che nonostante sia agosto – a differenza di tutti gli ospedali napoletani – è in piena attività.