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Il savoir faire ha sempre la sua importanza | #4WD

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Daily 4ward di Davide Conte del 10 dicembre 2024



Ieri ho partecipato a una videocall per un progetto professionale nel settore della comunicazione istituzionale a cui sto partecipando. Confrontarsi con realtà al di fuori dell’isola d’Ischia e crescere anche ascoltando e apprendendo da identità diverse è sempre stato un obiettivo fondamentale del mio percorso lavorativo, dal 1987 ad oggi. E mi ha sempre arricchito tanto! 
A un certo punto ho dovuto constatare, ancora una volta, che è sempre più difficile riscontrare la capacità dei singoli di non sconfinare nelle competenze altrui, ovvero di limitarsi a mettere le proprie a disposizione del gruppo di lavoro a cui appartengono senza per questo andare oltre compiti e ruoli. Troppo spesso, lasciandosi andare sulle ali dell’entusiasmo e dell’eloquio facile, alcuni soggetti perdono di vista mezzi, interlocutori e finalità, rischiando di inficiare la buona riuscita di un intero progetto pur di restare innamorati del proprio pensiero.
Nel caso specifico, ho provato a correggere garbatamente il tiro di chi stava letteralmente uscendo fuori tema, ponendo l’accento sulla necessità di utilizzare il giusto linguaggio, secondo il diverso interlocutore/obiettivo, per riuscire a catturarne concretamente l’interesse dopo -ovviamente- averlo correttamente individuato. In altre parole, se a un giovane liceale ti rivolgi con un linguaggio troppo forbito o, comunque, con una retorica ben lontana dal suo approccio lessicale, finirai per abbassarne immediatamente la soglia d’attenzione, creando tra te e lui una barriera poi estremamente difficile da abbattere. Così come, rivolgendosi a chi ricopre una carica istituzionale, fin troppo spesso la forma è anche sostanza e, in quanto tale, va privilegiata anche a discapito dei veri contenuti della propria proposta, pur di rendere l’interlocutore/obiettivo partecipe e convinto della bontà e della sostenibilità della stessa.
Anche in questi casi (si tratta di un progetto che comunque coinvolge il “pubblico” a più livelli), c’è sempre la burocrazia a rappresentare l’ostacolo più importante da superare. E sembra strano, ma non lo è, allorquando gli attori principali di un progetto, quelli che avrebbero potuto rappresentarne un vero e proprio valore aggiunto, sono i primi a tirarsi indietro rispetto a quelle ataviche difficoltà che carte e timbri creano al suo normale sviluppo. Tuttavia, se è vero com’è vero che il buon capitano si vede nel mare in tempesta, uno degli stimoli principali di un vero problem solver (una volta, in casi simili, semplicemente definito “negoziatore”) è quello di assumere velatamente la leadership senza per questo apparire come il “saputo” di turno, al punto da rendersi seriamente convincente per tutti, mettendo insieme le anime più disparate, dribblandone le baggianate in stile “ottima idea, ma…” ed esaltando, nel contempo, le loro proposte migliori. 

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