Anni fa scrissi questo articolo, saccheggiando come mio solito qua e là qualche libro. Mi piace riproporlo perché fessi si nasce e io, modestamente, lo “nacqui”.
È vero: la vita, l’esperienza, “la società” mi spingono spesso a tradire questa mia natura. A volte anch’io mi faccio “furbo” (capisc’ a mme…). Ma, anche se non sono sempre capace di tener fede ai principi, agli ideali e ai valori in cui credo, non per questo voglio smettere di proclamarli. Desidero anzi orgogliosamente e tenacemente difendere la mia categoria… Di più: mi piacerebbe scrivere un vero e proprio “Manifesto… in difesa della razza”.
Senza arrivare a scomodare il famoso “discorso della montagna” di evangelica ispirazione (soprattutto perché non mi va di essere scambiato per un “clericofessacchiotto”), penso sia utile proporre qui una breve antologia sul tema. Giuseppe Pontiggia (In prima persona, ed. Mondadori) ci ricorda che “fesso” in Italia è addirittura una parola chiave. “Non c’è aggettivo che lasci altrettanto trasparire la storia di una nazione (!)”.
“L’etimologia di fesso – ha scritto Pontiggia – è debitamente “oscena”. Fessa, da fendere (cioè dividere, spaccare), era (era…) nei dialetti meridionali l’organo genitale femminile. Per quel percorso mentale tipicamente umano e specificamente italiano, che porta a svalutare ciò a cui si da più valore, fesso, come minchione, è passato però a ingrossare la prolifica famiglia dei genitali che si aggirano, tra orgogliosi e umiliati, nell’aria semantica di “stupido”.
Plebiscitario – ha notato ancora il grande intellettuale lombardo – ben oltre i confini regionali, il successo di “fare fesso”, cioè ingannare, truffare, frodare.
Tuttavia, fesso ha connotazioni complesse, non prive di nobiltà, tanto che Alfredo Panzini, nel suo dizionario moderno del 1905, afferma che “vale stupido, di buona fede e poi galantuomo”.
Da notare anche il “ma” avversativo, collocato strategicamente da Manzoni, in un giudizio pronunciato da don Ferrante (“galantuomo sì, ma acuto”), che corregge mentre afferma e afferma correggendosi: “salva il galantuomo, ma insinua un dubbio letale”.
Una conferma la troviamo anche nel Grande dizionario della lingua italiana di Salvatore Battaglia, che alla tradizionale sequela riservata al fesso aggiunge: “che non sa e non vuole approfittare delle facili e vantaggiose occasioni, che è incapace di farsi valere, spesso per mantenersi fedele ai propri ideali di giustizia e di onestà (per lo più usato come ingiuria).
Sempre confortanti le espressioni: “fare il fesso”, cioè fingere, se si è in difficoltà, di non capire niente; e, come locuzione esortativa, “non fare il fesso”, invito ad approfittare, senza troppi scrupoli, di una opportunità vantaggiosa. (Appello diventato pleonastico, cioè superfluo, per molti… specialmente “politici”…).
Giuseppe Prezzolini lo pone al centro, in antitesi con furbo, del suo Codice della vita italiana. “I cittadini italiani si dividono in due categorie: i furbi e i fessi”.
Non si può definire il fesso. “Se però dichiara all’agente delle imposte il suo vero reddito; mantiene la parola data anche a costo di perderci, eccetera, questi è un fesso”.
L’articolo 4 del Codice puntualizza con astuta finezza: “Non bisogna confondere il furbo con l’intelligente. L’intelligente è spesso un fesso anche lui”.
Quanto all’antiquato “dovere”, “è quella parola che si trova nelle orazioni funebri dei furbi quando vogliono che i fessi marcino con loro”.
L’articolo 10 puntualizza brutalmente il trionfo catastrofico di questo dualismo: “L’Italia va avanti perché ci sono i fessi. I fessi lavorano, pagano, crepano. Chi fa la figura di mandare avanti l’Italia sono i furbi che non fanno nulla, spendono e se la godono”.
Circa la possibilità di un riscatto, Prezzolini non indulge alla speranza. “Ci sono fessi intelligenti e colti, che vorrebbero mandare via i furbi. Ma non possono: 1° perché sono fessi; 2° perché gli altri fessi sono stupidi e incolti, e non li capiscono”.
Solo l’ultimo articolo spiega il successo di cui hanno goduto i politici più furbi:
“L’ITALIANO HA UN TALE CULTO PER LA FURBIZIA, CHE ARRIVA PERSINO ALL’AMMIRAZIONE DI CHI SE NE SERVE A SUO DANNO”.
Sulla fortuna calante dell’aggettivo fesso – conclude Pontiggia – si potrebbero formulare ipotesi convergenti. Una è che l’espressione “Ccà nisciuno è fesso” è qualcosa di più che una difesa personale, è una BANDIERA NAZIONALE. Poi l’associazione con fessa esercita meno fascinazione che in passato. “Caduti i tabù sessuali che ne esasperavano il desiderio, l’offerta si è ampliata in misura inversamente proporzionale alla brama maschile”. Infine il sarcasmo alle spalle del fesso onesto deve oggi scarseggiare di riscontri…
Consolante la magnifica battuta di Giovannino Guareschi: “Nella vita – scrive in una lettera alla madre durante la detenzione nel carcere di Parma, nel 1954 – non trionfano mai i furbi, che vincono le battaglie ma non la guerra. Il segreto del successo è essere fessi come me. Dio mi ha sempre dato ragione”.
E allora mi sia consentito di continuare a fare il fesso. Non per evitare la guerra. Ma, confidando nel Creatore, per vincerla. Nientemeno!
PREGHIERA.
Ho trovato questa bellissima preghiera scritta dal Servo di Dio card. Raffaele Merry del Val, Segretario di Stato durante il pontificato di san Pio X. So per certo che le apprezzerete…. Io la trovo stupenda.
“Dal desiderio di essere stimato
Liberatemi, Gesù.
Dal desiderio di essere amato
Liberatemi, Gesù.
Dal desiderio di essere esaltato
Liberatemi, Gesù.
Dal desiderio di essere onorato
Liberatemi, Gesù.
Dal desiderio di essere lodato
Liberatemi, Gesù.
Dal desiderio di essere preferito agli altri – Liberatemi, Gesù.
Dal desiderio di essere consultato
Liberatemi, Gesù.
Dal desiderio di essere approvato
Liberatemi, Gesù.
Dal timore di essere umiliato
Liberatemi, Gesù.
Dal timore di essere disprezzato
Liberatemi, Gesù.
Dal timore di soffrire ripulse
Liberatemi, Gesù.
Dal timore di essere calunniato
Liberatemi, Gesù.
Dal timore di essere dimenticato
Liberatemi, Gesù.
Dal timore di essere preso in ridicolo
Liberatemi, Gesù.
Dal timore di essere ingiuriato
Liberatemi, Gesù.
Dal timore di essere sospettato
Liberatemi Gesù.
Che gli altri siano amati più di me – Gesù, datemi la grazia di desiderarlo!
Che gli altri siano stimati più di me – Gesù, datemi la grazia di desiderarlo!
Che gli altri possano crescere nell’opinione del mondo e che io possa diminuire –
Gesù, datemi la grazia di desiderarlo!
Che gli altri possano essere impiegati ed io messo in disparte –
Gesù, datemi la grazia di desiderarlo!
Che gli altri possano essere lodati ed io dimenticato –
Gesù, datemi la grazia di desiderarlo!
Che gli altri possano essere preferiti a me in ogni cosa –
Gesù, datemi la grazia di desiderarlo!
Che gli altri possano essere più santi di me, purché io divenga santo in quanto posso – Gesù datemi la grazia di desiderarlo!”.
Il Giornalino di Lucianburrasca. di Luciano Castaldi
Mi piace .Come la solito, arguto e coerente. Peccato trovarsi in un paese dove tutto ciò non ripaga.
Repubblica delle zucchine , adatta a sudditi idrolatranti loschi personaggi che occupano ogni posto istituzionale in un perenne sodalizio a danno di tutto il paese.