giovedì, Dicembre 26, 2024

Il terremoto e il G7

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Licia Ronzulli ha il codice iban della famiglia di quei tre ragazzi salvati dalle macerie dopo il terremoto del 21 agosto. Lunedì farò loro un bonifico, fate lo stesso anche Voi”. Un vero e proprio spot, quello di cui si è reso protagonista sabato scorso Silvio Berlusconi dall’auditorium Carriero di Lacco Ameno, non tanto utile a ostentare la sua proverbiale generosità quanto a dimostrare la fortissima influenza dei mass media sull’opinione pubblica, senza distinzioni di sorta, nell’informare la gente su un evento così delicato.

La famiglia di Ciro, grazie alla straordinaria prova di coraggio del proprio primogenito nel resistere in condizioni estreme, ma soprattutto nel collaborare con i soccorritori a mettere in salvo i due fratellini più piccoli, è diventata a torto o a ragione il simbolo della sofferenza ischitana dopo la scossa di quella notte. Sono a conoscenza di veri e propri gruppi di persone, anche lontano da Ischia, che si sono adoperati a favore della famiglia Marmolo con vere e proprie raccolte fondi. Iniziative lodevoli, non c’è che dire, ma…

La sofferenza di Ischia non può e non dev’essere circoscritta solo a questa famiglia, assurta agli onori delle cronache suo malgrado e intenerendo non poco chiunque avesse un minimo di cuore. Ho avuto contezza, in particolare negli ultimi giorni, di persone insospettabili che, da un momento all’altro, rasentano l’indigenza insieme ai loro cari pur avendo un lavoro e una conclamata dignità, dopo aver investito poco prima del sisma i loro risparmi nell’ottimizzare la propria casa e ritrovandosela adesso idonea solo per la demolizione e per una ricostruzione al momento economicamente insostenibile per loro. Conosco anziani che non si muovono più dal letto della loro abitazione presa in affitto obtorto collo, in cui trascorrono piangendo l’intera giornata ben sapendo di non riuscire a “morire a casa mia”. Ho dovuto vedere gli occhi di una mia cara amica gonfiarsi di lacrime nel raccontarmi della figlia appena maggiorenne che le ha detto: “Mamma, non fa nulla che adesso dobbiamo stringere la cinghia! Tu e papà prima del 21 agosto ci avete dato tutto.” So bene che ci sono attività che rischiano di non riaprire più, mettendo in discussione la vita dei proprietari e dei loro collaboratori, impreparati –magari ultracinquantenni- a trovare da un giorno all’altro il punto giusto per ricominciare daccapo; così come conosco più di un artigiano che nel dopo terremoto si è visto negare i propri crediti per opere eseguite fino al giorno prima ai soliti speculatori, sentendosi rispondere che “c’è stat ‘u terramot e mo nun te pozz pavà”. Ischia che soffre dopo il 21 agosto non è solo la famiglia Marmolo, o il Comitato Risorgeremo Nuovamente con tutte le difficoltà di gestione che si contrappongono alla lodevole forza di volontà dei suoi promotori. Ischia, in questo momento, dovrebbe essere considerata un’entità unica, con un unico gestore pregno di qualità e coscienza in grado di convogliare nel migliore dei modi tutto quanto le perviene da ogni dove per risalire la china.

E se del terremoto stiamo ancora versando (e continueremo a versare) lacrime amare, economicamente parlando, è stato proprio lo stesso terremoto a portare non solo gli stati generali (Berlusconi compreso) e tanti supporters di Forza Italia qui ad Ischia per un week-end, ma anche lo stesso G7. E’ noto a tutti che il Ministro dell’Interno Marco Minniti tentò invano di convogliare l’evento nella “sua” Calabria e che, successivamente, qualcuno gli suggerì la nostra Isola come location-simbolo dopo il sisma del 21 agosto. E noialtri, ischitani di poca fede, oggi siamo ancora a discutere se il G7 abbia fatto bene o meno a Ischia? Per favore, smettiamola! Prima ci lamentiamo per settimane che la televisione ha distrutto ingiustamente la nostra immagine dopo il terremoto e poi siamo pronti a sputare sui ministri che scatteranno la loro foto di gruppo istituzionale da una delle terrazze del Castello Aragonese con la nostra isola di sfondo, qualche decina di telecamere pronte a diffondere l’evento in ogni dove e, magari, riuscendo a mitigare l’altissima percentuale di abitanti d’oltre oceano che, finora, riuscivano a spiegarsi cosa fosse Ischia esclusivamente con la solita indicazione “the island in the nearest of Capri”?

Va ricordato inoltre, giusto per la cronaca, che molte strutture alberghiere che in questo periodo sarebbero state già pronte a chiudere i battenti in attesa della primavera 2018, hanno occupato le loro camere ospitando le Forze dell’Ordine impiegate per il G7 a ben 80 euro al giorno a persona (questo il prezzo trapelato). Una cifra, questa, di gran lunga superiore alla politica tariffaria di chi, ciononostante, ha anche il fegato di “piangere e fottere” sull’evento. Si dice altresì che la struttura ospitante i “big” avrebbe incassato, a giustissima ragione vista la qualità della location e le richieste particolarissime pervenute dall’organizzazione, una somma decisamente importante (i rumors parlano di circa 400.000 euro) e che, parlando con molti negozianti del Corso, la presenza nei tre giorni antecedenti il G7 di tutti gli addetti ai lavori avrebbe portato un chiaro e graditissimo incremento ai loro incassi. Della serie, anche gli “sbirri” possono essere ospiti preziosi e fanno shopping ad Ischia. E, aggiungo io, perché non dovrebbero?

Piuttosto, così come avvenne per le giornate ecologiche “Enjoy Ischia” e per la tappa del Giro d’Italia, interroghiamoci ancora una volta sull’inguaribile incapacità da parte di tutti noi isolani di tollerare, anche se per pochi giorni, la condizione di non poter fare tutti i nostri porci comodi in giro per il territorio, anche e principalmente quando lo scopo riguarda un interesse comune quale il buon nome dell’Isola. Ischia è martoriata innanzitutto da questo nostro limite, così come dalla non volontà di affrontare in modo serio le principali problematiche che ci affliggono e dimostrare da parte della sua gente la maturità di essere pronta a ridimensionare il proprio modus vivendi in funzione di un disegno strategico degno di una vera società civile.

Due eventi correlati, il terremoto e il G7, che ancora una volta ci hanno offerto la chance di aspirare a crescere e migliorare, godendoci un’isola diversa e degna di ammirazione. L’isola che avremmo bisogno di offrire quasi quotidianamente a chi la ama e la sceglie. L’isola che forse, salvo nuovi G7 o altri eventi occasionali imposti e organizzati da entità ben lontane dalla logica spicciola di chi ci amministra, non riavremo mai più.

 

 

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