giovedì, Dicembre 5, 2024

Il turismo, i prezzi e le uova di Woody

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Dottore, mio fratello è impazzito, crede di essere una gallina.”  “Beh, perché non lo fa internare?” “Perché mai? E poi dove prenderei più le uova?

 

Davide Conte | Ricordate la joke  delle uova di Woody Allen, spesso ricordata nell’ambiente della comunicazione? I più smemorati la trovano nell’occhiello. Siete liberissimi, come al solito, di pensare che quella che state per leggere sia un’interessata difesa d’ufficio, ma Vi assicuro che non è così. La finta guerra contro i prezzi al ribasso degli hotels a Ischia è decisamente patetica. Ma ancor più patetico e deprecabile, credetemi, è il tentativo di tanti albergatori di additare il fenomeno Dimhotels (la catena alberghiera ischitana facente capo alla famiglia Di Meglio) come il male assoluto del turismo targato Ischia.

davide-188x80Il mio amico Leonardo Sasso, nei tanti post con cui partecipa puntualmente alle discussioni social, ha fatto ai soliti noti piagnoni del settore il classico “conto della serva”, che mi permetto solo di perfezionare nei numeri in questa mia prima riflessione: se i posti letto ufficiali ad Ischia sono circa 33.000 e la Dimhotels ne detiene più o meno 1.400, i Patanari controllano poco più del 4% dell’offerta locale. Come si può attribuire loro un così forte potere d’indirizzo, nel bene o nel male, del prodotto turistico di casa nostra? Non dovrebbe essere più facile per la concorrenza (che è nettamente in maggioranza) isolarli e marginalizzarli nella loro policy tutt’altro che timida?

Quello che mi sorprende ogni giorno di più, invece, è il fatto che nessuno riesca (o voglia) scrutare meglio le offerte presenti on line per modificare almeno in parte i propri convincimenti. Non più tardi di pochi giorni fa, dopo una segnalazione di amici cassinati, sono andato su Voyage Privè e ho scoperto che intorno al 24 giugno (faccio “nomi e cognomi”, come e più di sempre) l’Hotel Italia di Casamicciola Terme offre tre notti b/b a 90 euro a persona (quindi 30 a notte). Il Punta Molino, invece, sullo stesso portale, ne chiede 100. A Pasqua, l’Hotel Oriente di Sandro Florenzo (senza dubbio il più grande contestatore pubblico dei Di Meglio a più riprese) è presente sul catalogo TUI con un’offerta da tre notti a 90 euro a persona (30 a notte) in b/b. E mi limito a questa disamina quasi del tutto casuale, perché un approfondimento degno di essere definito tale lascerebbe scoprire ulteriori sorprendenti (per i non addetti ai lavori) altarini, specie in considerazione del fatto che tali importi sono comprensivi delle commissioni dovute al tour operator o agenzia di turno, diventando quindi più bassi di almeno il 15/20% nelle tasche dei singoli hotels. Come dire, si fa “nu punt e peggio” dei propri accusati, passando in base alle loro teorie da sedicenti vittime a collaudati carnefici del mercato.

Il revenue management turistico (ovvero la gestione dei ricavi) in Italia ha senz’altro preso spunto con l’avvento di internet, circa una quindicina d’anni fa, dalle politiche tariffarie innovative di alcune compagnie aeree: i posti di un singolo volo venivano suddivisi in classi tariffarie ed i prezzi di ciascuna di quelle classi variava anche e specialmente in relazione all’anticipo con cui veniva effettuata la prenotazione. In barba all’ormai last minute imperante sino ad allora, ecco che la tendenza veniva così invertita premiando i viaggiatori più tempestivi, della serie “prima prenoti, meno paghi”. Naturalmente, sistemi di monitoraggio sempre più precisi hanno fatto sì che, col tempo, pur ricorrendo l’obbligo di Legge di dichiarare i posti disponibili per ciascuna classe tariffaria, le modalità di prenotazione siano state perfezionate in modo tale da garantire la massimizzazione degli utili, riuscendo comunque a trarre il giusto profitto da ciascun volo.

Fino alle importanti recenti decisioni che ne hanno caratterizzato le nuove linee di indirizzo, in particolare nel rinnovamento delle strutture di proprietà, sono stato il primo ad evidenziare alla Dimhotels, per quanto di mia competenza ed in tempi non sospetti, la necessità di un maggior controllo qualità a vantaggio della fidelizzazione dell’Ospite: una fase in corso d’attuazione che sta già dando ottimi risultati già dopo pochi mesi dal suo inizio. Ciononostante, è innegabile la bravura dei Di Meglio a lasciarsi guidare in un processo di comunicazione e marketing che dura dal 2006 e che ad oggi rappresenta il successo dei loro numeri qui sull’Isola: investire in pubblicità tagliando i costi di mediazione, per quanto possa apparire l’uovo di Colombo, è una tattica che ancora nessun altro componente del 96% restante ha deciso di condividere con decisione. Piuttosto, sono a conoscenza di sempre più quattro stelle “insospettabili” che, sotto sotto, stanno cominciando da tempo ad accogliere gruppi (very) low cost che fino all’anno scorso lasciavano senza indugio alla porta.

Vedete, lo ripeterò fino alla noia: sono i guru del marketing turistico, non certo io, a sostenere che il low cost non può e non deve rappresentare un problema per una località di grido, purché non venga sacrificata la qualità dell’offerta. Questa riflessione, più volte evidenziata dal nostro Giornale, continua a sfuggire ai più, specie se si considera che sulla nostra Isola sono ben altre le motivazioni che ci rendono sempre meno concorrenziali nel panorama turistico che conta: l’incapacità di riposizionare la nostra offerta, di pretendere adeguata cura del territorio, di imporre (anche coercitivamente, se necessario) il rispetto delle regole dell’ospitalità e del viver civile e la tutela ambientale a tutto tondo, questi sì che sono fattori che, amplificati da una sempre più dannosa amministrazione pubblica “diviso sei”, inficiano irrimediabilmente l’immagine di un’isola come Ischia che sembra aver smarrito il lume della ragione anche nelle forme di gestione più elementari. Sarebbe senz’altro utile chiedersi, indossando per un attimo i panni di un nostro potenziale Ospite, quali motivazioni indipendenti dalle bellezze naturali donateci dal Buon Dio potrebbero spingerlo a preferire Ischia piuttosto che altre località turistiche del medesimo segmento. Ma purtroppo, come nel caso delle uova di Woody Allen, l’arte tipicamente isolana di ancorarsi a certi schemi e non riuscire a guardare oltre la punta del proprio naso, preferendo sistematicamente lamentarsi e parlarsi addosso, rappresenta un’attività di cui, pur riconoscendone l’inutilità, proprio non si riesce a fare a meno.

 

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