Gaetano Di Meglio | Questa mattina, dopo tanti incontri ufficiosi, e dopo lunghe chat e telefonate infuocate, forse, la questione CISI-EVI viene superata. In verità, se l’ex sindaco di Forio e se l’attuale segretario comunale, Noemi Martino, non avessero fatto un colpo di magia con la delibera numero 17 del 2022, oggi staremmo a parlare di un lontano passato. Otto mesi persi per un errore o per una strategia interrotta dal voto che, in qualche modo, ha solo rallentato quelli che sarebbero potuti essere i passi che, invece, dovranno essere fatti in questi giorni.
La vicenda calda, che questa mattina si dovrebbe risolvere con un’audizione “speciale” del segretario Martino (che avrebbe avuto anche il conforto dei due colleghi di Ischia e di Barano-Serrara Fontana) e che, finalmente, potrebbe fare chiarezza sul punto mancante della delibera numero 17.
Ma qual è il pezzo mancante? Andiamo con calma…
il mistero della delibera numero 17: alla ricerva del vero testo…
Come i lettori del Dispari ricorderanno, l’EVI è finalmente uscita dallo stato di liquidazione societario dopo che con l’arrivo amministratore Condurro, si è riusciti a completare e identificare il percorso per appianare i famosi tre milioni e seicento mila euro che “ballavano” nei bilanci di Cisi e di EVI. Condurro riesce a trovare la chiave di volta, a gennaio 2023 si va dal notaio e, finalmente l’EVI esce dal “guado” della liquidazione.
Tutto bene? Macchè! A cavallo tra il 2022 e il 2023 e la fretta per realizzare gli atti capita che la delibera numero 17 viene pubblica sull’albo pretorio del CISI in una versione non definitiva. Quasi tutti i protagonisti sono convinti che la causa sia il più classico “errore materiale”.
Un errore che, però, è stato scoperto solo pochi mesi fa quando è stato chiesto al CISI di provvedere all’eliminazione della posta di bilancio dei tre milioni e seicentomila euro. Gira e rigira Salvatore Marino comunica al sindaco Enzo Ferrandino che, materialmente, non è possibile fare il passaggio perché non c’è una delibera che lo consenti. E qui si scopre il dilemma… Ed è caccia alla vera delibera 17 e alla delibera numero 18 che, ancora ieri, non era pubblicata all’albo pretorio.
Questa mattina, però, sembra che i sindaci abbiano ritrovato la quadra sulla vicenda e abbiano sciolto anche il dilemma sulla delibera che autorizza la cancellazione della posta di bilancio al CISI. Cosa che, tra l’altro, in casa EVI è stata già fatta a gennaio 2023, anche senza la delibera numero 17. Perché? Beh, a quelli dell’EVI interessava uscire dalla liquidazione e, considerata, la totale e non spiegabile “autarchia” dei dirigenti EVI, si è proceduto a modificare il bilancio.
LA QUESTIONE PERRELLA E LA NOTA A CONDURRO
Ma se questa patata bollente sembra essere del tutto consumata, quella che ha fatto diventare il Barone Verde ha tutto un altro sapore. Come vi abbiamo già ampiamente raccontato, l’EVI è un’azienda che viene gestita in autarchia dai dirigenti senza che la politica riesca ad avere un ruolo. Una sorta di società terza che decide come usare i soldi degli ischitani e quali procedure adottare senza che i “padroni” della baracca possano metterci becco.
Così è stato fino alle settimane scorse. Una zona franca in cui Giacomo Pascale (che preme per entrare nel prossimo CdA, ma di questo ne parliamo più avanti) pensava di poter fare il bello e il cattivo tempo sia in virtù della distrazione degli altri primi cittadini sia sfruttando l’occasione che lo vede più vicino a Pierluca Ghirelli rispetto agli altri. Un po’ per il passato, un po’ per l’incarico pagato dai cittadini di Lacco Ameno)
L’ingerenza lacchese aveva spinto l’EVI a prendere posizione contro la Marina del Capitello di Giuseppe Perrella e tutti ricordiamo come è finita la storia: il tribunale ha mazzolato l’EVI, ha ridato l’acqua a Perrella e ora il gestore del porto di Lacco Ameno si trova nelle condizioni di poter richiedere i danni all’Evi per la scelta poi annullata dal Tribunale.
E veniamo al ruolo di Forio e del sindaco Stani Verde. Trascorsi i primi mesi di rodaggio e di assestamento per la nuova amministrazione di Forio, è arrivato il tempo di iniziare a spulciare i dossier che vedono il comune coinvolto con gli altri e, manco a farlo apposta, esplode il caso EVI – Perrella.
Un caso che non piace al sindaco di Forio per la più evidente e chiara opposizione politica alle scelte del sindaco di Lacco Ameno (basti pensare che Pascale era l’organizzatore delle riunioni della campagna elettorale di Del Deo e Capuano contro Verde) e che fa storcere il naso anche agli sindaci.
Uno di questi si è fatto scappare: “A noi Evi interessa vendere l’acqua. Se Perrella vuole l’acqua e la paga noi non dobbiamo avare problemi” e poi ha anche aggiunto “certo che neanche ci possiamo inventare azioni e controlli che non abbiamo mai fatto”. Queste posizioni, però, non sono solo una questione rumors, tutt’altro.
Durante una delle tante riunioni destinate a chiarire la questione debito CISI-EVI, i sindaci comunicano a Pascale che non sono contenti della scelta di strumentalizzare l’EVI nella battaglia per il porto di Lacco Ameno e che, nelle settimane scorse, si era ancora avuto un incontro o un contatto con l’avvocato Bassolino. Il sindaco di Lacco Ameno in presenza assume un certo atteggiamento e in remoto, invece, fa tutt’altro. Mentre la discussione era ancora aperta e questo punto specifico era stato lasciato per ultimo, i sindaci presenti si accordano per decidere alla prossima riunione (che si sarebbe tenuta dopo un paio di giorni) per consentire anche al sindaco di Forio di essere presenti. Detto fatto, per magia l’EVI non attende la decisione dei sindaci e compie alcuni passaggi giudiziaria che trovano l’ok solo del sindaco di Lacco Ameno e la contrarierà degli altri primi cittadini.
Il gesto dell’EVI – che lo ripetiamo è un carrozzone senza cocchiere e che procede secondo i desiderata del dirigente di turno – viene letto come una mossa azzardata ed ecco che al Barone viene servito il “secondo piatto” freddo.
Con una nota ufficiale del CISI, nei fatti il proprietario vero dell’EVI, diretta all’amministratore unico della Evi Spa, il dott. Alessandro Condurro, la dottoressa Scotto, liquidatrice del consorzio dei comuni, chiede di “valutare con attenzione la possibilità di pervenire ad una soluzione transattiva della vicenda processione sottoscrivendo apposito accordo con i soggetti interessati all’erogazione del servizio idrico”.
Ops, cambia la scena. La nota arriva al protocollo dell’EVI e, manco un giro di lancette che arrivano le telefonate infuocate del Barone verde! Telefonate che cambiano tono e atteggiamento a seconda dell’interlocutore. Chi era presente parla di due versioni del Barone verde. Con alcuni più violento, con altri meno. Molto meno.
Questa “violenza istituzionale” non cesserà a breve. Statene certi perché c’è chi la terrà sempre ben in caldo al fine di poter riceve di più. Anche solo per giustificare un semplice “no” a qualche richiesta lacchese.
Cosa farà Condurro con la questione Marina di Capitello lo scopriremo a breve. E’ vero che l’amministratore vuole essere sollevato dall’incarico, ma nel frattempo deve eseguire quelle che sono le direttive dell’assemblea dei soci.
IL CDA. In tutto questo accavallarsi di eventi, sembra che i sindaci abbiano scelto il modello “Gattopardo” per la gestione dell’EVI. Il nuovo statuto dell’EVI, come forma di gestione, prevede sia la possibilità di avere un amministratore unico sia quella della nomina di un CdA composto da 6 a 11 componenti. Stando ai rumors più diffusi, sembra che i sindaci abbiano scelto di optare per un Consiglio di Amministrazione a sei. In pratica un modo per non contare e per lasciare l’EVI nel caos che c’è attualmente, ovvero nelle mani dei dirigenti. Una scelta che non sembra essere la più saggia e che, soprattutto, non focalizzi il vero problema dell’EVI: la sua gestione e la sua direzione.
Il passato ha insegnato che certe funzioni apicali o dirigenziali in casa EVI non sempre hanno funzionato, tuttavia, è evidente che non si può lasciare l’azienda nelle mani dei dipendenti. Da che mondo è mondo non si è mai visto un Consiglio di Amministratore che sia funzionale e che riesca ad essere efficace nella gestione di un’azienda. Parcheggiare un rappresentante per comune e consentirgli un ristoro economico fa parte della politica e sarebbe una scelta che non farebbe scandalizzare nessuno sempreché, però, poi ci sia qualcuno che davvero guidi l’azienda con rigore e trasparenza.
Prima di fare i nomi, però, sembra che i sindaci siano alle prese con un altro dilemma che può essere sintetizzato così: “Se un pubblico amministratore entra a far parte del CDA, può essere retribuito?”. Ecco, chiarito questo dilemma, forse, qualche amministrazione ha già il suo componente del CdA. Senza neanche chiedere e senza neanche trovare l’accordo in maggioranza. Intelligenti pauca…