domenica, Dicembre 1, 2024

Il “viaggio nel tempo” di Edoardo Cocciardo fa tappa all’Antoniana

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Venerdì 14 aprile, la presentazione del libro "La Rosa di Gerico" alla Biblioteca Antoniana di Ischia alle ore 18.00

Venerdì 14 aprile, alle ore 18:00, presso la Biblioteca Antoniana di Ischia, verrà presentato il nuovo romanzo di Eduardo Cocciardo, La Rosa di Gerico – viaggio alla fine del tempo (Edizioni Arpeggio Libero). L’opera, dopo la presentazione alla Fiera più Libri Più Liberi di Roma e prima della presenza al Salone del Libro di Torino, viene presentato anche alla Biblioteca ischitana. Ne discuterà con l’Autore il giornalista Ciro Cenatiempo, mentre le letture saranno affidate ad Ida Matarese. Si tratta della quinta pubblicazione dello scrittore, regista ed attore foriano.

Dopo il saggio dedicato a Massimo Troisi, L’Applauso Interrotto – Poesia e Periferia nell’opera di Massimo Troisi del 2005, il romanzo breve Alice Fuori dal Paese del 2007, entrambi pubblicati da Non Solo Parole Edizioni, il romanzo Neve Bianca del 2010, a cura di Albatros Il Filo, ed il thriller Gli Alfabeti della Morte del 2016, sempre a cura di Edizioni Arpeggio Libero, con La Rosa di Gerico Cocciardo esplora per la prima volta il genere apocalittico, ponendo l’accento sul sogno di rinascita e di cambiamento che è proprio del nostro particolare frangente storico. La trama appare molto affascinante ed intricata: nell’autunno del 2020 un misterioso black out costringe gli uomini a fare i conti con l’oscurità. Tre giovani ricercatori partono in macchina per la Toscana alla ricerca di un fantomatico testo scritto da un pittore del Trecento, Iacobello da Corciano, che, oltre a prevedere il buio di quei giorni, avrebbe persino ipotizzato una nuova concezione del tempo.

Da qualche giorno i tre non hanno più notizie di una loro collega, sparita in circostanze misteriose dopo aver comunicato le sue ultime scoperte al Professor Teodor Mazur, eminente economista e famoso influencer. La storia dei quattro ricercatori s’incrocerà con quella di un nostalgico ultraottantenne sospettato di aver trafugato molti anni prima il libro di Iacobello da un carico di testi strappati ai saccheggi nazisti, e con quella di un giovane cantautore pop rock finito anch’egli nelle grinfie di Mazur. Un intreccio di destini, un pericoloso percorso ad ostacoli, un viaggio alla fine del tempo, laddove nulla inizia per finire davvero.

“Il tema del tempo – dichiara l’autore – mi affascina particolarmente, e, a ben vedere, è sempre stato in qualche modo presente nella mia scrittura, sia essa narrativa che teatrale e cinematografica. Più specificamente, ad interessarmi non è tanto l’idea del viaggio nel tempo, quanto la possibilità di riflettere sulla sua vera natura, che la nostra società ha convenzionalmente banalizzato descrivendola con il classico tracciato presente-passato-futuro. Quella linea temporale, di fatto, non esiste in natura. È, appunto, nient’altro che una convenzione di comodo, su cui si è basato tutto il nostro vivere umano e sociale. Se venisse meno questa convenzione, questa forma sociale che abbiamo dato al tempo, di fatto la vita umana potrebbe cambiare radicalmente, riscoprendo profondità sconosciute e capacità sopite del nostro cervello, dando un nuovo valore agli attimi, fuori dalla corsa ossessiva che era diventata la nostra esistenza, e vivendo in conclusione in modo diverso ogni nostra emozione ed ogni nostra esperienza, perché nulla morirebbe mai per davvero. Tutto ciò, di primo acchito, può sembrare una specie di sogno ad occhi aperti, ma non è affatto così.

Per La Rosa di Gerico ho studiato approfonditamente le ultime scoperte della fisica quantistica a proposito del tempo, ed ho scoperto che ci troviamo dinanzi, almeno potenzialmente, ad un input capace di rovesciare completamente le fondamenta della nostra esistenza individuale e sociale. In fondo, mi sono posto una domanda antichissima, ma sempre attuale, forse ancor più oggi, per tutto quello che ultimamente abbiamo vissuto: è possibile pensare ad un mondo diverso? Di certo, è sempre preferibile farlo, perché l’alternativa non sarebbe che l’accettazione passiva di un percorso diventato fin troppo prevedibile e lineare, in ogni campo. Il romanzo, dunque, attraverso una narrazione serrata e ricca di colpi di scena, nasconde un sostrato scientifico e filosofico molto profondo, ma ciò, ed è quello a cui più tenevo, non impedisce al libro di parlare a tutti”.

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