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L’Ischia vince 3-1 a Martina Franca e conquista il passaggio del turno in Coppa Italia

CRISTIAN MESSINA | L’Ischia di Dino Bitetto espugna il Tursi di Martina Franca, si impone con due reti di scarto (1-3 il risultato finale) e accede così al turno successivo della tanto bistrattata Coppa Italia di Lega Pro. Una vittoria che ha tutti i connotati dell’impresa sportiva, arrivata dopo la scialba sconfitta casalinga contro una Fidelis Andria tutt’altro che irresistibile. Un’impresa nel segno della velocità e dell’imprevedibilità di Yaye Kanouté, l’attaccante senegalese arrivato in punta di piedi e che partita dopo partita sta convincendo tutti, allenatore, addetti ai lavori e tifosi. Il giocatore arrivato in prestito del Benevento ha impresso un marchio indelebile sulla gara, lo ha fatto prima pareggiando i conti con un’involata delle sue e poi procurandosi due rigori solari, con tanto di espulsione a trenta minuti dal termine dell’ex Napoli Erminio Rullo.
Ma è tutta la squadra a viaggiare per il meglio: sia bene inteso, qualche difettuccio da correggere c’è ancora, ma l’Ischia vista ieri fa ben sperare per il futuro. A funzionare a meraviglia è soprattutto un attacco nel segno non solo del funambolico Kanouté, ma anche dal connazionale Ameth Fall e da un talento cristallino come Nicola Mancino, sostituito nel finale per affaticamento e che merita una menzione particolare. Per l’ex Casertana parlano l’assist fenomenale in occasione del gol del momentaneo pareggio, un interno destro al volo che ha tagliato in due la difesa pugliese e ha permesso a Kanoute di trafiggere un incolpevole Petrachi (il migliore dei suoi). Mancino ha poi avuto il merito di trasformare il primo rigore del match, ma la sua partita avrebbe assunto contorni ancora più trionfali se quella sforbiciata alla metà della ripresa non avesse trovato sulla sua strada prima l’intervento prodigioso del portiere Petrachi e poi il palo. Il gol non c’è stato, ma il gesto e le altre giocate viste ieri attestano le qualità indiscutibili del numero 10 gialloblu. A chiudere il tridente c’è Ameth Fall: ancora in ritardo di preparazione, il senegalese si sta facendo conoscere non solo per la sua fisicità, ma anche per un abilità nel palleggio insospettabile e per l’attitudine a giocare lontano dalla porta, in stile Cavani. In questo modo fa respirare il centrocampo e dall’altro sfrutta la sua potenza, mettendo il “turbo” dopo scambi veloci con Mancino e Kanoute.
Se l’attacco sembra dare ampie garanzie (reparto che comunque, entro oggi, sarà arricchito di un elemento), il centrocampo invece si è mostrato ancora una volta troppo leggero e poco smaliziato. Per Izzillo e Armeno parla la carta d’identità, Calamai è invece chiamato al lavoro sporco: tutti elementi all’altezza della Lega Pro, ma dal mercato è necessario che arrivi un calciatore di esperienza e che porti la squadra per mano. Ciononostante è proprio dalla mediana che sono partiti gli ormai proverbiali fraseggi ragionati voluti da Bitetto, con tanto di scambi fulminei e verticalizzazioni (era dai tempi di Campilongo che non si vedeva una squadra tanto brava ed efficace nel palleggio). Insomma, la base da cui partire c’è, eccome se c’è, ma manca ancora qualcosina. Positiva a metà anche la prova della difesa, nei primi minuti in difficoltà sui calci da fermo: monumentale la prestazione di Liberato Filosa, sempre in anticipo sugli avversari, meno quella di Bruno che nel primo tempo ha riscontrato non poche difficoltà nell’inedito ruolo di difensore centrale. Pregi ma anche tanti difetti, tutti risolvibili nell’esilio dei Camaldoli. Difetti che spuntano anche dopo un’impresa che arriva ad una settimana dall’esordio in campionato. Ma c’è da stare tranquilli: la strada intrapresa sembra quella giusta.

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