Nei giorni scorsi, il nostro giornale ha raccontato l’iniziativa “Imputabili e consapevoli”, adottata d’intesa con la Camera Penale di Napoli e curata dal rappresentante locale, l’avv. Cristiano Rossetti e gli avvocati Cecilia Prota e Gianluca Maria Migliaccio, “finalizzata ad instillare nei ragazzi una maggiore consapevolezza della rilevanza penale di alcuni comportamenti e avvicinarli in tal modo alla legalità.” Il progetto, come descritto, è rivolto ai ragazzi delle classi dei primi due anni del liceo e si propone di spiegare, attraverso un approccio diverso da quello con il quale usualmente viene affrontato il tema della legalità, la rilevanza penale di alcuni comportamenti che, il più delle volte, non sono percepiti come illeciti. La finalità è di avvicinare i giovani studenti – da poco divenuti imputabili secondo il nostro ordinamento – alla legalità attraverso una maggiore consapevolezza.
Proprio l’avv. Cristiano Rossetti ci ha spiegato che “abbiamo deciso di andare nelle singole classi per confrontarci con i ragazzi, per discutere con loro e per spiegare che in effetti ci sono dei comportamenti che spesso sono sottovalutati, ma che hanno una rilevanza penale. Ovviamente questa iniziativa è rivolta ai ragazzi che oggi sono diventati imputabili, quindi ragazzi di 14-15 anni, che frequentano i primi due anni del Liceo e che, ripeto, spesso non hanno una consapevolezza della rilevanza penale di alcune condotte. Cerchiamo di avvicinarli alla legalità attraverso una consapevolezza, quindi non più l’Autorità che spiega quello che si può fare e che non si può fare, ma attraverso un diverso approccio, un confronto, un dialogo, la risposta ad alcuni dubbi, alcune domande.”
Trovo che questo genere di iniziative vadano lodate senza sé e senza ma! Da esperto di comunicazione, vedo che i canali social offrono ai nostri adolescenti esempi sempre più frequenti di devianze -per così dire- alla loro portata e che, per la grande diffusione tra i loro pari, diventano sempre più ambiti e facili da emulare. Ma come ho sempre avuto modo di spiegare ai miei figli, ormai maggiorenni, arriva per ciascuno di noi un’età in cui non è più possibile, per la giustizia, derubricare episodi del genere a semplici bravate. E allorquando ciò accade, è praticamente impossibile tornare indietro ed evitare che la propria condotta penale si macchi irrimediabilmente, compromettendo le loro ambizioni per il futuro.
Imputabili “ma” consapevoli, direi! E… bravo Cristiano.