PAOLO MOSE’| L’autorità giudiziaria di Modena segue a ruota, di circa trenta giorni, la richiesta di giudizio immediato che è stata accolta dal giudice per le indagini preliminari, Andrea Salvatore Romito. Il relativo decreto è stato firmato il 16 settembre, dopo che il 16 luglio i pm ne avevano fatto richiesta. A due mesi esatti. Il tempo necessario per studiare gli atti, verificare se vi fossero margini previsti dalla legge per bypassare l’udienza preliminare. E’ il filone più consistente dell’inchiesta Cpl Concordia e dove sono chiamati a difendersi i maggiori esponenti, che originariamente erano stati coinvolti nell’inchiesta napoletana che aveva portato all’applicazione di misure coercitive nei confronti di tutti gli indagati che dovranno difendersi da una serie di reati contro la Pubblica Amministrazione, per essersi associati tra loro e soprattutto per aver confezionato fatture false per operazioni inesistenti. Con il fine di realizzare una somma di denaro “in nero” che secondo l’accusa veniva poi utilizzata per compiere, come sostiene la Procura, altre operazioni illecite, in particolare corrompere. Una similitudine di attività giudiziaria che guarda caso cammina quasi in simbiosi con il processo che è iniziato il 22 settembre con la prima udienza, dove compaiono due soli imputati, il sindaco Giosi Ferrandino e l’arch. Silvano Arcamone. Le cui due posizioni vengono anche richiamate nei capi d’imputazione che sono stati confezionati dalla Procura modenese, che ha chiesto il processo immediato per Francesco Simone. Un personaggio che con la Concordia aveva un contratto di consulenza e che era diventato un po’ il factotum dell’allora presidente Casari. E’ lui che tratta alcuni accordi, organizza la famosa manifestazione ad Ischia per presentare il libro dell’ex presidente del Consiglio ed ex segretario del Pd Massimo D’Alema. I magistrati riportano alcune intercettazioni telefoniche con la segretaria di D’Alema per mettersi d’accordo sulla data della manifestazione e anche come perfezionare l’acquisto di un numero di copie del libro e di cassette di vino della tenuta di famiglia di D’Alema. Simone era stato tratto in arresto e detenuto in carcere e il suo ritorno in libertà è avvenuto molto velocemente quando gli atti sono stati trasmessi a Modena dopo un lungo interrogatorio durato all’incirca quattro ore. In quell’occasione il Simone collaborò seriamente con gli inquirenti dando molte risposte a numerosi interrogativi. Ne seguirono altri, di faccia a faccia con il procuratore facente funzioni.
Poi c’è Nicola Verrini, considerato di fatto il numero due della Cpl Concordia all’epoca dei fatti. Era senza dubbio considerato l’uomo di fiducia di Casari e le decisioni più importanti dovevano necessariamente passare tramite la sua persona. Anche lui ha subito l’onta del carcere, rimanendovi per un bel po’, fino a quando non gli vennero concessi i domiciliari e poi la revoca dall’autorità modenese.
L’altro personaggio che si ritrova dinanzi ai giudici del dibattimento è Maurizio Rinaldi. Ritenuto uno che contava, che aveva potere decisionale negli affari più delicati.
Ma l’uomo più importante è senza dubbio Roberto Casari, che per l’inchiesta Concordia è ancora attualmente detenuto agli arresti domiciliari in un comune della provincia di Trento. Analogo provvedimento è tuttora in atto per un’inchiesta sempre della Procura di Napoli per i rapporti intercorsi con alcuni esponenti del clan Casalesi. Che gli è costato una detenzione in carcere e solo successivamente, su decisione del riesame, quella misura venne modificata. Nella sostanza Casari è sottoposto a due provvedimenti diversi, ma che hanno come fine ultimo i rapporti della Concordia nelle sue attività di realizzazione della rete del metano. Una misura che tiene proprio per il ruolo apicale da lui ricoperto in quegli anni caldi, in cui è stato sottoposto ad un costante ascolto delle sue utenze telefoniche e per l’apposizione delle famose “cimici” nella sede di rappresentanza di Roma, dove avvenivano gli incontri più delicati per mettere a punto le strategie da adottare ogni qualvolta emergeva un problema o una scelta per rendere più agevoli le attività imprenditoriali della cooperativa.
In questo filone modenese compare l’ischitano Massimo Ferrandino, fratello del sindaco d’Ischia. La sua posizione è al vaglio della magistratura emiliana perché attratto nella ipotesi associativa. Avendo avuto un ruolo di consulenza della Concordia per aver avuto contatti sia con i dirigenti della Cpl che con altri soggetti presenti sul territorio isolano. Non una figura centrale e capace di dirigere o modificare le grandi scelte, ma più collaterale, senza incidere sostanzialmente nell’aggiudicazione di questo o quell’appalto o nel convincere questo o quell’amministratore. Il suo coinvolgimento è più legato alla metanizzazione ischitana e per essere il fratello del sindaco d’Ischia.
Infine c’è Giorgio Montali. Una figura del tutto marginale, se è vero come è vero che all’epoca il gip gli applicò la misura dell’obbligo di dimora nel comune di residenza, poi del tutto revocata insieme ad altro consulente per il quale la Procura non ha neanche chiesto il processo.
Ed infine c’è la chiamata in causa della stessa Cpl Concordia per avere di fatto provocato un danno che viene sostanzialmente richiamato, per essere stata parte attiva soprattutto nell’aver messo in atto un illecito amministrativo per “recuperare” somme di denaro ritenute illecite al fine della commissione dei reati di associazione per delinquere, corruzione per l’esercizio delle funzioni e istigazione alla corruzione.
Il processo inizierà alla fine di novembre, quando a Napoli si saranno già affilate le “armi” con i mezzi di prova che verranno richiesti dalle parti e che dovranno ottenere il consenso dei giudici della I sezione penale. Collegio guidato dal presidente Pellecchia. Anche per Modena questa viene definita un’udienza di smistamento. In questo caso i giudici prenderanno visione per la prima volta degli atti che vengono inclusi nel fascicolo e dopo l’appello si procederà al rinvio con l’impegno di prepararsi per le prime schermaglie, o meglio per le prime eccezioni se la difesa intenderà sollevarle in quella sede.
L’accusa di associazione per delinquere è articolata e si distingue su diversi episodi. Nella prima parte i pubblici ministeri descrivono quale è il fine ultimo del gruppo degli imputati che si era attivato per raggiungere scopi ritenuti non leciti. Utilizzando metodi e utilità che sono emersi nella fase delle indagini preliminari. Chiamando in causa tutti e sei gli imputati: «Perché in concorso tra loro e con altri soggetti in corso di identificazione e separatamente giudicati, Casari e Verrini in qualità di promotori e organizzatori, ed il primo altresì dì capo, tutti gli altri di partecipi, si associavano tra loro al fine di commettere una serie indeterminata di delitti materia di emissione di fatture false e di dichiarazione fraudolenta mediante uso di fatture per operazioni inesistenti, nonché altri delitti contro la pubblica amministrazione e, segnatamente, un numero indeterminato di delitti di corruzione, inerenti alla aggiudicazione e gestione di appalti e commesse per lavori di “metanizzazione” e, più in generale, di realizzazione di impianti energetici, nell’intero territorio nazionale».
Fino a specificare i ruoli di ogni singolo imputato ad eccezione di Ferrandino, Montali e Simone, che non avevano di fatto ruoli vertistici all’interno della Cpl Concordia. Passando successivamente a spiegare alcune operazioni economiche che secondo l’accusa erano del tutto inconferenti alle attività notoriamente svolte dalla Cpl Concordia, e più in particolare richiamando le fatture emesse per operazioni inesistenti e per aver versato somme per attività professionali «apparenti». E ciò si aggancia con la parte che può interessare più direttamente i nostri lettori: «Ciò avveniva al fine di creare indebite liquidità a favore della associazione a delinquere, alla quale le somme venivano retrocesse, e comunque al fine di evadere le imposte sui redditi e sul valore aggiunto; le disponibilità liquide in tale modo determinate venivano destinate in tutto o in parte al pagamento di somme corruttive a favore di pubblici funzionari delle Amministrazioni appaltantı FERRANDINO partecipava alla associazione adoperandosi attivamente come intermediario nei rapporti corruttivi con il fratello Giuseppe Sindaco di Ischia di cui al capo che segue, nonché organizzando la rete di interessi di CPL al fine di ottenere attraverso conoscenze ed appoggi privati ulteriori commesse per la metanizzazione presso le altre Amministrazioni Comunali dell’isola di Ischia».