venerdì, Marzo 14, 2025

Inchiesta Lacco Ameno, assolti dalla concussione De Siano e Pascale: “perché il fatto non sussiste”

Gli ultimi articoli

Iscriviti alla nostra newsletter

Resta informato e non perderti nessun articolo

Insussistenti anche le accuse di epidemia e di avvelenamento delle acque contestate al senatore. Prescritti tutti gli altri reati. Per il porto di Sant’Angelo a giudizio per abuso d’ufficio l’imprenditore Vitobello e l’ex segretario comunale Giannulli

Il giudice dell’udienza preliminare Alabisio ha assolto il senatore della Repubblica Domenico De Siano, l’attuale primo cittadino di Lacco Ameno Giacomo Pascale, l’allora sindaco Restituta Irace e l’assessore Ciro Calise dall’accusa di concorso in concussione. Il reato più grave che era stato confezionato dal pubblico ministero Catello Maresca, che a lungo ha indagato tra il 2006 e il 2007 sulle vicende lacchesi, soffermandosi soprattutto sulla realizzazione e gestione del porticciolo turistico e di quanto accadeva nell’ambito della società “Lacco Ameno Servizi”. Svolgendo ulteriori accertamenti per il tramite della Polizia di Stato per scoprire se gli amministratori fossero incappati in altre attività illecite, se avessero forzato la mano nel gestire le sorti del paese. Sottoponendo tutti coloro che erano iscritti nel registro degli indagati ad una perdurante ed insistente attività di intercettazione telefonica e richiedendo misure coercitive dei beni pubblici, in particolare del porto e delle altre attività collegate. Il pubblico ministero si spinse finanche a sequestrare le attività della “Lacco Ameno Servizi” nominando un curatore e disponendo nella contestualità tutta una serie di perquisizioni domiciliari nelle varie abitazioni e nei luoghi dove svolgevano le attività professionali e amministrative. Tutti questi provvedimenti di sequestro e di inibizione di attività vennero annullati in fasi successive sia dal tribunale del riesame per quanto attiene le ordinanze firmate dal gip che non convalidate le iniziative disposte dal pubblico ministero da altro giudice.

Un’inchiesta che fece tremare a lungo la tranquillità del piccolo comune isolano, sottoposto ad una morsa investigativa mai vista prima, con l’utilizzo finanche di subacquei per scandagliare il fondale per accertare se durante i lavori fosse stata gravemente danneggiata la poseidonia.

21936_1298933283572_1017086_nQuesti quattro imputati sono stati assolti con la formula perché il fatto non sussiste. A far pendere l’ago della bilancia verso l’assoluzione di fatto dei quattro imputati è stato senza dubbio l’intervento chiarificatore dell’avvocato Cristiano Rossetti, che ha toccato tutti i punti nevralgici di questa storia, il cui epicentro è la figura del comandante del Corpo dei vigili urbani che sarebbe stato indotto, pressato a svolgere anche controlli edilizi, non solo nei confronti dei consiglieri di maggioranza, ma anche di minoranza ed in particolar modo del leader che svolgeva un ruolo attivo nel denunciare le “marachelle” della giunta all’epoca guidata dalla Irace. L’avv. Rossetti ha evidenziato che non c’era alcuna correlazione in ordine a quanto riferito nella fase delle indagini da Raffaele Monti e il suo prolungamento al “governo” della Polizia municipale. Non sussisteva alcun riscontro, nulla che potesse indurre i giudice ad accogliere la richiesta del pm e rinviarli a giudizio.

Per altre due ipotesi la sentenza di assoluzione è perché il fatto non sussiste e riguarda principalmente le attività legate all’albergo “Villa Svizzera” di proprietà della famiglia De Siano. Nel primo caso è di tentata epidemia, perché in questa struttura si affermava nella contestazione che vi erano germi patogeni legati alla legionella. E questo avrebbe potuto provocare agli ospiti conseguenze serie per la loro salute. Una circostanza non riscontrata da alcun fatto certo, da riscontri sanitari, né da attività investigative. Domenico De Siano rispondeva di questa contestazione insieme al padre e al fratello che nel frattempo sono deceduti. L’ultima assoluzione di cui ha beneficiato il De Siano riguarda sempre l’hotel “Villa Svizzera” per l’accusa di avvelenamento delle acque.

Tutti prescritti invece i reati di peculato, che riguardavano l’utilizzo di beni pubblici anche per fini privatistici. Il giudice si è soffermato solo sui tempi della consumazione del reato per sancire che non vi erano più le condizioni per un eventuale processo. Decisione che riguarda Domenico De Siano, Oscar Rumolo, Sandro Iannotta, William Vespoli e Restituta Irace.

Diversa la sorte che ha riguardato gli ultimi due imputati, l’imprenditore Federico Vitobello e l’allora segretario comunale Sabrina Giannulli. Per le attività legate al porto di Sant’Angelo. Il giudice ha ritenuto che non vi fossero elementi per una decisione favorevole agli imputati di proscioglimento, in quanto la Procura per l’abuso d’ufficio ritiene che la contestazione, seppur commessa nel 2009, sia tuttora perdurante. E della presenza o meno, questa è una valutazione che spetta al giudice del dibattimento a cui è stata rimessa questa parte rimanente della maxi-inchiesta. Per l’episodio legato alla concessione demaniale dello specchio acqueo e delle aree limitrofe al porto di Sant’Angelo che il Comune concesse tra il 2008 e il 2009. Secondo l’ipotesi accusatoria, arrecando di fatto un vantaggio patrimoniale. Prescritte invece la violazione paesistica e del Codice della navigazione contestate al solo Vitobello.

 

Autore

  • Articolo realizzato dalla Redazione Web de Il Dispari Quotidiano. La redazione si occupa dell'analisi e della pubblicazione fedele degli atti e dei documenti ufficiali, garantendo un'informazione precisa, imparziale e trasparente. Ogni contenuto viene riportato senza interpretazioni o valutazioni personali, nel rispetto dell’integrità delle fonti e della veridicità dei fatti.

    Visualizza tutti gli articoli
contenuti sponsorizzati da Geozo

LEAVE A REPLY

Please enter your comment!
Please enter your name here

Gli ultimi articoli

Stock images by Depositphotos