martedì, Settembre 10, 2024

Ingiustificato l’allarme radon per i dipendenti comunali di Ischia

Gli ultimi articoli

Iscriviti alla nostra newsletter

Resta informato e non perderti nessun articolo

I dati non evidenziano alcuna connessione con i decessi avvenuti. Nel corso degli ultimi anni sono state condotti vari monitoraggi delle concentrazioni di Rn negli uffici posti al piano terreno del Municipio, negli ambienti delle ex terme, ed i valori misurati risultano privi di criticità

Agostino Mazzella, Fisico radioprotezionista | Qualche recente articolo e notizie circolate sui media in merito al rischio da esposizione al gas naturale radon, presente nel sottosuolo isolano e diffuso negli ambienti chiusi, ha creato qualche eccessivo allarme, spingendomi a tornare sull’argomento.
Intanto, alla nostra isola va il singolare merito di aver ospitato nel primo decennio del Novecento Karl Oswald Engler ed Hermann Sieveking, pionieri degli studi sulle radiazioni ionizzanti emesse dalle acque termali, anche se dagli esiti di questi primi studi non risultava chiaro se la radioattività rilevata fosse una proprietà delle stesse acque o di una sostanza disciolta in esse. Fu proprio Marie Curie ad ipotizzare nel corso della sua visita del 1918 alle Terme della Regina Isabella che la radioattività andava attribuita proprio ad una emanazione gassosa contenuta nell’acqua termale. Qualche anno dopo, nel 1923, a questa radioemanazione viene attribuito il nome di Radon.

Il Radon (in simbolo Rn 222, d’ora in avanti indicherò semplicemente Rn) è infatti un gas nobile, proveniente dalla catena di decadimento dell’Uranio 238 che a sua volta si trasforma – in un tempo di dimezzamento di 3,824 giorni – in una serie di cosiddetti figli (principalmente il Polonio 218 e Polonio 214 che sono emettitori alfa a breve emivita) fino al Piombo 210, che invece ha un periodo di dimezzamento di 22 anni trasformandosi infine in un prodotto stabile, il Piombo 206 delle normali piombature.
Negli anni ’40 e ’50 dapprima il prof. Giuseppe Imbò, successivamente il prof. Paolo Gasparini, si sono dedicati ampiamente ad effettuare campagne ischitane di indagine sul livello di esposizione radioattiva nel suolo e nelle acqua termali, elaborando una mappa da cui si evince come la distribuzione dei valori di radioattività misurati siano sensibilmente irregolari per effetto della notevole eterogeneità chimica del suolo e di una diffusa presenza di faglie sotterranee. Studi più recenti condotti negli anni Duemila, con una strumentazione più accurata, hanno confermato tale irregolarità.

LA RISALITA DEL RADON ATTRAVERSO LE FRATTURE
Le aree vulcaniche possiedono nel sottosuolo sali di Uranio e Torio, che non sono solubili in acqua, mentre i loro prodotti di decadimento, tra questi il Rn, lo sono. Quando la roccia uranifera viene attraversata da una falda acquifera, (Ischia ha un ampio bacino idrografico) il gas Rn, che proviene dal processo di decadimento dell’Uranio e poi del Radio, viene condotto dalle acque sotterranee fino ad esalare nell’atmosfera. L’emissione di questo gas da una roccia, oltre a dipendere dalla temperatura, dipende notevolmente dallo stress procurato sul campione roccioso. Il prof. Gasparini negli anni Ottanta ha dimostrato che il rilascio di Rn da parte della roccia uranifera è simile a quello di una spugna bagnata che, venendo strizzata libera una quantità di acqua proporzionale alla compressione subita. Questo è un punto importante nell’utilizzo di misure di contrazioni di Rn come tracciante di diversi processi idrogeologici e anche per l’eventuale previsione di movimenti crostali.
La presenza nel sottosuolo di zone di alta permeabilità, che nel caso dell’isola sono dovute alle frequenti e disomogenee fratture superficiali, può facilitare la migrazione del gas Radon verso la superficie. La non uniformità di tali fratture fa sì che le sue concentrazioni – in ambienti chiusi – possano variare notevolmente da un posto all’altro pur nello stesso territorio.

Qual è la sorte del Rn quando raggiunge l’atmosfera? Mentre la presenza di questo gas radioattivo nell’ambiente aperto è insignificante, al chiuso diventa problematica. Le vie d’accesso in un’ambiente chiuso possono essere tante, a partire dalle eventuali fessure nella superficie di calpestio, attraverso le tubazioni, e più in generale impianti e finestre. Nel caso dell’isola d’Ischia vi è una ulteriore via d’accesso, quella dovuta al materiale di costruzione, solitamente tufaceo, nel quale il contenuto percentuale di Rn è piuttosto significativo, soprattutto in relazione alla granulometria di queste rocce.

LA NORMA ITALIANA PER GLI EDIFICI
In generale le radiazioni ionizzanti, come quelle emesse dal radon, proprio per la loro capacità di ionizzare la materia attraversata, producono un danno biologico che è possibile stimare sulla base di un sistema specifico dosimetrico. La legislazione italiana tutela la salute anche attraverso il rispetto dei limiti di dose efficace, tenendo conto dell’esposizione, del tipo di radiazione (alfa, beta, gamma o altro) e dell’energia assorbita. Nel caso del Rn, al fine di garantire il non superamento di questo limite di dose, viene misurata la sua concentrazione in aria esprimendola in Bequerel su metro cubo (Bq/mc), il che sta ad indicare il numero di disintegrazioni nucleari rilevate per ogni metro cubo d’aria. La norma italiana (D.Lgs. 101/2020) prevede all’interno degli edifici una concentrazione massima di 300 Bq/mc. Questo perché il radon, una volta inalato, dà luogo ad una produzione di discendenti radioattivi solidi (come il Po 218 ed il Po 214) che, aderendo al particolato sospeso in aria, una volta inalati, si localizzano nelle strutture cellulari delle vie della respirazione, qui le particelle emesse, soprattutto quelle alfa, danneggiano principalmente ed in modo considerevole le cellule delle vie bronchiali, dai bronchi principali ai bronchioli.

L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha indicato il radon come secondo fattore rischio del cancro ai polmoni, subito dopo quello del fumo, con una incidenza tra il 3% ed il 14% su tutti i tumori polmonari (Fonte: WHO Handbook on Indoor Radon 2010). Particolarmente significativo il rischio dei fumatori esposti ad elevate concentrazioni di radon, infatti nel caso di una esposizione alla concentrazione di 800 Bq su metro cubo il rischio contratto da un fumatore è superiore di ben venti volte a quello di un non fumatore esposto alla stessa concentrazione. Negli ultimi anni qualche studio isolato ha ipotizzato una possibile correlazione con alcune forme di leucemia, ma si stratta di ipotesi ancora non suffragate dal consenso della comunità scientifica. Pertanto allo stato delle conoscenze scientifiche attuali l’unico fattore di rischio per la salute attribuibile al Radon resta il cancro ai polmoni.

LA CONCENTRAZIONE NELLE ABITAZIONI ISOLANE
A partire dagli anni Novanta le tecniche di misurazione delle concentrazioni di Rn si sono molto evolute rispetto ai banali contatori Geiger utilizzati nelle prime campagne degli anni Cinquanta, a differenza di questi ultimi la nuova strumentazione impiegata è in grado di selezionare le radiazioni emesse esclusivamente dal Rn rispetto al fondo naturale, che ingloba tutte le emissioni provenienti da altri elementi e dal cosmo. Da allora ai nostri giorni ho condotto varie campagne di misurazione in luoghi pubblici, abitazioni private ed ambienti termali.

Dalla mia esperienza, condotta anche in collaborazione con l’INFN (Istituto Nazionale di Fisica Nucleare) ho potuto costatare che la concentrazione di Rn nelle abitazioni isolane poste a piano terra o interrato frequentemente supera i limiti dei 300 Bq/mc, in alcuni casi estremi ho rilevato anche valori intorno ai 900 Bq/mc, tanto da suggerire interventi di bonifica che poi si sono dimostrati efficaci. Inoltre ho potuto verificare che l’altezza dei piani influenza sensibilmente il livello delle concentrazioni in quanto la via principale d’accesso del radon è data dal suolo ed il gas fa il suo ingresso nelle abitazioni soprattutto grazie alle fratture presenti nelle fondamenta, mentre nei piani più alti si dirada per effetto della maggiore opportunità di ventilazione. Molti di questi dati sono reperibili nelle varie pubblicazioni che ho prodotto nella mia decennale collaborazione con l’INFN. In ogni caso le concentrazioni medie di Rn nelle abitazioni dell’isola sono abbastanza vicine alla media campana di circa 100 Bq/mc, evidentemente superiore alla media nazionale che è di 70 Bq/mc.

GLI AMBIENTI TERMALI
Infine qualche indicazione per quanto riguarda gli ambienti termali… Come è noto le concentrazioni di Rn nelle acque termali sono molto variabili, ciò è dovuto al percorso effettuato dall’acqua in falda rispetto alla chimica delle rocce attraversate. La manipolazione dell’acqua nel corso della terapia termale fa sì che il 70-80 % del radon presente nell’acqua diffonde in aria.
Naturalmente i valori che si misurano dipendono molto dalle condizioni di ventilazione dei locali in cui viene manipolata l’acqua radioattiva.

Negli anni passati, in cui erano attive le Antiche Terme Comunali, le misure che ho condotto mi hanno consentito di affermare che le concentrazioni in aria in quei locali sono state sempre inferiori al limite dei 300 Bq/mc, sia nelle cabine di balneofangoterapia, sia nell’ambiente che ha ospitato la piscina al chiuso o altri locali. Qualche valore lievemente superiore l’ho riscontrato saltuariamente solo nella cabina dell’idromassaggio, senza mai superare i 400 Bq/mc. Va precisato però che nella cabina idromassaggio l’operatore comunque non risiede costantemente accanto all’utente. Questi valori ci consentono di affermare che la dose efficace media annua per i lavoratori termali rientra nei limiti di dose media della popolazione. Ovviamente per i pazienti che si sottopongono alla terapia termale a fortiori non si pone alcun problema di dose in considerazione del breve tempo di esposizione rispetto alla scala annuale. Queste stime di dose sono perfettamente sovrapponibili a quelle valutate recentemente dal Dipartimento di Fisica dell’Università Federico II di Napoli per alcune terme dell’isola d’Ischia.

IL MUNICIPIO DI ISCHIA
Come è noto, da anni, i locali che ospitavano le Antiche Terme Comunali sono stati destinati agli uffici comunali e le sorgenti Fornello e Fontana sono state sigillate. Nel corso degli ultimi anni sono state condotti vari monitoraggi delle concentrazioni di Rn negli uffici posti al piano terreno del Municipio, negli ambienti delle ex terme, ed i valori misurati risultano privi di criticità.
Per concludere, gli ambienti termali isolani non costituiscono agli esiti degli studi radioprotezionistici fin oggi condotti, elementi di preoccupazione per il personale lavoratore termale, e quindi a fortiori non capisco la connessione che potrebbe esserci con gli eventuali decessi di dipendenti comunali imputabili ad esposizione al radon, rispetto al quale l’organo bersaglio, come si è detto, resta esclusivamente il polmone.

Più volte, in occasione di congressi scientifici, ho sollecitato i ricercatori dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS) di intraprendere uno studio epidemiologico sull’isola per valutare il rischio da cancro polmonare per esposizione al radon, ma mi è stato risposto che la popolazione isolana è troppo piccola per poter avere dati sufficienti a “distinguere” i casi attribuibili al gas radioattivo rispetto a quelli dovuti al fumo attivo e passivo. Secondo fonti dell’ISS la prima causa di morte è dovuta a malattie cardiovascolari, seguite da quelle per cancro, fra questi ben il 20% del totale sono localizzati ai polmoni. E poi, nell’intervallo tra i 50 e i 70 anni, il numero dei morti per cancro cresce di un fattore cinque rispetto all’incidenza nella fascia d’età tra i 40 e i 50 anni. Tra tutti i tumori polmonari l’incidenza dei casi attribuibili ad esposizione al radon è intorno al 10%.

Questo valore medio va però confrontato con un dato molto importante, ovvero se il soggetto esposto è un fumatore. Infatti alle concentrazioni di 800 Bq/mc, se il rischio di un non fumatore di contrarre un tumore ai polmoni è di circa l’1%, per un fumatore di 75 anni che accende circa 15-20 sigarette al giorno il suo corrispondente fattore rischio è oltre il 20%.
Per concludere, nell’elenco della decina di ex dipendenti comunali deceduti in questi ultimi 13 anni, molti dei quali per cause cardiovascolari che non hanno ovviamente nessuna correlazione col rischio radon, mi sembra di capire che vi sia solo un caso certo di cancro polmonare, rispetto al quale andrebbero però applicate tutte le limitazioni statistiche fin qui condotte.
Capisco perfettamente il dolore di scomparse in età sicuramente inferiore all’età media di oggi e questo ci rattrista tutti … ma di qui a costruire correlazioni azzardate mi sembra fuori luogo, salvo ad essere aperto – nello spirito galileiano – ad eventuali novità, per giunta poco probabili, riconducibili ad una eventuale indagine sanitaria condotta con rigore scientifico da personale qualificato.

[sibwp_form id=1]

LEAVE A REPLY

Please enter your comment!
Please enter your name here

Gli ultimi articoli

Stock images by Depositphotos