domenica, Dicembre 22, 2024

Intervista a Paolo Pignero, regista di “Tango”

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Ciao Paolo, parlaci un po’ di te, raccontaci la tua storia di napoletano-genovese.

«Mi chiamo Paolo Pignero e sono da 20 anni il Regista della Compagnia teatrale “Gli Amici di Jachy”.  La mia passione per il Teatro è nata sui banchi del Liceo Mercalli di Napoli, la città dove sono nato e dove ho vissuto fino al 1981 e a Napoli ho cominciato, negli anni ’70, a frequentare alcuni stages (così si chiamano ora ) al San Carluccio.

Dal 1981 vivo a Genova : una città che in tante cose ricorda la mia Napoli e che io ho imparato ad amare nonostante la “durezza” del carattere dei liguri .

Nel 1995 ho pensato di riunire alcuni amici con i quali condividevo la passione per il palcoscenico, attorno all’idea di una Compagnia Teatrale. Nacquero così “Gli Amici di Jachy” . Da vent’anni questa compagnia ha avuto modo di farsi conoscere un po’ ovunque, partecipando a numerose rassegne e festival nazionali, da Gorizia a Fasano. Con la partecipazione al Festival Aenaria di Ischia gli AdJ festeggeranno assieme a voi la  300^ rappresentazione. E’ un onore ed un grandissimo piacere ritornare a recitare dove ho cominciato tanti anni fa».

 

Come nasce l’esigenza di raccontare Tango, attraverso questo “monologo a due”, perché la scelta del testo che parla di un argomento “lontano” che ci riporta all’Argentina sotto dittatura? C’è anche l’attualità del messaggio?

«”Tango” è stata la prima esperienza di “Teatro sociale”  fatta dagli AdJ. Siamo arrivati a questo testo per caso. Volevamo poter raccontare una storia vera, vissuta e storicamente ben identificabile e nel racconto dell’Autrice di Tango abbiamo trovato tutto questo. Poi, quando abbiamo avuto questo copione fra le mani, ci siamo resi conto realmente del tema e della storia che stavamo affrontando. I giovani interpreti poco sapevano  riguardo  al dramma vissuto in Argentina negli anni ’70 e dopo lo stupore e l’incredulità delle prime letture è subentrata una piena presa di coscienza e consapevolezza interpretativa».

 

Come hai interpretato la regia di questo spettacolo con pochissimi personaggi, abituato come sei ai musical con grandi cast?

«E’ stato molto bello fare la Regia di un monologo a due! Tango, con due soli attori e 4 ballerini,  permette di dedicare tutto il tempo necessario allo studio dei personaggi, alla “creazione” delle atmosfere emotive più adatte… senza distrazioni, senza urgenze, senza altre priorità. Tango è teatro puro… è passione…. una passione che “fa bollire il sangue nelle vene”».

 

Parlaci un po’ degli Amici di Jachy, come sono nati, i vostri progetti futuri, gli attori che compongono il cast.

«La storia degli AdJ comincia 20 anni con “la Famiglia Antrobus” di Thornton Wilder ed è proseguita con altre opere di questo autore (“Piccola città” e “La Sensale di Matrimoni”) e poi con la grande commedia musicale di Garinei&Giovannini (“Aggiungi un posto a Tavola” “Alleuja brava gente”, “Rugantino”, “Ciao Rudy”, “Un Mandarino per Teo”) e ancora il Musical (“Savuti Dreams, sognando il re Leone”, “Pinocchiaccio, opera Rock”). Attualmente la compagnia composta da una quarantina di elementi fra attori, ballerini e cantanti, si muove su due distinti indirizzi: il teatro musicale ed il teatro di prosa. Le ultime produzioni  sono appunto su entrambe questi generi con “Il Violinista sul Tetto” e “Rent” da una parte e “Tango” e “Controtempo” dall’altro. Il Violinista sul tetto e Tango hanno vinto numerosi festival nazionali, mentre “Rent” e “Controtempo” si affacciano solo ora alla ribalta delle rassegne teatrali. Speriamo che abbiano la stessa fortuna».

 

Come ti sei avvicinato al teatro, e qual è l’idea di teatro che ricerchi?

«Il teatro è stato sempre presente nella mia vita. Non ricordo come sia entrato, è passato troppo tempo. Mi ricordo solo che quando ero bambino (abitavo a Verona) assieme ai miei amichetti ci si divertiva ad riprodurre i film che si vedevano al cinema, forse quello è stato l’inizio. Il Teatro riempie la mia vita  di ogni giorno assieme alla mia compagnia. Fa parte della mia famiglia, della mia vita, della mia storia e non riesco a pensare come tutto ciò potrebbe essere senza.  Non ho un’idea precisa di Teatro. So che il teatro è qualcosa che si fa e di cui è difficile parlare. Credo che la cosa  più importante per chi fa teatro, la cosa più importante per me, sia dare delle emozioni. La cosa più importante è far ridere o piangere, o identificarsi nei personaggi o nelle storie che si raccontano, aiutare a ricordare o pensare. Il teatro deve dare tutto questo. Lo spettatore deve uscire di sala con delle emozioni (positive o negative che siano) ».

Perché gli ischitani dovrebbero vedere Tango, quali sono le emozioni che accompagnano questa trasferta?

«Gli Ischitani che verranno a vederci, potranno conoscere una storia vera, lontana e dimenticata. Eppure, una storia che purtroppo si ripete troppo spesso.  Una Storia incredibile …ma vera, terribilmente vera ed attuale».

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