giovedì, Gennaio 2, 2025

INTERVISTA AL 2015

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In esclusiva per il “Dispari”, ci ha raccontato cosa ha in serbo per l’isola. Politica, ambiente, sanità, cultura: colloquio (semiserio) col nuovo anno

Pasquale Raicaldo | Eccoti qui. Confessiamo: ti aspettavamo da un po’. E preparati: le aspettative sono altissime.
«L’ho già intuito. Sono mesi che mi invocate, del resto. Ma è bene che chiarisca una cosa, prima di tutto: non potrò fare miracoli».
Metti le mani avanti, subito.
«Mannò, è che davvero vi aspettate così, tutt’a un tratto, che la crisi scompaia, che i trasporti comincino a funzionare, che il turismo si risollevi. Sono un anno, eh, mica un decennio».
Andiamo bene.
«E poi non mi sembra che sia andato malissimo il 2014».
Lo dici tu. Lo avevamo accolto sperando nella rivoluzione dei trasporti, terrestri e marittimi, auspicando novità per i depuratori, confidando nel rilancio della nostra sanità. Sai com’è andata: il tuo predecessore ha tradito le attese. Non dirci che hai già l’ansia da prestazione.
«Non è certo quello. E’ che occorrono processi lunghi e graduali per le trasformazioni che agognate per la vostra isola».
Niente politichese, please. Ne abbiamo le tasche piene.
«E allora cominciamo col dire che parto con alcune certezze, e per ora fatevele bastare. Ci saranno le elezioni regionali, e sarete voi a trarre le dovute considerazioni sulla giunta uscente e sull’eventuale alternativa. E poi ci sarà il referendum sul Comune Unico, non mi sembra poco».
Già, si vota a giugno. E stavolta senza quorum.
«Io le occasioni per cambiare, per dare una svolta ve le do. Al resto dovete pensarci voi».
Che progetti hai per Giosi Ferrandino?
«Non penso di dire nulla di nuovo confidandovi che sarò un anno chiave per lui. Bruxelles è dietro l’angolo, e lui ha contato i giorni perché arrivassi io e perché arrivi l’elezione al Parlamento, da primo dei non eletti».
Rivoluzione in vista, per Ischia.
«Beh, sarò un anno di transizione. Di lotte intestine per la successione, di manovre per una possibile alternanza. Mi ha invocato Gianluca Trani, che auspica che i tempi siano maturi per una sua candidatura forte, alternativa naturalmente allo schieramento di Giosi».
Lo saranno?
«Beh, il ragazzo sa fare politica e sa come creare consenso nel popolo. Ma non posso dirvi di più. E comunque sei scorretto: hai detto che mi avresti fatto domande generiche, e ora vuoi approfondire sui nomi».
Deformazione professionale. Una cosa è certa: è finita l’era del Caularone.
«Eppure non sarà semplice per l’isola immaginare un futuro lontano dal duopolio, dopo il bluff dell’accordo De Siano-Gios. Ma di’ la verità, voi ci avevate creduto?».
Assolutamente no. Per chi ci hai preso.
«Ho solo preso atto dei risultati elettorali».
Ma dovresti sapere che sono altre le logiche che regolano il voto.
«Ah sì? E allora perché vi lamentate».
Non ti si può dar torto. Voltiamo pagina: ripartiamo dal turismo.
«Non buttatevi giù. Avete un territorio dal fortissimo appeal, che piace e conquista. E allora vi anticipo che se da un lato non sarà semplice rimediare alla flessione del target russo, dall’altro si apriranno – se sarete bravi – nuove opportunità. E penso al consolidamento dei tedeschi, per esempio, ma anche a nuovi mercati che inizieranno a guardare con curiosità all’isola. Purché mi promettiate una cosa».
Ecco, ora siamo noi a doverti promettere.
«Non faccio miracoli, ripeto. Ischia dovrà essere complementare, più di quanto lo sia stato in passato, al territorio che la circonda. Ragionando in termini di sistema con Napoli e la Costiera, Pompei ed Ercolano, Capri e Procida. E’ anacronistico, oggi, pensare di essere una realtà slegata dal contesto. E soprattutto è un peccato perdere il valore aggiunto del territorio collegato all’isola».
Ecco, purché sia ben collegato.
«So dove vuoi andare a parare. E ti precedo. Non sarà un anno semplice per i Trasporti. La privatizzazione della Caremar, che come sai andrà a Snav e Rifim, sarà un processo graduale e complesso. E il vostro “amico” Vetrella vedrà finito il suo mandato senza aver concretizzato la rivoluzione promessa, tra gare europee e standard di efficienza. Sarò un anno di transizione, dunque. Oserei dire di ricostruzione. Non è che mi sia stato lasciato granché, se non macerie, come nel caso dell’Eavbus».
Ecco, ora ci fai ripiombare nel pessimismo cosmico.
«No, questo no. Anche perché credo che gli anni che mi hanno preceduto siano serviti. I miei progenitori, gli anni Sessanta e i Settanta, gli Ottanta e i Novanta, vi hanno fatto crescere nella bambagia, arricchendo gli ischitani con il minimo sforzo e convincendoli che potevano avere la botte piena e la moglie ubriaca. Così, si sono riempiti il portafogli devastando la bellezza dell’isola. Abusivismo e ingordigia, invidie e divisioni. Oggi, il vento è cambiato. Giusto così. Vi rimboccherete le maniche, come avete iniziato a fare negli ultimi tempi».
Sanità, che spiragli ci dai?
«Riavrete lo Psaut, il Pronto Soccorso di Ischia Ponte. E non è poco. Si risolverà la questione di Villa Stefania, che vi ha insegnato a fare fronte comune protestando contro il maltolto. Ecco, ripartite da quella lezione, una delle più belle lasciate in dote dal 2014 che mi ha preceduto: ho visto la chiesa e Rifondazione Comunista compatti al fianco dei più deboli. E’ stata una bella storia».
Ma dobbiamo per forza essere messi alle strette per fare fronte comune.
«Parlerei di una presa di coscienza maggiore, una consapevolezza diversa di quel che accade sull’isola, che inizia ad appartenervi di più perché si vivono con maggiore partecipazione difficoltà e ansie».
Parliamo di Ambiente. Ci teniamo particolarmente.
«E fate bene. Non tanto per me, che non prevedo sconvolgimenti particolari. Quanto per chi mi succederà».
Surriscaldamento globale, inquinamento, previsioni tetre?
«Dovete iniziare a volervi più bene, a volere più bene all’isola. Avete un’Area Marina Protetta, e la usate per beghe politiche, sgambetti, ostruzionismo. Eppure è un ente che dovrebbe solo provvedere a salvaguardare il mare e le coste. E ancora: più domeniche ecologiche, dare seguito a quella farsa che è stata sin qui il divieto di utilizzo di saponi non biodegradabili, una maggiore consapevolezza della necessità di un futuro ecosostenibile. Non vi serve a nulla giocare a fare la metropoli, quando il vostro valore aggiunto è appunto essere isola: sessantunomila veicoli immatricolati sono troppi. Avete mai sentito parlare di elettrico?».
Vagamente.
«E allora iniziate a documentarvi, iniziate a pensare a un futuro ecosostenibile per Ischia. Raccontatevi come un territorio verde per davvero, esaltatene le peculiarità, recuperate il vostro passato».
Avevamo pretese noi da te, caro 2015, e finisce che sei tu che ci fai richieste.
«Consigli, non richieste. Il vento cambierà, se lo vorrete. E un pizzico di ottimismo, ripeto, non guasta. Sono nuovo, da queste parti. Sono arrivato da qualche giorno. Ma se ci rimbocchiamo le maniche, io e voi, potremo scrollarci di dosso le ansie e le insicurezze degli ultimi anni, che non sono stati certo esaltanti. Serve anche questo, per prendere coscienza di noi e dei tempi che cambiano. Anni di divisioni non vi hanno portato da nessuna parte, i tempi difficili finiranno con l’unirvi. Il Distretto Turistico è un primo esempio, ne verranno altri. Non vorrei essere banale, ma l’unione fa la forza. Soprattutto quando il vento è contrario».
L’Ischia Isolaverde si salverà?
«Ci sarà da soffrire, ma questo lo avete già compreso. Ma ce la farà. Il problema è chi verrà dopo, semmai verrà qualcuno».
Incoraggiante. Di spettacoli te ne intendi?
«Altroché. E tornando alla mia accoglienza, mi avete atteso neanche fossi una star. Figuratevi che Ronga voleva mettermi su una sedia».
Fai l’ironico? Scherza coi fanti ma lascia stare i santi.
«Suvvia, siete voi che alle volte vi prendere troppo sul serio. Avete piantato un casino su una rivisitazione dell’Actus Tragicus, e poi per rivendicare i vostri diritti sui trasporti scendete in piazza in quattrocento».
Non cambieremo con te, caro 2015.
«Questo lo so. Mi chiedevi degli spettacoli, cosa vuoi sapere?».
La produzione teatrale può contribuire a creare nel suo piccolo una destagionalizzazione culturale?
«La cultura non ha stagione, nè tempo, ma solo luogo, bisogna andarsela a cercare».
Non ti facevamo così filosofo.
«Sarò un anno profondo, lo capirete presto».
Purché tu non ci faccia sprofondare.
«Ora sei tu che giochi con le parole. Diciamo che non è che vi abbia trovato poi così alti».
Non infierire.
«Non lo farò. Ma voi rimboccatevi le maniche. E pensate positivo».
Ecco,  dipende dal libero arbitrio che lasci agli ischitani. Facile, lavarsene abbastanza le mani. Sembra una scena dell’avvocato del diavolo.
«Sì, e se c’è un tribunale simile all’ inferno è proprio quello di ischia, nonostante rischi di trasferirsi in terraferma un anno sì e l’ altro pure. Siete troppo litigiosi, tutti pronti a mettervi uno contro l’altro per frivolezze, come pretendete di unirvi per le cose serie?»
Si è insediato da poco e adesso ci fa anche le ramanzine?
«Sì, perchè noi ci limitiamo a fare gli anni, a voi chiediamo solo di non far danni. Spesso inutilmente».

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