sabato, Dicembre 28, 2024

Io, nata sotto la buganvilla rossa

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Sandra Malatesta | Sono nata esattamente dove si vede quella signora sul marciapiedi. Via De Rivaz, a due passi dal mare, a casa di nonna Nannina. A quel tempo molti neonati nascevano a casa delle nonne perché gli altri figli restavano a casa loro con i papà. Era inverno e la cicogna girava e girava, guardando bene dove lasciarmi. Faceva freddo ma c’era il sole e sui terrazzi tanti vestiti stesi su quei fili mantenuti da lunghi pezzi di legno e tanti bambini che correvano tra le lenzuola bianche lavate con la cenere.

Si sentiva un sottile vento di terra che rendeva lenzuola e vestiti tesi come fogli di cartapesta. La cicogna fu colpita da quella grande casa bianca con la buganvilla rossa arrampicata fino al tetto e da quella strada che sbucava su uno spiazzale con una bella fontana e poi su una spiaggia con molti gozzi e baracche di pescatori e poi su un mare bellissimo che sembrava riconoscere ogni bambino che si bagnata in lui per mesi e mesi in estate. Decise di lasciarmi sul balcone al piano di sopra ben avvolta in una coperta di lana bianca dalla quale spiccavano i tanti capelli neri che avevo.

La favola che mi piace pensare per quel giorno è diventata poi realtà, perché la cicogna aveva scelto per me un posto incantato dove regnava la vita semplice, il rispetto dei ruoli, la tenerezza, il sacrificio, e dove i bambini erano chiamati dalle mamme “Cor e mamm” o “Gioia e mamm”.

Quella strada è stata la mia prima compagna quando sul marciapiedi stavo con la nonna a sentire le sue storie e a sognare di diventare come lei che aveva fatto il viaggio di nozze a Procida per tre giorni e lo ricordava come qualcosa di troppo bello. Poi i primi passi da sola fino alla spiaggia a sei sette anni scalza con il costume e una canottiera, guardata dal balcone dalla mia mamma. Io sono la seconda di quattro figli, Massimo, Sandra, Patrizia, Marina, non tutti nati da nonna e, come si capisce dal nome, la più piccola nata quasi sulla spiaggia “abbascia a Marina”.

Quella strada è per me emozione continua e ormai da due anni ne parlo e tanti hanno imparato a conoscerne i vari negozi, le varie case, grazie ai miei scritti. E io ne vado fiera perché lì ho guardato le donne fare lavori in casa e sorridere felici per quei quattro passi che facevano intorno casa con i grembiuli addosso per incontrare le amiche e sedersi su qualche scalino di n portone a chiacchierare. Ho visto la cura per chi si amava quando le mogli dalle finestre vedevano tornare le barche da pesca dei mariti e preparavano acqua calda per fare lavare i piedi a quei loro uomini che accoglievano con amore facendoli sedere e togliendo loro gli stivaloni. Erano gesti dolci e non di sottomissione, le mogli sapevano di quelle notti in mezzo al mare su gozzi senza cabine per portare soldi a casa e dare un futuro migliore ai loro figli. E quando un marito passando vicino alla moglie metteva il suo braccio sulla sua spalla, stringendola a sé, valeva come tanti piccoli regali. E noi bambini sapevamo dei sacrifici che i nostri genitori facevano e cercavamo di fare quello che ci dicevano di fare. Forse tutto questo succedeva in tante strade ma io ho voluto parlare di quella che mi ha visto nascere perché sono convinta che una specie di polvere magica si è attaccata al mio corpo per tenermi legata per sempre a quella Via De Rivaz, ovunque io mi trovassi a vivere.

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