Cristian Messina | Un’Ischia caparbia e mai doma, che non ne vuole sapere di perdere. I gialloblu fermano sul pari la Paganese dell’ex Cunzi e si dimostrano ancora una volta squadra di carattere, in grado di fare fronte ad un’incredibile serie di infortuni e di correggere il tiro dopo un primo tempo che definire deludente è poco. La compagine guidata di Mister Bitetto conferma di avere sette vite e di essere capace di quei moti d’orgoglio tipici delle provinciali che non hanno paura di niente e di nessuno.
Al ‘Marcello Torre’ di Pagani si è vista così una squadra in grado di compensare la classica giornata storta sul piano del gioco con una prova tutta cuore e sostanza. I gialloblu non approcciano male i primissimi minuti del match, quando palesano un pressing alto sulla difesa azzurrostellata, nel tentativo di bloccare sul nascere il gioco avversario e ripetere la stessa (dispendiosa) strategia vista nel primo tempo con il Foggia. A guastare i piani tattici di Mister Bitetto ci pensa l’amnesia difensiva che permette a Cunzi di crossare sulla destra e a Gurma di battere Iuliano con un pregevole colpo di testa. Da quel momento la gara si fa in salita per gli isolani, costretti a rincorrere sin dai primi minuti e a mostrare il fianco alle fatali ripartenze della squadra di Gianluca Grassadonia. Orlando e compagni cercano il gol del pareggio, ma lo fanno senza ordine, un po’ come successo nel primo tempo con la Fidelis Andria. I gialloblu non riescono a riproporre il solito gioco veloce all’insegna delle accelerazioni da centometrista di Yaye Kanoute e della classe di Nicola Mancino. Non è un caso, così, che gli isolani si facciano veramente pericolosi solo con due conclusioni dalla distanza, soprattutto firmata da Nicolas Izzillo, ancora una volta annoverabile tra i migliori di giornata. L’Ischia – che nel frattempo perde Filosa per infortunio al ginocchio – cerca di sfondare il muro difensivo degli azzurri di Grassadonia, che si dimostrano duri a morire, forti di una difesa a cinque affidabile ed in grado di tenere botta nonostante dal 26′ debba fare a meno di un uomo chiave come Antonio Bocchetti. Negli ultimi minuti del primo tempo i gialloblu iniziano finalmente a ragionare, a giocare palla a terra e a cercare di sfondare sull’out di destra, ma l’occasione più ghiotta ce l’hanno i padroni di casa con Guerri, ma Iuliano e Florio si dimostrano elementi imprescindibili per lo scacchiere isclano.
Nella ripresa, come già successo ad Andria e prima ancora a Lecce, l’Ischia si ridesta. Il gioco non è quello delle giornate migliori, Mancino e Kanouté non danno il meglio di sé, ma i gialloblu iniziano a mettere la Paganese all’angolo. La squadra di Bitetto merita il pareggio, non ci sono dubbi: prima di mezzo ci si mette la sfortuna (ancora trema la traversa su quel bolide di Calamai!), poi arriva il gol dell’ex firmato da Luca Orlando, che si sblocca dopo sei gare all’asciutto con la maglia degli isolani. I gialloblu non si accontentano, si riversano in attacco e per almeno cinque minuti danno l’impressione di volere fare bottino pieno, di volere sferrare un uno-due senza attenuanti ai malcapitati azzurrostellati. L’offensiva gialloblu poco a poco si sgonfia e, nel frattempo, Magri e gli isolani Armeno e Calamai sono costretti a lasciare il campo anche loro per infortunio (per un totale di cinque defezioni nella stessa gara, roba da record dei record). Passa il tempo e quella di Grassadonia si conferma squadra anch’essa caparbia e capace di tirarsi fuori da situazioni che rischiano di farsi irrecuperabili: a dimostrarlo prima la traversa su tiro – probabilmente involontario – dell’esterno sinistro Esposito e poi il gol del momentaneo vantaggio targato Ruben Palomeque, spagnolo classe ’94 cresciuto nelle giovanili del Bologna e al primo gol in carriera tra i professionisti. La gioia per Grassadonia e per il giovane talento iberico dura il tempo di un amen, perché Izzillo decide bene di bissare il gol di Catania e di mettere il sigillo sul quarto risultato utile consecutivo dell’Ischia. Nel finale l’assalto dei locali, incapaci di un’azione ragionata, non sortisce particolari effetti e i gialloblu possono esultare: archiviata un’altra sfida salvezza (che si poteva vincere ma anche perdere), Orlando e compagni adesso devono pensare al Benevento, altra “Big” che si ritroverà a fare i conti con una squadra mai doma, che magari non giocherà sempre al meglio ma che di certo non ha paura di niente e di nessuno. Men che meno del pedrigree e del blasone.